«La prossima ondata dell’innovazione sono gli agenti di AI, che siano personali, organizzativi, esperti di HR. Saranno questi a fare la differenza sia da un punto di vista formativo che cross-organizzativo. Si tratta di un’innovazione che dovrà ancora essere adottata, ma è quello che dobbiamo aspettarci». Così Matteo Mille, Chief Marketing and Operations Officer di Microsoft Italia, ha avviato i lavori dell’evento “Competenze e Intelligenza Artificiale: Il Futuro delle Professioni”, organizzato da StartupItalia in collaborazione con Microsoft Italia in special partnership con Intesa Sanpaolo.
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Quali competenze saranno richieste nel mondo del lavoro?
«Oggi stiamo assistendo a uno stravolgimento di mercato che impatterà molti dei lavori che già ci sono. Ci sono centinaia di progetti di efficientamento che permettono di ridurre il time-to-market, di migliorare. E sono quelli di AI interaction. Questo è il momento di creare nuove realtà con la possibilità di uscire dal loro business tipico e trasformare, grazie all’AI, il proprio lavoro – spiega Matteo Mille – Le principali opportunità sono legate all’efficientamento e allo sfruttamento dell’AI per l’innovazione. Microsoft sta investendo 4.3 miliardi in Italia per sviluppare l’infrastruttura cloud, ma è inutile avere tanta capacità e invettiva se non si conosce come usare questa nuova AI con competenze che devono essere raggiunte, skillate, ecc… Microsoft entro il 2025 formerà 1 milione di persone, l’anno scorso ne abbiamo formate circa 650mila, ma quest’anno vogliamo aumentare perché è fondamentale conoscere cosa si può fare con l’AI. Per questo abbiamo lanciato anche AI L.A.B (Learn, Adobe and Benefit)».
Matteo Mille sottolinea come, in Italia, manchino 340mila professionisti per soddisfare le attuali esigenze di mercato. «Noi abbiamo continuato a investire nelle STEM e ci siamo creati una serie di corsi con collaborazioni differenti sul mercato – racconta – Se si guarda alla composizione del mercato italiano, la maggior parte dell’AI arriva dalle PMI medie e piccole che sono affamate di conoscenza e cercano di capire come conquistare il mercato. Noi abbiamo fatto collaborazioni con diverse realtà che sul territorio “aggrediscono” quell’opportunità».
In che cosa eccelle l’AI?
«L’Italia potrà essere la patria del rinascimento digitale dell’UE. Io quando sono entrato in Microsoft usavo Excel al 5%, oggi al 40%, con l’AI lo uso al 100%. La crescita più forte dell’AI è stata nello sviluppo di codici», conclude Mille, mentre Matteo Flora, professore di Sicurezza delle AI e delle SuperIntelligenze allo European School of Economics, spiega: «Gli LLM oggi sono meglio di uno stagista, se si è in grado di spiegargli di che cosa si ha bisogno. Spesso nei contesti lavorativi il più bravo è quello che impiega meno tempo a capire a chi sotto di lui è utile per la sua ascesa. Oggi la gente non ha ancora capito il potenziale delle super intelligenze, per cui l’AI in alcuni settori è già più competente degli esseri umani. L’intelligenza artificiale, oggi, per fare una mammografia è più brava di due radiologi che si confrontano. E il CEO di Nvidia ha detto che non potrebbe più deliverare un processore senza la loro AI». Come inserirsi, quindi, in questo contesto in continua evoluzione? «Un professionista si può clonare in maniera agentica e ottenere una posizione di rendita, considerando che ai top level saper usare l’AI sarà obbligatorio, perciò è importante finanziare le AI policy», conclude Flora. Stefano Parisse, Senior Vice President e General Manager EMEA di iGenius, ha specificato: «La tecnologia ha tantissime possibilità, ma una curva di esposizione ridotta»
Come colmare il divario tra offerta e richiesta di lavoro?
In tema di competenze digitali, Elisa Zambito Marsala, responsabile Education Ecosystem e Global Value Programs di Intesa Sanpaolo, ha affermato: «Le imprese cercano profili ma non li trovano, e il tasso di disoccupazione giovanile oggi si attesta al 20%. Nonostante gli sforzi di contrazione da parte del governo, abbiamo una domanda di lavoro importante non corrisposta. E tra le motivazioni abbiamo capito che c’è una scarsa integrazione tra tessuto industriale e profili emotivi. Le istituzioni e le accademie devono sempre più essere integrate col tessuto industriale, perché i giovani sono una delle nostre priorità e si devono integrare progetti di education per la crescita sociale e civile nel nostro piano industriale».
Con questo intento, Intesa Sanpaolo ha costituito l’Osservatorio Look4ward, presentato da Lucia Marchegiani, professoressa di Organizzazione Aziendale all’Università Roma Tre. «L’AI entra nella nostra vita in maniera importante, cambiando anche le nostre abitudini. Adesso si deve soddisfare un forte fabbisogno di competenze ed è anche cambiata la modalità di apprendimento dei ragazzi. Come sarà l’educazione tra qualche anno?», ha concluso Elisa Zambito Marsala.
L’AI ha un vantaggio competitivo?
Quali competenze sono necessarie per lavorare, quindi, nei prossimi anni? Lo ha spiegato Fabiana Andreani, career mentor: ««Le competenze richieste includono le competenze trasversali e competenze tecniche avanzate come il Machine Learning, la Data Science, l’analisi dei dati e la sicurezza informatica, suddivisibili in tre categorie: intelligent interrogation, judgment integration e reciprocal apprenticing. L’AI è un tipo di intelligenza di ordine matematico, analitico e tecnico, ma come esseri umani abbiamo a disposizione anche altre forme di intelligenza che contribuiscono alla cosiddetta “Tacit Knowledge“, ovvero la conoscenza tacita, frutto dell’esperienza e difficile da trasmettere a parole. Le aziende hanno bisogno di tutte queste forme di intelligenza, e l’AI potrebbe aiutarci a liberare il nostro potenziale al massimo. Tuttavia, è necessario rendere la conoscenza e l’utilizzo delle nuove tecnologie quanto più accessibili possibile per colmare il digital divide nel nostro Paese (l’Italia è posizionata piuttosto in basso nel Digital Economy Index) e fare dell’intelligenza artificiale una General Purpose Technology realmente democratica».