Il servizio verrà lanciato a marzo. Da mesi il dibattito tech è dominato dall’intelligenza artificiale
Dopo che il 30 novembre 2022 OpenAI ha reso disponibile gratuitamente il proprio servizio ChatGPT per chiunque nel mondo, diversi competitor hanno deciso di accelerare i tempi e produrre immediate contromosse. Google ha annunciato nelle scorse ore il rivale del chatbot di Sam Altman, Bard. Ma la piazza si sta affollando: ha fatto notizia il rally in borsa a Hong Kong di Baidu, gigante cinese della tecnologia: il più grande motore di ricerca in lingua cinese (600 milioni di utenti attivi al mese) ha guadagnato oltre il 13% dopo aver dichiarato che entro marzo svelerà il software Wenxin Yiyan, detto altrimenti ERNIE Bot. Vediamo dunque di scoprire qualcosa in più sul nuovo sfidante di ChatGPT.
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ERNIE è l’acronimo di “Enhanced Representation through Knowledge Integration”, progetto sul quale la Big Tech sarebbe al lavoro dal 2019 secondo una fonte della CNN. Il fatto che Google da una parte e Baidu dall’altra abbiano deciso di rendere noti i propri passi avanti nel campo dell’intelligenza artificiale non deve lasciare intendere che questi giganti se ne stessero disinteressando. Tutt’altro.
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Il successo globale di ChatGPT ha sparigliato le carte, costringendo addirittura i due cofondatori di Google Sergey Brin e Larry Page a incontrare i vertici di Mountain View per capire come contrattaccare. Baidu è uno dei principali soggetti cinesi che può competere nella corsa globale per la migliore intelligenza artificiale basata su modelli di linguaggio.
Nella partita mondiale compaiono attori del calibro di Microsoft, che ha da poco confermato un investimento pluriennale di 10 miliardi di dollari in OpenAI (si pensa che ChatGPT possa essere presto integrato nel motore di ricerca Bing); Google, come detto, sta testando Bard anche per rispondere a chi tra gli osservatori sostiene che questo potrebbe essere l’inizio di un lento declino per il motore di ricerca più importante in Occidente.
Nel frattempo ChatGPT dovrebbe presto arricchirsi di un servizio a pagamento (20 dollari al mese). Gli esperti ancora stanno discutendo su come si svilupperà il modello di business di OpenAI. Al netto del successo planetario del software con il quale milioni di utenti hanno lavorato (e giocato), è ancora necessario capire come questo strumento possa integrarsi da subito in determinate professioni e quante persone saranno disposte a pagare l’abbonamento.