Iolanda Pensa, presidente della non profit in Italia, spiega perché l’accessibilità al nostro patrimonio e la tutela del diritto d’autore vanno di pari passo. «Siamo fermamente convinti che il patrimonio italiano in pubblico dominio debba essere a disposizione di tutti»
“Se la cultura non è libera, non esiste”. Con questo claim, Wikimedia, l’associazione non profit che sostiene la conoscenza libera, ha lanciato una campagna, realizzata in collaborazione con l’agenzia Latte Creative, impegnata nell’impatto sociale, per la condivisione in open access del patrimonio culturale italiano. Un appello alle tante opportunità che offre la digitalizzazione e che troppo spesso nel nostro Paese sono completamente trascurate. Invece, dare la possibilità a tutti di poter accedere al patrimonio storico-culturale italiano per Wikimedia Italia rappresenta un’occasione da non perdere. Ne abbiamo parlato con Iolanda Pensa, presidente di Wikimedia Italia.
Presidente, quale è l’intento della campagna lanciata da Wikimedia Italia?
Si tratta un po’ di una provocazione che vuole far riflettere sull’importanza del sapere condiviso e sul ruolo delle piattaforme gratuite, come Wikipedia, nel preservare il patrimonio culturale, documentarne l’esistenza e sostenere l’accessibilità. Siamo fermamente convinti che il patrimonio italiano in pubblico dominio debba essere a disposizione di tutti. Attraverso questa campagna vogliamo, infatti, porre l’accento sulla forza della condivisione e sull’accesso libero al patrimonio culturale, affinché chiunque possa godere e beneficiare appieno della sua bellezza.
In particolare come si sviluppa il vostro progetto?
Così come su Wikipedia e sui progetti Wikimedia le immagini sono accessibili gratuitamente e a disposizione di tutti, vogliamo che l’intero patrimonio storico, artistico e culturale italiano possa diventarlo. E lo si può fare passando per la digitalizzazione. Al momento abbiamo scelto quattro soggetti che rappresentano altrettante opere d’arte iconiche private dei propri protagonisti, proprio per accendere i riflettori sull’importanza della cultura accessibile. Ecco, dunque, Piazza San Marco senza la Basilica, Il Bacio di Hayez senza i due innamorati, Il David di Michelangelo con il piedistallo vuoto e La Divina Commedia di Dante senza testo.
Come intendete promuovere la cultura del libero accesso al patrimonio italiano a livello globale?
Wikimedia Italia fa parte di un movimento globale ampio che riunisce attorno a se tante comunità diverse tra loro ma con un obiettivo comune: proteggere e divlugare il patrimonio culturale. Il nostro lavoro va avanti da tempo; già con Wiki Loves Monuments, dal 2005 invitiamo tutti i cittadini a documentare la propria eredità culturale realizzando fotografie con licenza libera, nel pieno rispetto del diritto d’autore e della legislazione italiana.
Cosa intende per “cultura libera” e come proteggerla davvero?
Per Wikimedia Italia avere accesso a una “cultura libera” significa che legalmente si possono prendere dati, immagini e testi e usarli come più si ritiene opportuno, purché si citi sempre la fonte. È un concetto che si lega indubbiamente a quello dell’open access, pertanto crediamo che anche opere del calibro del “Bacio” di Hayez oppure la chiesa di San Marco possano essere fotografate e riprodotte digitalmente, aprendo la porta a nuovi modi accessibili a tutti. Creare contenuti veramente liberi a livello legale è molto difficile ma è proprio quello che vogliamo provare a fare. Ci rendiamo conto che stiamo parlando di un grande lavoro che deve rispondere a una serie di normative e di domande ma siamo anche convinti che sarà utile a fornire tanti spunti per produrre cose nuove. Usufruire di uno strumento come Wikipedia, con 27 miliardi di visualizzazioni al mese, dove poter vedere le principali bellezze artistiche e culturali del nostro Paese è qualcosa di davvero disruptive.