Nel secondo trimestre, tra aprile e giugno, sono nate 10.678 attività imprenditoriali “rosa” in meno. Un calo su base annua del 42,3%, superiore a quello subito dalle attività maschili (-35,2%)
Il Covid-19 ha impattato notevolmente sulle imprese femminili che nel nostro Paese già prima dell’emergenza sanitaria non godeva di buona salute. È quanto emerge dal Rapporto di Unioncamere sull’imprenditoria femminile.
Vistoso calo delle imprese femminili
Nel secondo trimestre, tra aprile e giugno, sono nate 10.678 imprese rosa in meno, se si guarda alle iscrizioni di nuove imprese. La pandemia di Coronavirus ha perciò comportato un calo su base annua del 42,3%, superiore a quello subito dalle attività maschili (-35,2%). Ecco che il saldo di fine giugno, rispetto al 2019, vede venir meno quasi 5 mila imprese con al timone una donna.
Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli
“In Italia ci sono più di un milione e trecentomila imprese femminili che crescono ogni anno un po’ più delle altre. Durante il periodo di emergenza abbiamo visto invece un rallentamento della nascita di queste imprese, a testimonianza del fatto che il peso più rilevante in quelle fasi difficili è ricaduto e ricade sulle spalle delle donne. Anche per questo dobbiamo rafforzare gli strumenti utili per sostenere le donne a far nascere e crescere le loro imprese”, ha detto il presidente di Unioncamere, Carlo Sangalli.
Prima del Covid c’era la rimonta
In compenso, prima della pandemia, le imprese femminili stavano crescendo a un ritmo molto più intenso di quelle maschili: +2,9% contro +0,3%. In valori assoluti l’aumento delle imprese femminili è stato più del triplo rispetto a quello delle imprese maschili: +38.080 contro +12.704. In pratica, le imprese femminili hanno contribuito a ben il 75% dell’incremento complessivo di tutte le imprese in Italia, pari a +50.784 unità. Anche se ancora fortemente concentrate nei settori più tradizionali, le imprese di donne stanno crescendo soprattutto in settori più innovativi e con una intensità maggiore delle imprese maschili.
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È il caso delle Attività professionali scientifiche e tecniche (+17,4% contro +9,3% di quelle maschili) e dell’Informatica e telecomunicazioni (+9,1%,contro il +8,9% delle maschili). Lazio (+7,1%), Campania (+5,4%), Calabria (+5,3%), Trentino (+5%), Sicilia (+4,9%), Lombardia (+4%) e Sardegna (+3,8%) le regioni in cui le aziende al femminile aumentano oltre la media. In termini di incidenza territoriale, sul totale delle imprese, al vertice della classifica si incontrano tuttavia tre regioni del Mezzogiorno (Molise, Basilicata e Abruzzo), seguite dall’Umbria, dalla Sicilia e dalla Val d’Aosta.