Sin da piccola, la prima donna Premio Nobel per l’Economia era allenata a fare degli ostacoli una specie di tesoro. Nata nel 1933 a Los Angeles mentre il mondo era steso dalla Grande depressione ma il Presidente Roosevelt lanciava il New Deal, assorbì dai suoi, in casa, l’attitudine a cercare sempre un bel modo di cavarsela. “Fortunatamente la nostra casa aveva un grande cortile, che noi abbiamo riempito con un orto e degli alberi da frutta. Così ho imparato a coltivare le verdure e, d’estate, a mettere in vaso albicocche e pesche”, racconta a Elinor Ostrom a proposito, nell’originale biografia che ha consegnato all’Accademia Reale Svedese delle Scienze quando ha ricevuto il Nobel, nel 2009, prima donna dopo 62 uomini. 

UNA STORIA SEMPLICE 

In tempi in cui le donne non hanno altro destino che essere mogli e mamme, la ragazzina Elinor lavora a maglia, completa la sua educazione femminile e impara a nuotare piuttosto bene, abilità, questa sì, che capitalizzerà quando si tratterà di trovare il modo di pagarsi le rette universitarie. Già perché i suoi sono persone semplici, nessuno nella sua famiglia si è laureato, per giunta sua madre le aveva anticipato che non avrebbe potuto pagarle gli studi accademici, così Elinor, terminata la Beverly Hills High School (che frequenta giusto perché Beverly Hills non è lontano da casa sua), va dritta e con le idee ben chiare alla Facoltà di Scienze Politiche dell’University of California Los Angeles. “Se da una parte era una vera sfida essere una ragazzina povera in quella scuola di ragazzini ricchi, dall’altra mi ha dato una diversa prospettiva sul futuro”, racconta: ovvero, poiché il 90% degli studenti della Beverly Hills High School andavano al college, le sembrò normale andarci anche lei. 

I NO CHE RICEVI NON SONO OSTACOLI PERMANENTI” 

Per il Premio Nobel in divenire l’Università, che si pagò lavorando come commessa, bibliotecaria, insegnante di nuoto, fu un passaggio piuttosto semplice, e difatti  la esaurì in tre anni netti, frequentando corsi extra e sessioni estive. La sorpresa shock era ad aspettarla fuori da lì: appena si mise in cerca di un lavoro all’altezza delle sue competenze accademiche, scoprì che a una donna era chiesto di essere brava a scrivere a macchina e stenografare. Così, senza complicarsi troppo la vita, seguì un corso per corrispondenza di stenografia “che in futuro mi sarebbe stato molto utile per prendere appunti nelle interviste di ricerca”, raccontò poi: sul momento le valse un anno di lavoro come impiegata addetta all’export, prima di conquistare la posizione di assistente al direttore del personale in un’azienda che fino a quel momento non aveva mai assunto una donna per un posto tanto in alto. 

Ma non erano le altezze aziendali che Elinor Ostrom sognava: la sua voglia di conoscenza e l’attitudine analitica la incoraggiavano a guardare fuori da lì, in direzione dell’Università. E, infatti, chiese di essere ammessa a un PHD in Economia. E anche quella volta il suo essere donna anziché uomo provò a frenare i suoi sogni: siccome non aveva fatto studi matematici per via della convinzione generale che non fossero adatti alle ragazze, fu ammessa a un PHD in Scienze Politiche, per quanto anche nelle aule di Scienze politiche c’erano appena tre studentesse oltre a lei su 40 e già la presenza di quelle poche rendeva nervosi i vertici della facoltà. “Ho imparato a non considerare i rifiuti come iniziali ostacoli permanenti al proseguimento del percorso”, ripeteva, riscattandosi così da quel molesto dover procedere contro corrente per via del suo genere.. 

IL NOBEL PER IL GOVERNO DEI BENI COMUNI 

Avvolta da un elegantissimo e fortemente simbolico abito con i colori della terra, Elinor Ostrom ha ricevuto il Premio Nobel per l’Economia il 10 dicembre 2009 per la sua analisi della governance economica, in particolare dei beni comuni, insieme all’economista Oliver Williamson (che, per la cronaca si presentò in smoking). I cosiddetti commons – vedi ad esempio le foreste, i giacimenti petroliferi, le attività di pesca, i pascoli – erano stati liquidati dagli economisti mainstream come destinati alla sicura distruzione: erano infatti tutti d’accordo nel ritenere che, in nome dell’interesse economico personale, sarebbero stati sovrasfruttati e dunque consumati. L’unica alternativa per metterli in salvo era privatizzarli o darli in gestione allo Stato. Elinor Ostrom dimostrò che si sbagliavano e che, costruite certe condizioni, potevano essere gestiti persino con maggiore innovazione, efficacia e sostenibilità dalla comunità degli utenti. La formulazione teorica sui beni comuni arrivò dopo un lungo lavoro di studi sul campo, messi alla prova nell’Ostrom Workshop dell’Università dell’Indiana, un laboratorio dalla metodologia pionieristica che lei costruì insieme all’economista Vincent Ostrom, che fu, oltre che collega, suo compagno di tutta una vita (“Nel 1965 a Vincent era stata offerta una interessante posizione come professore di ruolo all’Università dell’Indiana di Bloomington. Io sono andata con lui, poiché a quei tempi era molto difficile che qualunque dipartimento assumesse una donna”, racconta sempre nella sua biografia). 

LE REGOLE DELLA CURA 

Elinor Ostrom dimostrò che, quando le risorse naturali vengono utilizzate congiuntamente dagli individui, con il tempo si stabiliscono regole su come queste debbano essere curate e usate in modo sostenibile, sia sul piano economico che ecologico. L’economista ha individuato i cardini cruciali per gestire in modo sostenibile i beni comuni, dai confini definiti in modo chiaro alla partecipazione collettiva ai processi decisionali fino alle sanzioni progressive per chi viola le regole della comunità, dall’autodeterminazione della comunità riconosciuta dalle autorità di alto livello ai meccanismi di risoluzione dei conflitti, che devono essere economici e accessibili facilmente. Questo non vuol dire che ci siano regole auree o formule valide sempre, teneva a dire l’economista, o che gruppi ben autorganizzati possano nascere ovunque, ma certamente le capacità delle persone nel prendersi cura di ciò che è di tutti vanno oltre le comuni aspettative. 

Elinor Ostrom donò il premio economico riconosciuto con il Nobel al laboratorio che porta il suo nome, all’Università dell’Indiana. Morì il 12 giugno 2012, suo marito Vincent diciassette giorni dopo.