In collaborazione con |
Un modello formativo basato su percorsi di continuous learning e l’I.A. Al centro ci sono le skills, gli individui, la tecnologia e le relazioni sociali
Nel complesso mondo del lavoro, in continuo cambiamento e perennemente alla ricerca di nuove competenze, Mylia mette al centro l’individuo – afferma Roberto Pancaldi, Managing Director di Mylia – e dà modo a questo di sviluppare e perfezionare non solo hard e soft skills, ma anche gli strumenti tecnologici, e di gestire al meglio il proprio rapporto con i colleghi. Creare advancing humanity è il nostro fine ultimo”.
Un percorso, portato avanti dal gruppo Adecco, basato sulla formazione continua e sul machine learning e l’intelligenza artificiale, che si rivolge a chi è alla ricerca di lavoro e a coloro che sono già inseriti in azienda.
I pilastri fondanti di Mylia
«Il nostro metodo si basa, principalmente, su quattro macro-aree d’intervento – afferma Nina Barreca, Product Manager di Mylia – anzitutto andiamo a mappare sia lo scenario lavorativo in cui il soggetto è inserito, sia certi suoi comportamenti, al fine di raccogliere e studiare un’ampia gamma di dati. Secondariamente, constatiamo quanto il soggetto sia influente nel proprio ambito lavorativo, cogliendone interazioni e significati. L’”innovaction” è il nostro terzo campo di analisi. “Quanto l’individuo riesce a mettere in atto piani d’azione efficaci? Quanto è abile a creare e ad innovare il proprio campo lavorativo?”. Infine, analizziamo le interazioni e le relazioni, reali e virtuali, all’interno del proprio organigramma. Anche questo è un aspetto centrale del programma. In totale, lavoriamo su 16 strati, che corrispondono a 16 aree comportamentali».
In base ai risultati ottenuti, Mylia pianifica programmi che utilizzano un mix di metodologie e strumenti di apprendimento costruiti sul partecipante, coinvolgendolo in un’esperienza formativa che gli garantisce la possibilità di scegliere il percorso più adatto alle proprie esigenze.
“Più di dieci anni fa lanciammo il primo percorso di formazione – dichiara Country Manager del Gruppo Adecco, Andrea Malacrida – Oggi ne abbiamo fatto il nostro pilastro”.
Lavoro: quali competenze si richiedono oggi?
Il mondo del lavoro è in continua evoluzione, e con l’avanzare della tecnologia cambiano anche le competenze. Alcuni esperti hanno fatto il punto su quali siano le skills più richieste oggi. «Per i nostri nonni valeva la formula “Una volta fatto bene il proprio lavoro, non c’è altro a cui dover pensare” – spiega Massimo Temporelli, founder di Fablab – Oggi questo paradigma si è invertito, nel senso che più il candidato è abile a destreggiarsi in ambiti differenti, più il suo livello di employability sarà alto. Il mondo del lavoro, adesso, è contaminazione, e sono due le parole chiave su cui doversi concentrare: il “design thinking“, ovvero il ”saper progettare”, e l’empatia tra colleghi: essenziale in un buon team».
«Le digital skills sono, oggi, un requisito fondamentale, e il capitale umano un asset strategico per l’azienda. Il suo sviluppo è un vero e proprio must – precisa Fabrizio Mori, Innovation Manager del nuovo brand – Mylia, avvalendosi di strumenti di I.A. fotografa gli individui e l’azienda, tracciandone soluzioni formative con un focus sulla creatività».
Competitività è l’ambito nel quale devono investire le aziende per Riccardo Raineri, Business Manager di Mylia, ed employability la sfera su cui puntare a livello individuale. “Il 47% dei lavoratori che abbiamo intervistato per un nostro sondaggio ha dichiarato di rivolgersi all’esterno dell’azienda per effettuare programmi di formazione, ma sarebbe contento se fosse il proprio luogo di lavoro ad offrirgli tali opportunità. Se prima, soprattutto per quanto riguarda certi tipi di incarico, si investiva molto nelle hard skills, oggi non è più così, e sono le soft skills ad essere divenute rilevanti”, ha dichiarato il business manager.
E se in molti pensano che l’intelligenza artificiale andrà a sostituire il lavoratore, Fabio Sgaragli, Head of Innovation di Fondazione Giacomo Brodolini, rassicura: “Serviranno, invece, figure ancora più competenti in campo digitale“.