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VoiceMed aveva vinto GoBeyond powered by Sisal. Fondata da Arianna Arienzo e Ayana De Brito Martins, a gennaio lancerà Airlyn
Con Airlyn, VoiceMed, startup di digital-health e deep tech, ha sviluppato una tecnologia che sfrutta i biomarcatori vocali per monitorare la respirazione di persone con asma. L’app aiuta a migliorare i sintomi con esercizi di respirazione validati e punta a migliorare il controllo dell’asma, riducendo le visite mediche non programmate. La startup analizza i suoni del respiro tramite il software che, aiutato dall’Intelligenza Artificiale, sarà in grado di predire il peggioramento dell’asma con campioni audio di respiro. A guidare il team è Arianna Arienzo, imprenditrice, economista di formazione e professoressa a contratto di Innovation in healthcare all’Università Cattolica di Roma. Arianna ha lavorato nella consulenza high-tech spostandosi tra più di cinque paesi, tra cui anche in Silicon Valley, dove ha avuto modo di conoscere da vicino l’ecosistema startup più innovativo al mondo. “Ho conosciuto tante imprenditori, investitori e aziende che cercavano di innovarsi – spiega la CEO – Erano uno stimolo per identificare un problema e provare a risolverlo. Così, tornata dall’America è nata VoiceMed”.
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Come è nata VoiceMed
“L’idea è nata dalla volontà di ricercare soluzioni per migliorare l’accessibilità delle informazioni sulla propria salute e dall’esperienza in biologia computazionale nel campo sanitario della mia collega Ayana. I miei genitori sono pneumologi, pertanto sin da piccola sono sempre stata vicina al contesto sanitario. Grazia a loro ho sempre ottenuto informazioni personalizzate sulla mia salute a portata di telefono, e volevo che anche gli altri avessero questa possibilità. Ho studiato Business Administration con focus sull’intelligenza artificiale e sentivo l’esigenza di lavorare nel settore della salute digitale e delle nuove tecnologie. La mia vocazione imprenditoriale è spiccata, in particolar modo, quando mi trovavo a San Francisco. In quel periodo nacque l’idea di fondare una startup che risolvesse problemi e proponesse soluzioni alle aziende. Ma la vera spinta è arrivata con la vittoria di diversi hackathon – spiega Arianna – Una volta che siamo riuscite, con la mia collega Ayana De Brito Martins, a definire la roadmap, a marzo 2020 abbiamo iniziato a lavorare fulltime al progetto, proponendolo in diversi ospedali. Abbiamo, quindi, iniziato analizzando i suoni respiratori di persone affette da Covid-19 per, poi, spostarci sulle cronicità con un modello di business più sostenibile. Quando sono uscite le prime ricerche sui biomarcatori durante il Covid, abbiamo cominciato a lavorare con la ASL di Torino e il laboratorio nazionale del Lussemburgo. Con questi partner abbiamo collezionato i primi dati sui pazienti con il Covid. Poi, a maggio 2021, abbiamo registrato il primo dispositivo medico con marchio CE. Verso fine anno abbiamo deciso di applicare la tecnologia sull’asma per portare biomarcatori vocali sul mercato, e a gennaio 2023 lanceremo Airlyn”.
VoiceMed: ostacoli e storia di un successo
“Raccogliere dati è stata la più grande difficoltà e ottenere la certificazione come dispositivo medico è stato difficile. Anche mettere a punto un’app, che per sua natura avrebbe dovuto essere flessibile, ma essendo un dispositivo medico ha una rigidità negli aggiornamenti secondo il Quality Management Sistem dei dispositivi medici non è stato per niente semplice. Così come la raccolta fondi. Per tutto il 2020 ci siamo autofinanziati, bootstraping, e prima di vedere un vero e proprio finanziamento abbiamo impiegato diverso tempo. Avevamo bisogno di una grande quantità di finanziamenti per fare ricerca. Vincere la call for ideas di GoBeyond powered by Sisal – oggi giunta alla sua sesta edizione – ci ha dato una forte spinta sia dal lato finanziario che motivazionale. Inoltre, abbiamo ottenuto visibilità e un premio che ci fa credere in noi stessi. Allora non potevamo aspirare al venture capital ma i 30.000 euro ricevuti dalla vittoria di GoBeyond (per l’edizione di quest’anno c’è un unico grant economico da 50k cfr.) ci hanno aiutato a fare proof of concept. Successivamente abbiamo vinto bandi nazionali ed europei, da 100mila euro 150mila euro. Poi abbiamo attratto i primi capitali privati, estep by step, i tasselli si sono messi al loro posto e siamo diventati una solida realtà. Oggi siamo un team di 10 persone; 40% donne e 60% uomini con diversità in termini di gender e nazionalità”. La squadra di VoiceMed oggi, oltre alla CEO, conta il direttore scientifico e co-founder Ayana de Brito Martins; l’ ingegnere biomedico, Fulvio Cordella; Giuseppe Ranieri, specialista in affari clinici e biologo molecolare; Luca Panzarella, product owner; Giuseppe Vitolo, ingegnere informatico; Francesco Saverio Quatrano, grant manager; Rebecca Hale, micro health influencer e altri 2 esperti.
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Imprenditoria al femminile: quanto si accusa ancora il gender gap?
“Discutendo con i medici sulle tecnicalità del nostro prodotto, non ho riscontrato grandi difficoltà, perché laddove si portano evidenze scientifiche non si riscontrano differenze di genere; ho constatato invece quanto fosse complicato accreditarmi come CEO, e raccogliere fondi privati, perché in Italia la presenza femminile a livello manageriale rimane ancora defilata e gli investitori non sono abituati a negoziare con CEO donna”, spiega Arianna.
“Ho constatato quanto fosse complicato accreditarmi come CEO”
“In Inghilterra e in Germania è completamente diverso. Noi siamo cresciuti come realtà da remoto; questo ha agevolato molto le donne nella risoluzione di problemi pratici come la possibilità di essere vicine alla propria famiglia garantendo, anche a tutti gli altri stakeholders, la possibilità di lavorare in videocall. Sicuramente il tema del gender gap è qualcosa su cui si deve ancora incentrare l’attenzione, soprattutto a livello nazionale, ma siamo fiduciose che in futuro la situazione possa essere sempre migliore”.