L’incentivo che favorisce l’ideazione e la pre-produzione di videogiochi con un contributo a fondo perduto che copre il 50% delle spese e dei costi ammissibili è andato letteralmente a ruba e tutto si è trasformato in un clic day
Forse più che un Fondo, una pozzanghera. E in tanti, tantissimi, sono rimasti a secco, senza potersi abbeverare. Dalle parti di Invitalia si festeggia: “Dopo circa tre ore dall’apertura dello sportello, avvenuta alle 12.00 del 30 giugno 2021, la mole di domande ha esaurito i 4 milioni di euro disponibili e il Mise ha quindi decretato lo stop alle richieste di finanziamento”, ma alla nostra redazione sono invece pervenute mail e segnalazioni inferocite, di imprenditori e team che non hanno avuto modo di ottenere alcunché dall’atteso Fondo per i videogiochi.
Leggi anche: First Playable Fund, da fine mese si possono chiedere i fondi
“Non pensavamo fosse l’ennesimo clic day”, ci scrive un lettore con una startup videoludica qui a Milano. “Tanta fatica per reperire moduli e documenti e poi non ci hanno nemmeno fatto entrare”, gli fa eco un altro imprenditore, questa volta con sede a Roma, anche lui escluso dal First Playable Fund, il fondo per chi sviluppa videogiochi.
Leggi anche: Quante sono le startup italiane che sviluppano videogiochi?
Insolitamente aspra nei toni anche IIDEA, la ‘Confindustria del videoludo’ che rappresenta gli attori del settore: “I fondi sono stati insufficienti per coprire le esigenze del settore, necessario l’immediato rifinanziamento della misura di sostegno promossa dal MISE e gestita da Invitalia e il potenziamento della sua dotazione finanziaria”. E, ancora: “Se da un lato l’ampia partecipazione può essere vista come un segnale positivo di interesse per l’intervento, dall’altro conferma l’assoluta inadeguatezza della dotazione finanziaria disponibile per sostenere lo sviluppo dell’industria dei videogiochi italiana”.
Leggi anche: Recensione di Wing of Darkness, la Wonder Woman indie salverà il mondo
Che la somma allocata (quattro milioni di euro) fosse insufficiente IIDEA lo ripete da parecchio, ma probabilmente nessuno si aspettava che si sarebbe volatilizzata tanto rapidamente. Soprattutto considerati i ridottissimi numeri del settore qui in Italia: l’ultimo censimento di IIDEA ha contato 160 realtà, con un aumento del 26% rispetto al numero di risposte registrato nel 2018. Il 73% dei rispondenti è costituito da imprese collettive, il 18% da liberi professionisti e il 9% da altre forme organizzative. Il 37% del comparto è rappresentato da startup innovative.