Un programma da 20 milioni di dollari per migliorare la sicurezza informatica dei dispositivi medici e salvare i dati sensibili dei pazienti
Gli scienziati dell’Imperial College di Londra e della Nanyang Technological University (NTU) di Singapore hanno lanciato un programma da 20 milioni di dollari con l’obiettivo di migliorare la sicurezza informatica dei dispositivi medici e cercare di salvare i dati sensibili dei pazienti che si avvalgono della telemedicina.
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Contro gli hacker della sanità
In Italia l’ultimo attacco hacker al mondo della sanità ha visto protagonista lo scorso dicembre l’Ausl di Modena, a cui i cybercriminali hanno chiesto un riscatto da tre milioni di dollari in criptovalute da versare in pochissimo tempo: 18 ore. L’Ausl si è rifiutata di pagare il riscatto ma nel frattempo gli hacker avrebbero pubblicato sul dark web un piccolo elenco di dati. Questo è solo l’ultimo di una lunga serie di attacchi che costantemente prendono di mira il mondo della sanità e della telemedicina e livello globale, interessando anche dispositivi salvavita come i pacemaker. Oltre a sviluppare modi migliori per proteggere i dispositivi attivi impiantabili, proprio come i pacemaker, il progetto quadriennale “In-Cypher” proposto dall’Imperial College di Londra e della Nanyang Technological University (NTU) di Singapore mira anche a garantire la protezione dei dati dei dispositivi indossabili connessi e dei sistemi sanitari, verso una protezione sempre maggiore degli ultimi sistemi hi-tech adottati in uno dei campi più sensibili: quello della sanità.