Too Good to Go è nata tra Danimarca e Regno Unito nel 2015 e consente ai clienti di controllare in quali ristoranti sono disponibili a prezzi contenuti avanzi destinati alla spazzatura. Il tutto per risparmiare, evitare gli sprechi e inquinare di meno
Lo spreco alimentare è da sempre uno dei problemi principali del settore della ristorazione. Si stima che ogni anno nel mondo 1,3 miliardi di tonnellate di cibo perfettamente commestibile finiscano nella pattumiera. Stiamo parlando di un terzo del cibo prodotto che potrebbe essere usato per sfamare gli 800 milioni di persone che soffrono di malnutrizione. La tecnologia prova a porre un rimedio a questo fenomeno attraverso un’app. Si chiama Too Good to Go ed è frutto di un’impresa sociale partita tra Regno Unito e Danimarca nel 2015.
Guadagnare dal cibo destinato alla spazzatura
Il recupero alimentare proposto dal team, però, non è distribuzione solidale del cibo avanzato. Nell’idea di Tgtg c’è una reale possibilità di guadagno per i ristoratori e di risparmio per i clienti. Scaricando l’applicazione sul proprio smartphone, si può entrare in contatto con i locali che aderiscono al progetto e verificare la disponibilità di cibo avanzato. I clienti prenotano quindi il pasto recuperato e vanno a ritirarlo quando si avvicina l’orario di chiusura del ristorante. Il costo è molto contenuto e va dalle 2 sterline a un massimo di 3,80 per i piatti più prelibati. Dopo l’acquisto non rimane che consumare il cibo che viene servito in contenitori ecosostenibili ricavati dalla canna da zucchero.
Lo spreco alimentare nemico dell’ambiente
Sul sito di Tgtg viene messo in evidenza un paragone significativo: «Se lo spreco alimentare fosse una nazione, sarebbe la terza responsabile di emissioni di gas serra al mondo». La prospettiva ambientale, quindi, è un altro degli aspetti tenuti in considerazione. Sulla home page del portale c’è un contatore che tiene traccia della quantità di anidride cabonica di cui viene evitata l’emissione in atmosfera grazie alla app.
Dall’idea del sito a una app
Lo sviluppo della piattaforma l’ha portata dal 2016 ad affermarsi nel Regno Unito, a Brighton e a Leeds. Ad agosto 2016 Too Good To Go era presente già in sei nazioni diverse. «In appena sei mesi siamo riusciti a evitare l’emissione di più di 200 tonnellate di anidride carbonica e abbiamo fornito pasti che altrimenti sarebbero andati buttati a chi ne aveva bisogno», si legge ancora sul sito dell’azienda. I co-fondatori del progetto, Jamie Crummie e Chris Wilson, hanno raccontato a Mashable il percorso che li ha portati dalla loro cittadina Leeds a far nascere un’applicazione che ha permesso di avviare un business di successo: «Abbiamo incontrato molta restistenza da parte dei ristoratori che non capivano il meccanismo di quello che all’inizio doveva essere solo un sito. Siamo poi passati all’idea di costruire un’app e ci siamo uniti a un gruppo di ragazzi danesi che stavano lavorando per quello».
Educare al recupero
Oltre ad essere un modo per aggiungere un guadagno, anche se minimo, alle casse dei ristoratori, Too Good to Go è anche un’iniziativa di sensibilizzazione sul valore del cibo: «Il fatto che in ogni contenitore acquistato da un cliente ci siano alimenti troppo buoni per essere buttati potrà far riflettere su come viene gestito il cibo in casa», spiega Chris WIlson. L’intenzione, quindi, è quella di diffondere informazione in un paese come il Regno Unito dove il problema dello spreco alimentare è particolarmente sentito e dove i progetti per aiutare i ristoratori a calibrare meglio gli acquisti sono già parecchi.