Giorgio Finzi, CEO e founder di 4Gift, dal 2016 partecipata da eBay, di ritorno dal suo speech al WebSummit di Rio ci racconta la sua esperienza: «Per avere successo fondamentale intercettare un’esigenza precisa dei consumatori»
A volte le intuizioni transitano fugaci e per concretizzarle bisogna assecondarle e coltivarle. Quella di Giorgio Finzi, CEO e founder di 4Gift, arriva da una necessità personale: voler fare un regalo online, senza conoscere la taglia e il colore che l’amico avrebbe scelto. Così l’idea, partita nel 2015: arricchire gli e-commerce con l’opzione e-gifiting, che permette agli utenti di acquistare regali, anche in gruppo e inviarli digitalmente ai destinatari per una gifting experience personalizzata. Insieme a Giorgio condividono l’avventura imprenditoriale Francesco Carrozzini e Alessandra Bruno, entrambi imprenditori con esperienze nel luxury & fashion.
Dal 2016 4Gift è partecipata dal colosso americano eBay e dal 2020 il servizio, evoluzione B2B della piattaforma 4Gifter, è attivo sugli eCommerce USA di selezionati Brand dei gruppi francesi del lusso. Dopo la chiusura di un round di Serie A con Sinergia Venture Fund nel 2021 4Gift continua la sua mission di espandersi nel mondo dell’e-commerce. Ne parliamo con Giorgio Finzi, reduce dal WebSummit Rio 2023 dove ha condiviso la sua visione e illustrato in uno speech come recepire le esigenze del mercato per sviluppare un business di successo.
Com’è stata la recente esperienza di WebSummit Rio 2023?
Per noi il web summit è sempre stato un appuntamento importante dove capitano cose importanti. nel primo a cui abbiamo partecipato siamo entrati in contatto con Ebay che poi ha investito nella nostra azienda. Negli anni successivi L’Oreal con il quale è nata una collaborazione e poi abbiamo intercettato Amazon. Il Web Summit è un’ottima vetrina per venire a contatto con le grosse multinazionali americane. Quest’anno a Rio mi hanno chiamato per fare un breve speech e l’idea mi è piaciuta: non dovevo raccontare la mia azienda, ma parlare di alcuni temi generali, nello specifico “How to meet the market needs” e raccontare come sviluppare un’idea di business analizzando i trend del mercato.
Parte da qui il successo di un’impresa?
Lo dico con grande umiltà perché non abbiamo ancora fatto nulla e siamo ancora una scale up che sta crescendo. Nella mia idea ci sono 2 macro aree da tenere in conto: la prima è quella del planning, l’analisi del mercato per iniziare a capire quali possano essere le necessità per le aziende e per i consumatori. Dall’altra parte c’è tutta la parte di execution che è fondamentale, perché non basta avere un’idea o una nuova linea di business richiesta dagli utenti e delle aziende, ma bisogna riuscire a realizzare l’idea iniziale partendo proprio dall’analisi del mercato, modificandola in corso d’opera se necessario. Per noi queste due fasi sono state importanti perché ci hanno permesso, prima di buttarsi a capofitto, di analizzare quelle che possono essere le richieste e le esigenze del mercato e successivamente capire che cosa va fatto prima di lanciare il progetto sul mercato.
Nel tuo percorso di crescita professionale quali sono le skill che hai dovuto maturare e quali sono stati determinanti nel farti compiere i passi più grandi?
La parte più importante è stata quella di studiare un settore che mi risultava abbastanza sconosciuto, provenendo dal mondo luxury e moda. All’inizio mi sono buttato a capofitto in un settore nuovo e ovviamente per arrivare a conoscerne le dinamiche ho dovuto studiare, appropriarmi della terminologia e dei meccanismi. E poi la perseveranza, che è fondamentale. Non arrendersi, anche quando le cose non stanno andando particolarmente bene, come quando sei alla fine di un round e devi andare a cercare nuovi capitali. Quando poi l’azienda cresce ci sono tutta una serie di cose che è necessario fare come il procedere per priorità, di adattarsi ed essere flessibili. E poi quello di circondarsi di persone esperte e lasciarli lavorare. Per fare il salto da startup a scale up è essenziale portare a bordo persone esperte che tolgono a noi un bel carico di stress. E poi ci vuole un buon commerciale che sappia fare una buona opera di storytelling e di raccontare l’azienda, però non basta quello se poi sotto non c’è la execution.
L’ingrediente di successo che ha reso 4Gift un caso qual è stato?
Onestamente penso sia quella di aver intercettato un’esigenza reale dei consumatori, nello specifico quella di fare regali. Poi la flessibilità e la velocità che abbiamo avuto nel cogliere le richieste del mercato, in questo caso assecondando le aziende nello loro richieste di fornire un widget ai loro e-commerce. Abbiamo iniziato con l’idea di fare una piattaforma b2c, una piattaforma di regali. A quel punto di siamo trovati con il problema dei brandi del lusso, che non volevano comparire accanto a prodotti più cheap. La nostra risposta è stata quella di aver velocizzato la fase due, ovvero quella di fornire un widget alle aziende.
Diventare una scaleup è la priorità per una startup. Quali sono i passaggi per essere scalabile e quali hai dovuto affrontare con 4gift?
Nel nostro caso per fare quel passaggio cruciale è stato necessario managerializzare l’azienda. All’inizio va bene il founder con alcuni fidati soli contro tutti facendo tutto, dal prodotto alla parte finanziaria al marketing. Ma per fare un salto di qualità bisogna assumere competenze che abbiano esperienze forti, creare un team finance, un team marketing, un team tech, etc. Nel nostro caso siamo ancora pochi ma avendo preso delle persone con tanti anni di esperienza la differenza si vede. E poi quella di internalizzare tutte le competenze. All’inizio si tende ad utilizzare spesso le agenzie per fare qualsiasi cosa, ma la chiave è stata quella di portare tutte le competenze in casa e avere un team che si confronta quotidianamente e che ha un obiettivo comune.
Parlando di e-commerce i recenti dati di Bain e Company parlano di un mercato che si sta ampliando: 500 milioni entro il 2030. Questi dati ti incoraggiano?
Siamo tutti consapevoli della crescita del mondo e-commerce, soprattutto per le generazioni di nativi digitali. Fa impressione vedere i figli di amici che col ditino già sanno dove schiacciare sul telefono per saltare la pubblicità di Youtube. Quelle generazioni saranno sempre più digitali. Ma si deve fare i conti con il forte peso del retail, perché come ben sappiamo una grossa parte delle vendite arriva ancora dai negozi, che abbiamo intenzione di agganciare attraverso una soluzione innovativa.
Parlando di ampi orizzonti, quali sono quelli di 4gift?
Ci muoviamo in tre macro aree in questo momento. Una è quella del retail, che ti ho accennato. E poi non escludiamo di espanderci in nuovi settori al di fuori del lusso, lavorando con piattaforme sportive e di tecnologia. E poi lavoriamo in un’ottica di espansione internazionale, non escludo di aprire magari nuove sedi negli Stati Uniti e anche in Asia.