Dal 2012, quando valeva 200 milioni, il mercato è cresciuto fino a 3,6 miliardi. Grazie alla semplificazione e incentivi miliardari. Ora punta a diventare il fulcro di un ecosistema continentale e l’Italia prova a copiarlo
Blablacar, Sigfox, Withings? Sono Unicorni e sono francesi. Nei dintorni di Parigi si fa innovazione spinta, ai livelli di Londra e Berlino. Lo rileva, almeno dal 2015, il Barometro del capitale di rischio in Francia, redatto da EY. L’ultimo aggiornamento, relativo a tutto il 2018, spiega che “la somma totale raccolta è cresciuta del 40% a 3,6 miliardi di euro”. Le transazioni sono state 645 nell’anno con un valore medio di 5,6 milioni. In volume, il mercato è raddoppiato rispetto al 2015, considerato l’anno del cambio di passo per il VC francese. Non solo. Crescono anche le somme raccolte attraverso il fundraising. Questo significa, secondo EY, che gli investitori francesi e internazionali “convinti del potenziale dei progetti e dei talenti locali, offrono ora loro le risorse per diventare player chiave nei propri mercati di riferimento, ovvero per diventare scale up”.
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Francia, startup nation
E se la Gran Bretagna, nonostante le incertezze causate dalla Brexit, resta la destinazione preferita dai venture capital con un totale raccolto nel 2018 di 5,8 miliardi, la Francia si avvicina e quasi affianca la Germania (a 4,3 miliardi). Artificial intelligence (IA), Blockchain, Cyber Security, Smart City and Health Tech: in tutti questi i settori le startup francesi stanno dimostrando di essere in grado di disegnare il futuro. Nel 2018 a raccogliere di più sono state le startup dei servizi internet con 1,1 miliardi di euro, seguiti da software a quota 745 milioni e life science (574 milioni). Il deal più ricco è quello di Voodoo nel settore del gaming (169 milioni).
Ma come si è arrivati a questo punto? Ovviamente l’ecosistema non è esploso da sé, ma alla fine di un percorso di incentivazione e di politiche mirate. Al quale pare ispirarsi ora l’Italia, per esplicita ammissione del governo attuale.