Domenica 26 maggio si vota per il rinnovo dell’Europarlamento. Abbiamo intervistato Giulio Centemero, esponente del partito molto vicino al leader Matteo Salvini
Le elezioni europee di domenica saranno il banco di prova più serio che l’Europa abbia sperimentato dalle origini del progetto negli anni Cinquanta. Fino a oggi, Bruxelles è sempre riuscita a confinare il malcontento al di fuori del recinto elettorale: c’era, ma non si poteva votarlo se non affidandosi a realtà minori, più folcloristiche che realmente rappresentative. La situazione attuale è diversa. Chi non si riconosce nel trattato di Lisbona ha la possibilità di eleggere rappresentanti in grado di smontarlo dall’interno, e in molti Stati si tratta di partiti di un certo peso, quando non sono – addirittura – al governo. Tra i capofila di questo movimento continentale c’è la Lega di Matteo Salvini. Sotto la guida del leader milanese, la compagine che fu di Umberto Bossi ha mutato pelle: da realtà locale, secessionista e antisistema a partito nazionale, di governo e sovranista. I voti ne hanno guadagnato. Una cosa è certa: se il fronte guidato da Salvini (chiamato a raccolta nel capoluogo lombardo sabato scorso con la presenza, tra gli altri leader, di Marine Le Pen) riuscirà ad avere abbastanza deputati, assisteremo a una legislatura nel corso della quale nulla potrà essere dato per scontato.
Leggi anche: Verso le Europee | Il programma di Alessandra Todde (M5S) su startup e innovazione
L’intervista a Giulio Centemero (Lega)
Abbiamo chiesto a Giulio Centemero, 40enne deputato brianzolo molto vicino al leader lumbard, di fare il punto della situazione, in particolar modo sulle questioni che stanno a cuore a StartupItalia. Ecco le risposte.
StartupItalia: Cosa proponete di fare, in Europa, per avvantaggiare l’ecosistema delle startup e per agevolare l’iniziativa imprenditoriale privata, soprattutto in campo giovanile? Avete iniziative per stimolare il sistema di credito o rendere maggiormente accessibile il sistema di tutela di marchi e brevetti?
Giulio Centemero: A livello comunitario ci sono diverse risorse utili ad avvantaggiare l’ecosistema delle startup. Lo sforzo politico deve essere quello di “scaricare a terra” tali risorse. Innanzitutto BEI, FEI e altre istituzioni finanziarie forniscono supporto a startup, incubatori e acceleratori ma pochi lo sanno. Inoltre alcune norme penalizzano le PMI e le startup nostrane come ad esempio la definizione di PMI comunitaria fornita dall’omonima direttiva: la stessa va necessariamente rivista al fine di consentire ad esempio il ricorso ai Growth Markets da parte delle nostre realtà imprenditoriali.
StartupItalia: Spesso le opportunità non si conoscono.
Giulio Centemero: Quando seguivo Matteo Salvini nel suo ufficio al Parlamento Europeo lo sforzo dei miei colleghi Alessandro Panza, Andrea Crippa, degli stagisti che si sono alternati e mio era quello di fare scouting di opportunità per realtà italiane di ogni tipo, tra cui, appunto, l’ecosistema delle imprese innovative. Inviavamo dei prospetti riassuntivi di bandi o tender di altro tipo a un’ampia mailing list, e seguivamo nell’application chiunque ci chiedesse una mano. Ricordo ad esempio diverse ragazze e ragazzi che applicarono all’Erasmus for young entrepreneurs: molti di questi ora sono imprenditori e hanno fatto crescere le loro startup anche oltre confine. Tale attività proseguirà all’interno del gruppo Lega all’Europarlamento.
