Atenei e innovazione vanno a braccetto in Italia? Proviamo a capirlo assieme con la survey di StartupItalia. Bastano pochi minuti. Perché senza istruzione non c’è futuro
Ogni tanto vi consultiamo per sapere cosa ne pensate dei temi caldi per il paese e il mondo delle imprese. È il nostro modo per tastare il polso della situazione senza intermediazioni, e uno dei tanti per mantenere i contatti con la nostra community, specialmente in un anno come questo.
Non nascondiamocelo: era bello incontrarci di persona al SIOS, agli eventi estivi, a quelli organizzati dalle amministrazioni come la Milano Digital Week.
Ma dodici mesi a contatto con il virus ci hanno lasciato la sensazione che il futuro sarà sempre più al crocevia tra fisico e digitale. Qualcuno ha persino creato un neologismo, che va a sommarsi all’elenco: phygital.
Così, questa volta vi chiediamo di raccontarci qualcosa del vostro rapporto con l’università. Vogliamo capire se, e come, gli anni spesi sui libri hanno influito sulla vostra voglia di fare impresa.
Dai grandi atenei alle realtà più piccole, che facoltà avete frequentato? Quanto ha contato nella vostra scelta di essere imprenditori? Avete proseguito oltre la laurea? Oppure, come Bill Gates, Steve Jobs e tanti altri, vi siete fermati prima, e ne siete usciti per rincorrere i vostri sogni?
Il tema è affascinante. Dalla formazione dipende buona parte della risposta alla crisi pandemica.
Siamo, e sempre più saremo, un’economia della conoscenza: che non può lasciare indietro nessuno, certo, ma che a tutti deve chiedere lo sforzo di continuare a crescere in competenze e abilità. Senza istruzione non c’è futuro. Almeno, non quello a cui siamo abituati.
La competizione globale fa sì che potremo continuare a permetterci il livello di benessere sui cui ci siamo adagiati solo con uno scatto in avanti. Le classifiche sull’abbandono scolastico alle scuole superiori e quelle sul numero di laureati parlano chiaro: ci troviamo agli ultimi posti tra i paesi con cui andiamo a confrontarci.
E poi c’è il tema della retention: molti, tra quanti completano gli studi, lasciano l’Italia, delusi non solo dalle prospettive, ma anche da ciò che hanno visto in aula.
Insomma: c’è molto da fare. E noi proveremo a raccontarlo.
Il questionario (lo trovate cliccando qui) dura tre minuti e nessun dato personale sarà raccolto, come di consueto. Come sempre, i nostri sondaggi hanno il valore di un termometro e non possono essere interpretati alla stregua di quelli commissionati a società specializzate: mancano la ponderazione, la selezione accurata del campione e una serie di aspetti chiave. Ma le vostre risposte possono fornire sicuramente un’indicazione di massima. Che, opportunamente elaborata, darà modo alla redazione di esplorare meglio il tema.