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Ventun’anni e la testa tra le stelle. Storia di Mattia Barbarossa, il più giovane imprenditore aerospaziale del mondo

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Ventun’anni e la testa tra le stelle. Storia di Mattia Barbarossa, il più giovane imprenditore aerospaziale del mondo

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Tra i suoi ispiratori ci sono Enrico Fermi, Sergej Korolev e Elon Musk. «Spesso mi sono sentito dire “sei pazzo” oppure “sei troppo giovane”, ma la mia filosofia è basata sui fatti. Provo, sperimento, sbaglio, riprovo». Lo scorso anno la sua startup ha chiuso un round di 1,5 milioni di euro. Nel 2024 è previsto il suo primo lancio in orbita

Tra i suoi ispiratori ci sono Enrico Fermi, Sergej Korolev e Elon Musk. «Spesso mi sono sentito dire “sei pazzo” oppure “sei troppo giovane”, ma la mia filosofia è basata sui fatti. Provo, sperimento, sbaglio, riprovo». Lo scorso anno la sua startup ha chiuso un round di 1,5 milioni di euro. Nel 2024 è previsto il suo primo lancio in orbita

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Eleonora Chioda
25 gen 2023

«Ho scalato il Vesuvio almeno 10 volte, ho inseguito centinaia di temporali, cercando di fotografare i fulmini. A 12 anni ho cominciato a studiare lo spazio. Ho deciso da bambino di voler dedicare la mia vita al progresso scientifico. Una settimana dopo aver compiuto 18 anni, ho fondato una startup» Mattia Barbarossa oggi ha 21 anni, ed è il più giovane imprenditore aerospaziale del mondo («Cosi dicono, ma non mi interessa») . La sua startup si chiama Sidereus Space Dynamics. L’ha fondata a Napoli grazie a 10 mila euro investiti da alcuni business Angel. Lo scorso anno ha chiuso un round di 1,5 milioni di euro, sottoscritto da Cdp Venture Capital tramite il Fondo Italia Venture II, e il fondo Primo Space. Il settore è quello della new space economy. Il nome Sidereus Space Dynamics è un omaggio al trattato di Galileo Galilei e racchiude un programma: realizzare tecnologie per viaggiare nello spazio.

«Abbiamo costruito il primo prototipo di veicolo spaziale, di nuova generazione, chiamato Eos. È un lanciatore di piccoli satelliti, che sono grandi come una scatola di scarpe, che può partire da qualsiasi luogo della terra in poche ore, utilizzando propellenti sicuri e a emissioni zero. Ultraleggeri, semplici, i razzi sono alti solo tre metri e mezzo e possono essere riutilizzati. Possono essere governati in sicurezza, eseguire operazioni anche in orbita, atterrare come un drone senza rischi».

“A piccoli passi dimostro con i fatti che le mie affermazioni sono corrette. E se non lo sono, avremo comunque imparato qualcosa”

Figlio di impiegati, Mattia si è iscritto prima a Fisica. Ha frequentato per un mese. Poi è passato a Ingegneria aerospaziale. Due mesi dopo, ha smesso. «L’università mi stava stretta. Sono un autodidatta con una grande passione per le scienze naturali, l’astrobiologia e lo spazio. Voglio fare l’inventore. Faccio progetti da sempre. Cercando sempre di divulgarli. Ho sfinito il direttore dell’Osservatorio astronomico di Capodimonte, per poter avere il permesso di tenere alcune conferenze. La prima, sull’esplorazione dello spazio profondo, l’ho tenuta a 13 anni». A 15 anni, Mattia ha vinto con il suo team un concorso internazionale indetto dalla Nasa. Partecipavano 3.500 squadre che provenivano da 50 Paesi diversi. Ha portato a termine un esperimento per misurare le capacità radio schermanti delle biomasse sulla Luna.

Mattia Barbarossa

Tra i suoi ispiratori, Enrico Fermi, Sergej Korolev ed Elon Musk («ha dimostrato che una startup può cambiare il mondo»). «Spesso mi sono sentito dire “sei pazzo”. Oppure, ancora più spesso: “sei troppo giovane”. Ma la mia filosofia è basata sui fatti. Noi stiamo realizzando qualcosa che non è mai stato realizzato, nemmeno mai concepito. Se riusciamo a dimostrare che la miniaturizzazione tecnologica funziona, le applicazioni saranno enormi. Provo, sperimento, sbaglio, riprovo. E a piccoli passi dimostro con i fatti che le mie affermazioni sono corrette. E se non lo sono, avremo comunque imparato qualcosa. Spingere la tecnologia significa progredire. E se non funzionerà per ciò che abbiamo deciso, lascerà dietro di sé una scia di invenzioni che potranno essere utilizzate altrove».

“L’idea è quella di raggiungere lo spazio in modo facile e semplice cosi come ci muoviamo in aereo”

Mattia, con due soci, Massimiliano Masciarelli e Luca Principi e la squadra di Sidereus, sta ora validando il prototipo. Nel 2024 saranno pronti per il primo lancio in orbita. «Siamo nell’era del salto planetario e abbiamo il dovere di esplorare oltre la terra. La nostra generazione avrà accesso a terre immense ma deve imparare a gestire il progresso. Stiamo vivendo un periodo difficile e di grandi cambiamenti. Molti miei coetanei sono delusi e spesso disillusi. Ma in altri c’è la voglia e la capacità di affrontare sfide sempre più difficili».

Sidereus ha aperto a Torino uno stabilimento per l’R&D e a Salerno una base per veri e propri lanci. Barbarossa ha un team di 8 persone e un sogno. «L’idea è quella di raggiungere lo spazio in modo facile e semplice cosi come ci muoviamo in aereo. Credo che ogni azienda potrà avere il proprio veicolo di lancio in grado di portare tutto in orbita e riportarlo indietro, più volte, al prezzo di poche migliaia di euro al kg».

Tags: #COVERSTORY #MATTIA-BARBAROSSA #SIDEREUS-SPACE-DYNAMICS #SPAZIO
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