Abbiamo già scritto di Helsing, la società tedesca attiva in ambito difesa che in passato ha raccolto diversi importanti round di investimento. Così come ci siamo occupati degli affari di Daniel Ek, il Ceo di Spotify e co-founder di Neko Health. Le loro strade si sono incrociate da tempo. Come ha scritto il Financial Times l’imprenditore ha guidato l’ultimo aumento di capitale attraverso la sua società Prima Materia: 600 milioni di euro con una valutazione da 12 miliardi.
Cosa fa Helsing
Fondata nel 2021, Helsing ha sede a Monaco di Baviera e di questi tempi sta beneficiando dell’attenzione che politica, istituzioni e opinione pubblica stanno mostrando nei confronti del riarmo europeo. Mentre negli Stati Uniti soggetti come Anduril e Palantir viaggiano a velocità (e con cifre) di altro calibro, l’ecosistema del Vecchio continente ha le sue eccellenze soprattutto nei Paesi del centro Europa.

Nel 2024 Helsing ha chiuso un round da 450 milioni di euro, al quale ha partecipato anche Prima Materia. Il recente investimento guidato da Ek da 600 milioni avviene in una fase di importante evoluzione dell’ex startup: se in origine l’obiettivo era sviluppare AI e software per il comparto militare, oggi punta a costruire droni, aerei e sottomarini da guerra. Con l’ultima operazione il totale raccolto da Helsing raggiunge 1,37 miliardi di euro.
Perché Daniel Ek investe in startup di difesa
«C’è un’enorme consapevolezza che ora è davvero l’AI a guidare il nuovo campo di battaglia. Non possiamo sottovalutare le implicazioni di ciò per questo conflitto [in Ucraina] o per qualsiasi conflitto in futuro». Così Daniel Ek ha detto per commentare il proprio impegno in Helsing. Con la valutazione da 12 miliardi di euro oggi è tra le cinque ex startup più preziose nel portfolio innovativo e tech del Vecchio continente.
Daniel Ek è forse uno dei pochi imprenditori europei riusciti a costruire una realtà – Spotify – capace di imporsi sul mercato globale, dettando un cambiamento radicale nella fruizione dei contenuti anche negli Stati Uniti. In piena pandemia, era il 2020, si era impegnato a investire 1 miliardo di euro per sostenere le startup europee. «Alcuni dei talenti tecnologici più promettenti del mondo – così si era espresso cinque anni fa – lasciano automaticamente l’Europa perché qui non si sentono valorizzati».