A Pechino e dintorni il Grande Fratello è ormai realtà. Il governo continua a investire sulle nuove tecnologie di videosorveglianza, ufficialmente in funzione anticrimine. Ma i timori su privacy e libertà politiche sono parecchi
C’è un paese dove il Grande Fratello può diventare presto realtà. E non solo per una decina di vip rinchiusi in una casa, ma per tutti. La Cina continua a investire pesantemente sull‘intelligenza artificiale e sulle tecnologie per il riconoscimento facciale. E la videosorveglianza è sempre più estesa e penetrante. Il governo parla di misure di sicurezza in funzione anticrimine, ma i timori su privacy e libertà politica sono tanti.
Kfc e università
L’interesse pressoché spasmodico per la Cina nei confronti della videosorveglianza è cosa nota. Qualche tempo fa aveva fatto scalpore la notizia delle telecamere installate nei dormitori della Wuchang University of Technology della città di Whan. L’ateneo ha speso il corrispettivo di 800 mila euro per installare telecamere a circuito chiuso in aule e dormitori. Altre università l’avevano preceduta, come quelle di Guizhou che hanno installato circuiti di sorveglianza su ordine della provincia. E altre ancora l’hanno seguita. Lo scorso gennaio la nota catena di fast food Kfc ha introdotto un software che permette di prevedere le ordinazioni grazie al riconoscimento facciale. Un esperimento lanciato, manco a dirlo, nei ristoranti di Pechino.
Il sistema Skynet
I numeri si fanno sempre più importanti. In tutto il paese ci sono almeno 176 milioni di telecamere di sorveglianza. Tutto è cominciato oltre un decennio fa, nel 2005, quando a Pechino è stato inaugurato il sistema Skynet. Sostanzialmente una complessa rete di oltre 430 mila telecamere di sorveglianza è stata installata in ogni angolo della città. Skynet permette un riconoscimento facciale avanzato e si è rapidamente diffuso su tutto il territorio cinese.
I diversi utilizzi del riconoscimento facciale
Il suo utilizzo è il più diversificato possibile: dalle ordinazioni al bar al pagamento nei negozi fino alla sostituzione della carta di imbarco in aeroporto. Alcune banche hanno cominciato a dotare di questa tecnologia anche le proprie carte bancomat. L’obiettivo del governo cinese è quello di coprire l’intero paese da telecamere entro il 2020. Un progetto ambizioso motivato da Pechino con motivazioni di sicurezza e di prevenzione della criminalità. In alcuni luoghi turistici, per esempio, viene utilizzato per evitare i furti di carta igienica.
Investimenti colossali
La Cina è il più grande mercato mondiale di strumentazione per sorveglianza, grazie anche all’attivismo dei colossi tech come Alibaba e Baidu nello sviluppo dei software necessari. Il governo cinese continua a investire in maniera cospicua sulle startup impegnate nel settore. Nel 2016 il mercato della videosorveglianza ha mosso in Cina qualcosa come 6,4 miliardi di dollari. E le previsioni di crescita sono altissime, visto che si prevede un rialzo annuo medio del 12,4 per cento degli investimenti da qui al 2021. Giusto per rendere l’idea, il mercato americano è stimato sui 2,9 miliardi di dollari e cresce “solo” dello 0,7 per cento all’anno.
Startup e polizia
Aziende come Face++ e SenseTime Group stanno facendo una fortuna in Cina grazie allo sviluppo di software sempre più sofisticati che permettono un’applicazione sempre più vasta (e potenzialmente intrusiva) del riconoscimento facciale. SenseTime conta tra i suoi clienti moltissimi dipartimenti di polizia. Face++, che cresce con un ritmo del 400 per cento annuo, sta cercando di ampliare la sua offerta con lo sviluppo, oltre che di software, anche di hardware di supporto come telecamere intelligenti in grado di catturare i visi in maniera migliore e più rapida. Secondo alcuni dati diffusi dalla stessa azienda, al momento la tecnologia di Face++ ha aiutato la polizia a catturare più di tremila criminali latitanti. Ma non ci sono solo attori al 100 per cento cinesi. DeepGlint, altra azienda che sta raccogliendo investimenti milionari per lo sviluppo di una smart camera in grado di catturare un volto a più di 50 metri di distanza, è una controllata di Sequoia.
Grande Fratello cinese?
Come detto, le autorità cinesi continuano a giustificare gli investimenti in materia di riconoscimento facciale per motivi di sicurezza. Ma c’è chi già parla di Grande Fratello. Durante un incontro tra studiosi dell’Istituto di ricerca dell’Accademia Sinica di Taiwan si è parlato di un pericolo di “totalitarismo digitalizzato”. Il timore, espresso tra gli altri dal docente di Scienze politiche della National Sun Yat-sen University di Taiwan, Titus C. Chen, è che questi strumenti vengano utilizzati dal governo cinese per reprimere qualsiasi forma di dissenso politico verso il regime. Non solo. Esistono anche timori più prettamente “sociali” sul fronte della privacy. Pare infatti che Pechino voglia introdurre un sistema di “punteggio sociale”, una sorta di archivio informatico delle attività personali di tutti i cittadini cinesi, valutati secondo diversi gradi di “affidabilità e patriottismo”. Una forma politicizzata dello scenario immaginato da una delle puntate dell’ultima stagione della serie televisiva Black Mirror. Ma che sta per diventare realtà.