Entro il 2030 potrebbero esserci un milione di potenziali clienti nel mondo
Missione compiuta per il miliardario più ribelle di tutti, Richard Branson. Poche ore fa ha portato a termine un volo suborbitale sfiorando lo Spazio (inizia dopo la Linea di Kármán, a 100 km di quota). Non nuovo a iniziative di questo genere – ha un curriculum da Guinness – il fondatore di Virgin ha scritto una nuova pagina del turismo spaziale, ultima frontiera di un mercato per super ricchi. A seguirlo, il 20 luglio, ci sarà Jeff Bezos, che con la Blue Origin si farà un volo in orbita, oltrepassando quel confine di cui sopra. Protagonisti indiscussi di questa generazione della space economy, al momento sono anche i soli privilegiati a concedersi viaggi simili.
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Turismo spaziale: le origini
In poco più di vent’anni il settore della space economy ha assistito alla nascita e alla crescita di due ex startup come Blue Origin (settembre 2000) e SpaceX (maggio 2002). Ed è proprio a inizio secolo che si è scritta la prima pagina del turismo spaziale: il 28 aprile 2001 l’imprenditore e miliardario Dennis Tito ha sborsato 20 milioni di dollari per salire a bordo del razzo russo Soyuz e dirigersi verso la Stazione Spaziale Internazionale, dove ha trascorso qualche giorno di vacanza. Non era mai successo prima.