Un’altra iniziativa che abbiamo seguito dagli albori è la formazione della Macro Regione Alpina, composta da tutte le regioni in cui si sviluppa l’arco alpino, Svizzera compresa. Da questa esperienza nasce ad esempio la la piattaforma “re-search Alps” che mette a disposizione di PMI e startup dati relativi a centri di ricerca e laboratori presenti su tutto il territorio: ciò comprime i tempi di ricerca e sviluppo per rispondere a cambiamenti di mercato sempre più rapidi, riduce i costi del R&D rendendo di fatto tale attività disponibile anche ai piccoli rispetto a quanto fanno le big corporation e valorizza il potenziale di sperimentazione e innovazione delle startup. Quando inizialmente parlavamo di Macro Regione Alpina ci davano dei pazzi, eppure ora è un driver di sviluppo e innovazione sovranazionale.
Leggi anche: Verso le Europee | La ricetta di Pisapia (PD) su startup, lavoro e green economy
StartupItalia: Cosa ne pensa la Lega del fintech?
Giulio Centemero: In Italia, come ha dichiarato anche il vice ministro Massimo Garavagia durante gli “Stati generali piccole e imprese e professioni” lo scorso marzo, bisogna intervenire con una rivisitazione totale del modello di credito partendo da una diversa applicazione e funzionalità e condizionamento del merito creditizio, dei sistemi di garanzia, dal sostegno dei nuovi sistemi di gestione del credito che fanno riferimento al Fintech, nonché nella creazione di un Fondo per lo sviluppo delle PMI; tali considerazioni valgono anche per l’Europa. Fondamentale è la necessità di potenziare canali di accesso al credito diversi da quello bancario, prevedendo specifiche forme di salvaguardia a tutela dei risparmiatori che si rivolgono alle piattaforme Fintech e potenziando le fonti alternative di capitali, dalle multilateral trading facilities come l’AIM Italia, ai fondi di VC, PE e di debito. Personalmente, come co-chair del panel economico dell’Assemblea Parlamentare del Mediterraneo (che comprende anche una parte di Unione Europea, oltre che il Nord Africa e il Levante) sto promuovendo delle giornate di studio il 4 e 5 luglio a Milano rispetto ai Mercati Alternativi del Capitale: le risorse in tutta l’area ci sono, vanno messe a fattore comune.
StartupItalia: Parliamo di proprietà intellettuale e di Brevetto Unico Europeo.
Giulio Centemero: Rispetto alla proprietà intellettuale sono felice che l’agevolazione fiscale del Patent Box venga di molto snellita e velocizzata dal Decreto Crescita. Sono convinto che il numero di registrazioni di brevetti richiesto sia un’indicatore delle dinamiche dell’innovazione in un determinato Stato; in tal senso il brevetto unico europeo è quindi ormai realmente in rampa di lancio e, presumibilmente a partire dalla metà del 2019, sarà in grado di offrire una copertura giuridica su tutto il territorio dei 26 paesi che vi hanno aderito, con il vantaggio per le aziende di dover presentare una sola domanda e pagare una sola volta il costo della relativa imposta (invece che 26 volte): prima registrare un marchio poteva costare anche 36mila euro, il che poteva scoraggiare i più. Le tre lingue ufficiali per la brevettazione sono l’inglese, il francese e lo spagnolo e per la maggior parte delle nostre PMI oltre all’imposta di registrazione si sommeranno le spese di traduzione della richiesta in una delle lingue ufficiali, con un costo aggiuntivo di circa il 30% in più rispetto agli altri Paesi Ue. Faremo ovviamente valere in Europa le nostre ragioni al fine di non vedere discriminate le aziende italiane rispetto a quelle estere.
StartupItalia: Manca, però, una tutela su scala globale.
Giulio Centemero: E’ vero, in un mondo sempre più globalizzato permane il limite della mancanza di una tutela su scala planetaria. Oltre i confini europei non ci sarà alcuna tutela anche se a cominciare dalla difesa del Made in Italy, sempre nel Decreto Crescita stiamo facendo dei passi in avanti. Insomma, siamo fortemente convinti che questa Europa vada cambiata e vada riconosciuto all’Italia un ruolo centrale in tutto il mercato internazionale.
StartupItalia: Lavoro e politiche sociali. L’Ue registra un totale di 3,3 milioni di disoccupati nella fascia 15-24 anni e 5,5 milioni di Neet, con un tasso di disoccupazione giovanile al 15%: quali sono le vostre proposte per combattere questo fenomeno?
