Le polveri sottili ammazzano ogni anno 7 milioni di persone in tutto il mondo. Anna Gerometta (Cittadini per l’Aria) a StartupItalia!: «Serve attuare al più presto una mobilità davvero a impatto zero»
Se siamo ciò che mangiamo siamo anche ciò che respiriamo. E quando tira una brutta aria, la salute è la prima a risentirne. A metterlo nero su bianco è l’ultimo report dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Who) secondo cui, a causa del precipitare della situazione, il 90% della popolazione mondiale inala quotidianamente polveri tossiche. Il bollettino dei caduti è peggiore di qualsiasi conflitto: 7 milioni di persone l’anno.
Morire di smog
Scordatevi dunque di trovare un posto al mondo in cui si respiri ancora l’aria pura. Ormai i miasmi delle nostre ciminiere e dei nostri tubi di scappamento sono arrivati persino sull’Everest. Secondo lo studio, l’aria inquinata è causa del 24% di tutte le morti per attacco cardiaco, del 25% degli ictus letali (l’infografica sottostante somma alcuni parametri di riferimento, restituendo numeri differenti), del 43% delle morti per malattie polmonari ostruttive e del 29% dei tumori al polmone. A patirne maggiormente i bambini, che rappresentano il 7% dei decessi.
Non solo fabbriche e motori: l’inquinamento domestico è il peggiore
Lo studio evidenzia un particolare sconosciuto ai più: il maggior responsabile delle malattie e dei decessi è infatti il cosiddetto inquinamento domestico, vale a dire quello causato da vecchie stufe e da impianti non a norma. Sarebbero ben 3 miliardi le persone che respirano quotidianamente i prodotti non bonificati della combustione per il riscaldamento, che si conferma essere anche la principale causa dell’inquinamento globale, contro la quale è stato fatto anche meno da parte dei singoli governi. Questa fonte di smog uccide, da sola, più della metà delle persone che ogni anno muoiono per l’inquinamento.
Le parti del mondo in cui non si respira
L’ultimo report dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ribadisce i risultati del passato studio dell’Onu (Unep): è il Sud Est asiatico che paga ancora una volta il maggior tributo in termini di vite umane. La maggior percentuale dei decessi è registrata infatti nell’Asia sud-orientale (28%) e nel Pacifico occidentale (27%). In Africa la percentuale si impenna e tocca il 23% al di sotto del Sahara, in Medio Oriente del 22%. In America, i morti rappresentano l’11% del totale, mentre in Europa la percentuale è del 15%. Per quanto riguarda i numeri espressi in migliaia, è possibile ricorrere all’infografica sottostante.
E l’Italia? È il Paese con più morti per smog nell’Ue
L’Italia vanta un primato tutt’altro che lusinghiero: la maglia nera (sporca come l’aria che respiriamo) per il numero di morti da smog. Lo certifica un report dello scorso autunno a cura della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, presieduta dall’ex ministro dell’Ambiente Edo Ronchi. Stando ai dati elaborati in base a uno studio del 2013, l’Italia ha circa 91.000 morti premature all’anno per inquinamento atmosferico, contro gli 86.000 della Germania, i 54.000 della Francia, i 50.000 nel Regno Unito e infine i 30.000 in Spagna. Siamo insomma il polmone malato del Vecchio continente: il nostro Paese ha una media di 1.500 morti premature all’anno per inquinamento per milione di abitanti, contro una media europea di 1.000.
Inquinamento maggiore al Nord
Non si registrano grosse sorprese quanto alle zone più inquinate: sul podio la Pianura Padana – con un forte addensamento dei miasmi tossici intorno a Milano e fra Venezia e Padova -, poi a seguire Napoli, Taranto, l’area industriale di Priolo in Sicilia e Roma.
