Un singolo voto bastava per fermare il temporale, ma stavolta il Senato USA ha scelto la grandinata: 99 a 1 per cancellare una moratoria federale che avrebbe impedito agli Stati di regolamentare l’intelligenza artificiale.
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Sullo sfondo c’è Marsha Blackburn, senatrice repubblicana del Tennessee, e la sua battaglia per difendere le leggi statali che proteggono i minori e l’identità degli individui dall’AI generativa. La partita si accende nel weekend, tra trattative notturne, pressioni di Internet powerhouses come Steve Bannon e una scelta cruciale: mollare una moratoria impopolare che metteva d’accordo solo lobby e Big Tech.

Non capita spesso di vedere governatori, avvocati generali di 37 stati, e il grosso del Congresso remare tutti contro una porzione del “big, beautiful bill”. Eppure, quando la AI bussa alle porte delle nostre vite – tra sicurezza dei bimbi e identità digitali – diventa difficile ignorare la tempesta. Svela molto più di quanto sembri sulla direzione (e le fragilità) della politica tech negli USA.
Arriviamo qui dopo anni di immobilismo e forcing: da una parte le aziende Big Tech che chiedono certezze regolatorie, dall’altra i governi statali – spesso più agili del congresso federale – che corrono a mettere paletti sull’uso dell’AI, specialmente dove si toccano temi come la tutela dei minori e l’identità digitale. Non è la prima volta che lo scontro tra centralismo federale e localismo degli Stati si accende su questi temi.
La bozza di moratoria nasce proprio dalla paura che, senza regole uniche, il mercato USA possa frammentarsi tra 50 (o più) regolamenti diversi: un incubo per chi sviluppa e investe – e un sogno per chi combatte monopoli e abusi. Questo mosaico normativo, però, diventa subito benzina sul fuoco tra chi vede la moratoria come una resa alle lobby Big Tech e chi teme che la libertà dei singoli Stati venga calpestata in nome dell’uniformità. Lo scontro non è solo tecnico: è una questione di fiducia – chi deve davvero proteggere i cittadini?

Le pressioni si sono fatte sentire ovunque: dai discorsi pubblici della ex portavoce Trump, Sarah Sanders, agli avvocati generali che martellano Washington a colpi di lettere furiose. La miccia era accesa da un pezzo. Con la AI in rapida evoluzione e impatti quotidiani sulle vite di tutti, era inevitabile che si arrivasse a un punto di rottura.
Ora che la moratoria federale è saltata, ogni Stato USA ha mani più libere di scrivere leggi proprie sull’AI, specialmente sulle questioni di sicurezza online, diritti d’immagine e tutela dei minori. Questo porterà (almeno nel breve periodo) una giungla di regolamenti diversi a seconda della geografia.
Per le aziende tech – grandi o piccole – il rischio è trovarsi a dover navigare in una burocrazia complessa e disomogenea da costa a costa. Alcuni Stati sperimenteranno soluzioni innovative e magari esagereranno nei veti, mentre altri proveranno ad attrarre investimenti con un approccio più soft. Tra le vittime collaterali possibili: startup in difficoltà con costi legali e compliance, cittadini che beneficiano o soffrono a seconda della ZIP code in cui vivono.
Nel frattempo, Big Tech non starà a guardare: lobby, cause legali e tentativi di ricucire una tela nazionale continueranno. Ma la narrazione è cambiata: adesso il vento soffia verso una regolamentazione decentrata, più reattiva alle ansie e vite quotidiane delle persone.
Chi lavora in AI, gestisce prodotti digitali o ha responsabilità manageriali non può più aspettare direttive federali come un semaforo unico. La chiave ora è adattabilità: monitorare (e anticipare) i vari livelli di regolamentazione statale e, quando possibile, contribuire attivamente alla loro costruzione invece di subire passivamente decisioni dall’alto.
Per imprenditori e manager significa investire in governance interna più robusta: non basta più seguire le regole “minime”, bisogna ragionare per “standard migliori”, costruendo modelli che resistano sia alla pressione politica che a quella sociale. Strategie come audit etici, trasparenza sulla gestione dei dati e collaborazione con realtà locali diventano vantaggi competitivi – non solo scudi difensivi.
Per i professionisti, lo scenario impone aggiornamento costante: ciò che oggi è legale in California potrebbe essere vietato domani in Texas. Occorre una cultura di responsabilità diffusa, agile, e uno sguardo non più a che leggi arriveranno, ma a quali cambiamenti di valori sociali stanno premendo sulla regolamentazione dell’AI. Insomma: preparatevi a ballare sotto la pioggia… e portate un ombrello robusto.