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THE FOOD MAKERS

Perché Zuckerberg e Dorsey hanno investito in questa startup di food delivery finlandese?

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Si chiama Wolt ed ha appena raccolto oltre 500 milioni di dollari da un fondo che gestisce anche i loro soldi: punta alle consegne soprattutto nei centri medi e piccoli, sguarniti dalla concorrenza

Si chiama Wolt ed ha appena raccolto oltre 500 milioni di dollari da un fondo che gestisce anche i loro soldi: punta alle consegne soprattutto nei centri medi e piccoli, sguarniti dalla concorrenza

Investimenti
TECH
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Simone Cosimi
1 feb 2021

Le piattaforme di consegna di cibo, come Deliveroo o Uber Eats, sono esclusiva dei grandi centri urbani. Quasi dappertutto, infatti, non c’è nulla di simile disponibile nei piccoli o piccolissimi centri, i cui residenti spesso ignorano questo tipo di servizi. In provincia, in campagna, nelle piccole città la consegna a domicilio rimane legata alle vecchie pratiche fai-da-te, per telefono ad esempio e in base alle disponibilità dell’esercente, oppure semplicemente non esiste e al massimo si ricorre al take away.

Adesso una nuova piattaforma finlandese, battezzata Wolt, sembra voler aggredire con ancora più decisione quel pezzo della torta rimasto piuttosto sguarnito. E avrà un bel po’ di soldi per provarci. Nelle scorse ore ha infatti annunciato di aver raccolto ben 530 milioni di dollari di investimenti da parte di un gruppo capitanato da Iconiq Capital, un fondo che gestisce soldi per alcuni dei grandi nomi della Silicon Valley come Mark Zuckerberg, patron di Facebook, o Jack Dorsey, cofondatore e Ceo di Twitter. Del massiccio giro di finanziamenti fa parte anche il gruppo di private equity KKR e il colosso bancario Goldman Sachs. Oltre a due fondi associati a private equity svedese EQT, senza contare altre sigle europee e israeliane. In questo modo il totale raccolto dalla startup di Helsinki sale a 856 milioni di dollari.

Oltre 120 piccoli centri in 23 paesi

Wolt, guidata dal Ceo  Miki Kuusi, ha puntato su un modello di food delivery molto diverso rispetto a Just Eat, Foodora, Glovo, Uber Eats e altri, che puntano anzitutto a presidiare le grandi città o almeno i centri abitati di medie o grandi dimensioni. Al contrario, Wolt ha messo nel mirino 123 piccoli centri e cittadine in 23 paesi in particolare dalla Scandinavia ai paesi baltici fino all’Europa centrale e orientale, anche se ha messo piede pure in Germania e perfino in Giappone. Wolt opera davvero in molti mercati: da quattro città kazake ad altrettante a Cipro, da centri in Israele a quelli in Ungheria, Estonia, Grecia, Lituania, Norvegia, Georgia. Alcuni a dire il vero molto grandi (non mancano le capitali, da Atene a Berlino fino a Oslo o Praga) ma sempre con l’obiettivo di allargare ad altre cittadine più piccole e in certi casi poco note.

Come vanno gli affari

A quanto pare, le cose vanno bene: i profitti sono triplicati lo scorso anno fino a toccare quota 330 milioni di dollari, alla pari degli altri protagonisti del settore a causa dell’isolamento, dei lockdown e della pandemia, pur con perdite da 38 milioni. Molto poco, comunque, rispetto ai passivi di altri player come Deliveroo, che nel 2019 anche raddoppiando il fatturato ha perso ben 434 milioni di dollari. Segno di modelli in crescita prorompente ma ancora non sostenibile.

Servire e consegnare in aree con densità abitativa ridotta è una scommessa notevole, che in linea teorica prometterebbe di abbattere notevolmente i margini di profitto per una serie di ragioni, dal minor numero di ordinazioni alle minori infrastrutture e alle difficoltà logistiche, anche per i rider. Eppure consolidare la propria presenza in territori e città dove non ci siano altri servizi simili, spiega un’indagine della data company Dealroom e di Priori Data Insights, vuol dire anche arrivare per primi e costringere eventuali concorrenti futuri a investire molto per recuperare quote di mercato.

I punti forti: AI e percorsi rapidi

Non solo: Wolt sostiene di aver ideato un sistema efficiente per servire aree altrimenti considerate a fallimento di mercato con un miglior uso di previsioni delle ordinazioni basate sull’intelligenza artificiale e un software che indica ai fattorini il percorso più rapido da fare per spostarsi dai ristoranti o dalle cucine alle abitazioni. Sarebbe un punto importante che le consentirebbe di aggredire i territori suburbani statunitensi, con densità inferiori ma dove la domanda promette di essere comunque sostenuta e anzi crescente. Probabilmente da questa valutazione arriva il corposo investimento a stelle e strisce.

Il modello Glovo

Infine, anche Wolt si è data un po’ al modello Glovo: negli scorsi mesi ha infatti allargato la propria offerta dalle consegne dei ristoranti a quelle dei supermercati e in generale degli esercizi di ogni tipo. Che riesca a rimanere autonoma in un mercato popolato da giganti è tutto da vedere: serviranno più fondi e soprattutto occorrerà comprendere le volontà dei grandi gruppi (come quello nato lo scorso anno dalla fusione fra Takeaway.com JustEat e Grubhub, senza dimenticare il 16% di Deliveroo acquistato da Amazon) di entrare in alcuni mercati e in certi territori.

Tags: #CIBO #CONSEGNE #DORSEY #EQUITY #FACEBOOK #FOOD #FOOD-DELIVERY #INVESTIMENTO #MARK-ZUCKERBERG #TWITTER
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