A emettere nell’aria il maggior numero di Pm2,5, di disossido di azoto (NO2) e di ozono (O3) un parco macchine vetusto a cui si ricorre ancora con troppa frequenza, caldaie condominiali obsolete e inquinanti e un uso eccessivo di legna e pellet. Ma, a sorpresa, anche l’agricoltura ha le sue colpe producendo troppa ammoniaca che, reagendo con gli scarichi delle auto, diventa particolato. Per esempio, il 35% delle Pm10 di una delle aree più inquinate d’Italia (Milano) viene proprio dalle coltivazioni.
Per Legambiente Torino batte Milano per tossicità dell’aria
Del resto, come ricorda Legambiente nel suo ultimo rapporto pubblicato sulla qualità dell’aria (Mal’aria), nel 2017 in ben 39 capoluoghi di provincia italiani è stato superato, almeno in una stazione ufficiale di monitoraggio di tipo urbano, il limite annuale di 35 giorni per le polveri sottili con una media giornaliera superiore a 50 microgrammi/metro cubo. Torino (stazione Grassi) guida la classifica con il record negativo di 112 giorni di livelli di inquinamento atmosferico illegali.
Seguono Cremona (Fatebenefratelli) con 105, Alessandria (D’Annunzio) con 103; Padova (Mandria) con 102 e Pavia (Minerva) con 101 giorni. Ci sono andate molto vicina anche Asti (Baussano) con 98 giorni e Milano (Senato) con le sue 97 giornate oltre il limite. Poi Venezia (Tagliamento) 94; Frosinone (Scalo) 93; Lodi (Vignati) e Vicenza (Italia) con 90.
Chi volesse monitorare in tempo reale la situazione in qualsiasi parte del mondo, Italia inclusa, può farlo tramite il sito: breathelife2030.org, messo in piedi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Basta inserire il nome della città interessata per avere il responso sulla qualità dell’aria e su ciò che si sta inalando.
La spada di Damocle della Ue: si rischiano anche multe pesanti
Anche per questo, a causa di un inverno particolarmente caldo sul fronte delle emissioni inquinanti, lo scorso 31 gennaio la Commissione Europea ha minacciato di deferire il nostro Paese alla Corte di Giustizia se non attuerà una seria politica di riduzione dello smog che potrebbe facilmente concretizzarsi in: incentivi per l‘acquisto di auto elettriche, maggiori investimenti nel settore del trasporto pubblico urbano e agevolazioni fiscali per chi acquista una caldaia ecologica di ultima generazione. La fine della legislatura e l’attuale blocco nella nascita del nuovo governo, però, hanno di fatto congelato la situazione.
Eppur qualcosa si muove
È il mondo del volontariato e dell’associazionismo. A breve, infatti, Cittadini per l’aria pubblicherà i risultati del grande progetto di scienza partecipata NO2, no grazie che ha come finalità quella di mappare le concentrazioni di biossido di azoto a Milano, Roma e Brescia. Lo scopo è portare l’attenzione su un dettaglio su cui pochi riflettono: anche i motori diesel inquinano. Il messaggio di Cittadini per l’aria è stato lanciato dalla capitale durante la Bicifestazione del 28 aprile. In quell’occasione, i manifestanti hanno esposto lo striscione: “Quanti diesel ti fumi al giorno? Scoprilo con noi”
«La bicifestazione ha rappresentato una straordinaria mobilitazione di cittadini: da tutta Italia sono confluiti per chiedere che le nostre città cambino strada rendendo vivibilità, qualità dell’ambiente e mobilità sostenibile la chiave di volta del futuro delle nostre aree urbane. E’ un messaggio di cui la politica deve prendere nota per re/agire anche di fronte ai nuovi dati dell’OMS che indicano l’Italia fra i paesi europei con l’aria più sporca», ha dichiarato a StartupItalia! Anna Gerometta, presidente di Cittadini per l’Aria. «I più danneggiati nel nostro Paese sono gli abitanti delle aree urbane, i bambini, le donne, i lavoratori della strada: serve bandire al più presto i diesel, i cui fumi sono cancerogeni e attuare al più presto una mobilità davvero a impatto zero», ha concluso. Per saperne di più, non ci resta che attendere i risultati dello studio.