Dipendenti di tutta Europa in Laguna per sperimentare un nuovo paradigma di collaborazione. Con l’obiettivo di trasformare per sempre come immaginiamo il mondo del lavoro, e il suo rapporto con il territorio
C’era una volta l’ufficio e la vita del pendolare: cinque giorni a settimana lo stesso cubicolo, la stessa scrivania, la stessa finestra (quando eri fortunato) che rivedevi ogni giorno dal 1 gennaio al 31 dicembre. Sembra passata una vita da allora: di mezzo c’è stata l’emergenza sanitaria globale, che ha cambiato il modo stesso in cui guardiamo a quelle vecchie abitudini. Oggi non è più questo ciò che ci aspettiamo dal nostro impiego: ma cos’è che vogliamo davvero, cos’è ciò di cui abbiamo davvero bisogno? Sono domande che abbiamo rivolto alla community di StartupItalia proprio pochi giorni fa: a queste e ad altre domande punta a rispondere Venywhere, un progetto pilota che è più di un esperimento che Cisco ha deciso di varare in quel di Venezia. Perché se possiamo scegliere da dove lavorare, perché non farlo da una delle città più belle del mondo?
Che cos’è Cisco Venywhere
Tra le calli di Venezia mancano i giovani, mancano i talenti che invece magari scelgono di andare all’estero o in altri capoluoghi italiani: pensare che invece, da sempre, Venezia è stata una città con lo sguardo sempre rivolto al futuro e al cambiamento, la città che costituiva il portone di ingresso dell’Oriente nell’Occidente, il luogo in cui arrivavano le migliori menti di ogni continente per incontrarsi e conoscersi e tornare in patria più ricchi, sia economicamente che spiritualmente. Venezia oggi è davanti a un bivio: accogliere definitivamente la definizione di parco giochi per turisti, abiurare quindi la propria tradizione e trasformarsi in altro; oppure cercare di riconnettere la sua parte lagunare con la più operosa, industrializzata e dinamica terraferma.
Qui si inserisce la novità raccontata oggi, per la quale si è scomodato persino il CEO mondiale di Cisco, Chuck Robbins, che ha voluto impartire la propria benedizione al progetto: stiamo parlando di Venywhere, ovvero una sorta di favola in cui 16 giovani lavoratori provenienti da mezza Europa si ritrovano a Venezia per parlare, ragionare, immaginare il proprio futuro dentro e fuori le mura dell’ufficio, per costruire insomma un modo di lavorare diverso che li renda al contempo più efficienti ma soprattutto più felici e attivi nella comunità a cui appartengono. Il risultato è quanto oggi è stato mostrato nelle sale delle Procuratie Vecchie, appena reinaugurate e trasformate in un luogo che ospiterà proprio progetti dedicati all’innovazione con un forte impatto sociale.
Ma se, come dice a più riprese l’Amministratore Delegato di Cisco Italia Gianmatteo Manghi, Venezia altro non è che un laboratorio vivente in cui testare le soluzioni che puntano a garantire il massimo impatto sulla società, non soltanto a livello economico ma pure per migliorare la qualità della vita, l’equazione che si scrive è piuttosto semplice. E potrebbe stravolgere la nostra realtà sia sul piano delle nostre aspettative personali che su quello di come ogni giorno sfruttiamo la tecnologia per restare connessi ovunque siamo, con accesso sicuro e veloce agli strumenti di cui abbiamo bisogno per restare sempre e comunque efficienti.
Cosa fa Cisco Venywhere
Il progetto presentato oggi è il frutto di una collaborazione tra Cisco, l’Università Ca’ Foscari e Fondazione di Venezia. Venywhere (un’idea partita dalla mente di Massimo Warglien, docente di Managment proprio nell’ateneo veneziano) ruota attorno a tre valori fondanti, raccontati nel dettaglio Senior Director People&Communities di Cisco Gianpaolo Barozzi: ovvero inclusività, sostenibilità e digitale. Sono tre pilastri su cui costruire un nuovo metodo di lavoro, un nuovo paradigma di collaborazione tra persone che oggi intendono l’ufficio come un luogo dove ritrovarsi saltuariamente solo quando è strettamente necessario: in questo senso la possibilità di comunicare a tutti i livelli e tra tutti i livelli in modo efficace, la possibilità di sfruttare il digitale per annullare le distanze, possono trasformarsi in un’arma in più per rendere più efficiente e sostenibile il business.
Il mantra ripetuto dallo stesso Chuck Robbins, che è poi il pourpose di Cisco, è “powering an inclusive future for all”: l’obiettivo di questo progetto è quello di mettere in condizione i dipendenti Cisco di decidere liberamente da dove lavorare e quando, perché come ha detto ancora Robbins “dobbiamo metterli in condizione di fare scelte che li rendano felici: perché se faranno scelte felici, ci garantiranno maggiore successo”. Nel futuro, quello che si studia e sperimenta già oggi a Venezia, tutti potranno optare per la ricetta che preferiscono per cucinare la propria giornata lavorativa: oggi si raccolgono informazioni su come collaborano i 16 prescelti di questo pilota, gli viene chiesto di confrontarsi su come preferiscono dialogare, con quali strumenti, quali funzioni devono essere aggiunte alla piattaforma Webex per farlo al meglio.
Il risultato che Cisco punta a portare a casa è la possibilità di avere un impatto che vada oltre il business: “Le aziende che sono ricordate, che passano alla storia, sono quelle che oltre al fatturato riescono ad avere anche una ricaduta importante sulla vita dei loro dipendenti e sulla comunità in cui operano” ha detto l’AD Manghi. E Venezia, allo stesso tempo, vuole costruire una nuova leva di residenti che siano il risultato di un’attrazione potente di talenti da ogni dove: che portino avanti il proprio lavoro ogni giorno, magari in spazi distribuiti per la città capaci di accoglierli e coccolarli, ma che al contempo proprio come nel caso di Venywhere siano anche profondamente connessi al tessuto locale con il quale interagiscono e per il quale portano avanti iniziative con una ricaduta per l’intera collettività.
Dunque, tornando alla domanda iniziale: se potremo davvero scegliere di lavorare da qualsiasi luogo al mondo, al contempo restituendo anche una fetta della nostra competenza e talento al luogo che ci ospita, perché non dovremmo scegliere un luogo unico e bellissimo da conservare e riscoprire come quello della Laguna?