“La blockchain aveva già cambiato il mercato ma non c’era stata la rivoluzione, perché non era arrivata alle masse: ora Facebook ci sta riuscendo”. Le conseguenze di Libra sul mercato globale
Forse era solo questione di tempo: con il lancio della nuova criptovaluta Libra, Facebook pianta un’altra bandiera nel proprio processo di espansione globale a 360 gradi. Questa volta, però, le implicazioni per l’economia, la finanza e le banche centrali potrebbero essere più serie di quelle affrontate finora. Preoccupazioni esagerate? Non proprio, secondo Fabio Pezzotti, founder e CEO di Iconium, la prima azienda in Italia dedicata a progetti blockchain, investimento in asset digitali, token crowdsales, ICOs e STOs (ne abbiamo parlato qui): “La posta in gioco è alta, la politica e la regolamentazione non potranno rimanere neutrali. Rischiamo di trovarci con sistemi monetari globali in conflitto, come Europa dovremo capire dove ci posizioneremo” spiega.
Quando compreremo le mele con Libra
La nuova valuta è, definizione ufficiale di Facebook, “una moneta globale e un’infrastruttura finanziaria”. Sarà usata per tutte le transazioni su internet ma sarà anche, nelle aspirazioni di Zuckerberg, una moneta per fare la spesa al supermercato, prendere l’autobus, pagare le bollette. “L’app per queste attività è ancora in fase di sviluppo ma verrà lanciata a breve. Ci potremmo trovare a comprare le mele in euro o in libre” continua Pezzotti. Una vera e propria moneta alternativa, quindi, il cui valore poggerà su una riserva di asset reali, a differenza di quanto avviene con le altre monete virtuali: un paniere di valute, depositi bancari, titoli del Tesoro Usa, obbligazioni delle Banche centrali. Questo la renderà più stabile rispetto, ad esempio, ai bitcoin, perché agganciata a valute reali, meno volatile o soggetta a speculazioni.
“Soprattutto all’inizio la Libra funzionerà all’interno dell’ecosistema advertising di Facebook” aggiunge Pezzotti. “Il publisher pagherà così con la nuova moneta, senza fluttuazioni di valuta. Ma poi l’obiettivo è far uscire la moneta da questo circuito e portare ad utilizzarla nella vita di tutti i giorni”.
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Il rischio per i grandi player
Il progetto Libra è molto ampio e apre le porte ad altri grandi player globali: tra i 28 soci fondatori, oltre alla società di Palo Alto, ci sono anche aziende come Vodafone, Iliad, Spotify, Booking, Uber, Mastercard, Visa e PayPal. Ognuna di queste aziende farà parte del board e avrà voce in capitolo nelle decisioni prese, una misura che Zuckerberg spera riesca a placare le preoccupazioni di chi vedono il potere di Facebook aumentare a dismisura.
All’orizzonte si profila però un problema con le società che gestiscono le transazioni online, come Visa o PayPal: “Le grandi aziende che gestiscono transazioni attraverso i canali bancari tradizionali potrebbero risparmiare molto con il nuovo sistema. Walmart, ad esempio, paga 8 miliardi l’anno in transazioni: con la blockchain i costi potrebbero ridursi di 100 volte, quindi Visa o PayPal potrebbero rimanere fuori dal mercato. Il grande vantaggio quindi non sarà tanto per i consumatori, quanto per le piattaforme di commercio che di conseguenza non useranno più gli strumenti tradizionali”. Ma a rischio non saranno solo i competitor finanziari: “Dovrebbero preoccuparsi anche le banche tradizionali e quelle centrali che stampano moneta. Il potere di Facebook è enorme, con la sua platea di 2,4 miliardi di utenti”.
Non a caso la politica ha iniziato ad esprimere le proprie preoccupazioni. A Washington si sono alzate diverse voci, sia di parlamentari democratici che repubblicani, che chiedono chiarezza sui progetti di Zuckerberg, auspicando un’audizione davanti al Congresso. Il caso di Cambridge Analytica e dell’utilizzo dei dati è troppo fresco per non far scattare l’allarme. Tanto più perché per utilizzare Libra saranno richiesti agli utenti un documento di identità e altre informazioni: una valanga di dati che Facebook ha già dimostrato di gestire in maniera non proprio trasparente. “Nel lanciare Libra, Zuckerberg e il suo staff hanno puntato molto sul fatto che raggiungerà 1,7 miliardi di persone che oggi non hanno accesso a uno strumento finanziario elettronico. Molti però ci vedono un modo per conquistare un’altra fetta di utenti. Si aprono scenari molto difficili da prevedere: se Facebook riuscirà a convincere i consumatori a pensare in Libre anziché in euro o in dollari avrà un vantaggio competitivo gigantesco”.
Che cosa cambia ora
Quel che è certo è che l’annuncio di Zuckerberg cambierà molti scenari futuri: “È in atto una grande rivoluzione, fino a un anno e mezzo fa parlare di criptovalute era impossibile, sembrava una parolaccia, associata al mercato nero o ai trafficanti di droga” spiega Pezzotti. “Il grande merito di Facebook è quello di aver sdoganato il settore, rendendolo fruibile e comprensibile sia alle banche che alla signora di 50 anni che va a fare la spesa. La blockchain aveva già cambiato il mercato ma non c’era stata la rivoluzione, perché non era arrivata alle masse: proprio quello che sta facendo Facebook. E siamo solo all’inizio”.