Giulio Centemero: Anzitutto è fondamentale arrestare la fuga dei “cervelli” con «investimenti sul potenziale europeo» in quattro settori cardine: commercio, infrastrutture, innovazione e l’economia sociale di mercato. Serve una maggiore apertura dei nuovi mercati in Europa e legami con altri mercati nel mondo, supporto alle Pmi per la crescita. Bisogna spingere sui fronti di mobilità professionale e formazione delle competenze richieste da un «lavoro intelligente», allineato agli ultimi sviluppi dell’economia digitale. Necessaria inoltre l’individuazione di linee guida per la creazione di un «lavoro di qualità»: investimenti per una riconversione green della politica industriale, politiche sociali e un focus sulle nuove generazioni, dall’ istruzione a canali di accesso privilegiati nel mercato dell’occupazione.
StartupItalia: Avete pensato alle periferie, non solo cittadine, ma anche a livello nazionale? Insomma, le aree svantaggiate.
Giulio Centemero: Serve grande attenzione: nell’attuale framework normativo comunitario, e ahimè nazionale, la montagna, le isole e le altre aree periferiche sono concepite come un “peso” da assistere. Al contrario grazie alla tradizione e alle nuove tecnologie sono i veri spazi di crescita, il vero Blue Ocean per la nostra economia. Vi invito in tal senso a osservare le esperienze di Unimont, sede distaccata della Statale di Milano a Edolo, in Valcamonica; pur di rimanere nei propri territori i laureati di Unimont hanno creato nuovi business model generando a loro volta nuove economie che prima non esistevano.
StartupItalia: Green economy, siamo all’alba di una nuova era. C’è l’esigenza di riconvertire la produzione industriale senza danneggiare l’economia già precaria del Vecchio Continente e senza infierire sull’occupazione. Qual è la vostra ricetta per affrontare la transizione?
Giulio Centemero: La green economy è una leva di innovazione e stimolo alla competitività del sistema industriale. Un driver fondamentale per una ripresa solida dello sviluppo in Europa. In primis, vanno coinvolte le pubbliche amministrazioni, con l’adozione di buone pratiche, migliori tecniche e standard. In secondo luogo ci vogliono politiche che stimolino un generale approccio all’economia circolare e alle pratiche green nel Paese. Si richiama spesso la necessità di ritrovare un’Europa efficiente sotto il profilo delle risorse: si tratta di favorire il passaggio a un’economia a basse emissioni di carbonio, incrementare l’uso delle fonti di energia rinnovabile, modernizzare il settore dei trasporti e promuovere l’efficienza energetica. Si richiede inoltre il sostegno a una politica industriale per l’era della globalizzazione, in grado di “migliorare il clima imprenditoriale”, specialmente nelle piccole imprese, e favorire lo sviluppo di una base industriale solida in grado di competere su scala mondiale. Va infine considerata la parte che riguarda l’agenda per nuove competenze e nuovi posti di lavoro. Dinamiche occupazionali più fluide e miglioramento delle competenze lungo l’arco della vita sono condizioni per aumentare la partecipazione al lavoro e per conciliare offerta e domanda di manodopera. Una prospettiva in cui la formazione continua è fondamentale.
StartupItalia: Cosa avete fatto, nello specifico, nelle precedenti legislature?
Giulio Centemero: Come Lega a livello comunitario abbiamo già dimostrato concretamente di credere nella green economy come fattore di sviluppo dei territori: diverse nostre amministrazioni locali aderirono al progetto del Covenant of Mayors, ovvero un patto tra sindaci che prevedeva tramite diverse azioni la riduzione delle emissioni di CO2 partendo proprio dai Comuni. Non solo aiutammo tanti nostri sindaci ad aderire ma alcune amministrazioni locali a guida Lega, come la provincia di Bergamo, divennero strutture di supporto della Commissione Europea al fine di coordinare le azioni creando delle vere e proprie economie di scala volte alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica. Questo fu un processo virtuoso che stimolò l’apprendimento di nuove skill, il knowledge transfer e la creazione di nuove figure professionali e posti di lavoro.