Due notizie rilevanti riguardano in queste ore Perplexity, startup di Intelligenza artificiale che si sta facendo notare in un settore dominato da OpenAI e pochi altri colossi. Da una parte c’è l’obiettivo di raccogliere mezzo miliardo di dollari a una valutazione da 9 miliardi, come si legge sul Wall Street Journal, secondo cui l’azienda avrebbe avviato il fundraising. Dall’altra la decisione di News Corp, società dietro a importanti testate come il New York Post, di fare causa contro l’azienda per violazioni ripetute del copyright.
Cosa fa Perplexity?
Sul magazine abbiamo già raccontato della startup. Si tratta di una realtà fondata nel 2022 con l’obiettivo di innovare nel settore della ricerca online utilizzando l’Intelligenza artificiale. La startup ha creato un motore di ricerca conversazionale in grado di fornire risposte, citando le fonti direttamente nelle risposte.
Perché Perplexity fa discutere?
«Perplexity perpetra un abuso di proprietà intellettuale che danneggia giornalisti, scrittori, editori e News Corp – ha dichiarato il Ceo Robert Thomson, ripreso da The Verge -. La sconcertante Perplexity ha volontariamente copiato abbondanti quantità di materiale protetto da copyright senza compenso e presenta spudoratamente materiale riproposto come sostituto diretto della fonte originale».
Non si tratta della prima volta in cui l’azienda in questione viene accusata di allenare i propri algoritmi copiando materiale protetto da diritto d’autore. Prima di News Corp si sono attivate testate come Wired e Forbes, mentre il New York Times – che sta battagliando da mesi con OpenAI – ha spedito una lettera di diffida a Perplexity affinché cessi con pratiche definite scorrette.
Secondo chi la accusa, la società fornirebbe agli utenti contenuti che li spingerebbero a evitare di cliccare sui link, sottraendo dunque traffico alle testate. Valutata 3 miliardi di dollari all’inizio dell’estate scorsa, la startup è come diverse altre al centro del dibattito legato alla tutela del copyright ai tempi dell’AI.