Zanichelli lancia un’app dedicata a studenti e appassionati in occasione del centenario della Relatività: per spiegarla in modo semplice con cartoni animati ed esperimenti
In occasione del centenario della teoria della relatività generale di Einstein, Zanichelli ha lanciato RelativitApp, un’applicazione che trasforma un concetto solitamente considerato ostico in un cartone animato interattivo. “È una tradizione quella per cui le scoperte scientifiche del secolo scorso non sono ritenute alla portata del cittadino comune e si studiano soltanto a scuola, nell’ultimo anno di liceo”, commenta Federico Tibone, fisico e autore scientifico Zanichelli, che insieme a Tullio Regge ha realizzato RelativitApp. “In realtà alcune di queste idee non sono così complesse”, continua Tibone ”ed esistono tecniche per raccontarle in modo che siano più comprensibili per tutti: è questo il caso della teoria della relatività di Einstein, che è uno dei fondamenti della vita quotidiana odierna, anche se spesso non ce ne rendiamo conto”.
L’applicazione è stata ideata con Tullio Regge, grande scienziato recentemente scomparso, considerato uno dei più grandi esperti italiani in materia di relatività. “Regge ha avuto un ruolo di prim’ordine nella divulgazione italiana e nell’uso del computer”, ricorda Tibone.”Era una persona estremamente curiosa e spiritosa, caratteristiche che l’hanno spinto fin dai primi anni Ottanta a usare il computer per presentare la divulgazione in modo diverso e più comprensibile per il grande pubblico.
All’interno di RelativitApp, il fruitore può cambiare i parametri di riferimento e fare degli “esperimenti ideali”, come li chiamava Einstein.
Tipicamente, si cambia il valore della velocità relativa degli oggetti che si stanno osservando, per vedere come si comportano quando ci si avvicina alla velocità della luce”.
Per appassionati e maturandi
RelativitApp si rivolge a due categorie di persone: agli adulti curiosi che non hanno familiarità con la teoria di Einstein, ma si sono sempre domandati che cosa fosse la relatività, e ai ragazzi che devono studiarla per prepararsi all’esame di maturità. “Gli studenti possono trovare un valido supporto in RelativitApp, dove suoni e immagini aiutano a capire”, spiega Tibone; “l’aspetto innovativo di quest’applicazione è l’utilizzo di una tecnica simile ai cartoni animati, che permette alle persone che si avvicinano alle teorie di Einstein di vederle in azione e non solo di doverle immaginare. I concetti della relatività sono infatti piuttosto astratti, non osservabili attraverso l’esperienza quotidiana. La velocità della luce è troppo grande, quando tocchiamo un interruttore la luce si accende immediatamente dal nostro punto di vista. Questo è dovuto al fatto che il ritardo della velocità della luce è così piccolo che non possiamo coglierlo. Col semplice accorgimento di realizzare dei cartoni animati, dove la velocità della luce viene artificialmente rallentata, a tal punto che sia possibile vederla muoversi e vedere gli oggetti muoversi a velocità paragonabile a quella della luce, è possibile comprendere tutte le implicazioni della teoria di Einstein”.
Non solo Einstein
RelativitApp è disponibile in tutti i negozi online per tablet e smartphone. Se avrà il successo sperato, l’idea è quella di realizzare app di questo tipo che possano divulgare in modo efficace le altre grandi idee della fisica del Novecento: “Si potrebbe realizzare qualcosa di simile anche per la meccanica quantistica. Anche in questo caso, l’app aiuterebbe a spiegare qualcosa che non è osservabile nella vita quotidiana o riproducibile nei laboratori delle scuole” conclude Tibone.
Insegnare la Relatività nelle scuole
Secondo Rodolfo Damiani, autore e divulgatore scientifico e insegnante da 20 anni in un liceo scientifico di Lecco, insegnare la relatività nelle scuole è molto importante perché: “La negazione del nuovo sapere costituito dalla relatività, dalla meccanica quantistica e dalla fisica della complessità sta alla fisica contemporanea come la negazione di Darwin starebbe alla biologia contemporanea. La relatività non era insegnata negli istituti superiori fino all’anno 2010-2011, se non per iniziativa personale di qualche docente”, spiega Damiani. “Senza la teoria della relatività, la fisica era ridotta a una materia senza slancio, senza entusiasmi e senza novità, privata cioè di ciò che rende davvero interessante la scienza moderna. Circa cinque anni fa ho lanciato su Internet anche una petizione, che ha avuto come primo firmatario Silvio Bergia, nome di punta nel panorama italiano per ciò che riguarda la storia e la didattica della fisica. L’obiettivo, poi concretizzatosi con l’introduzione di un apposito paragrafo da parte del Ministero, era quello di introdurre la relatività nei programmi ministeriali”.
L’importanza dell’insegnamento della relatività in ambito scolastico è stata a lungo sottovalutata, come racconta Damiani: “La teoria delle relazioni che noi osservatori abbiamo con lo spaziotempo, ovvero con le nozioni più elementari per la percezione della realtà, non veniva insegnata. A lungo si è preferito insegnare la teoria di Newton, che è di tipo fenomenico e non fornisce un quadro generale della relatività, come invece fanno le teorie di Einstein. La teoria newtoniana mette in ordine matematico tutte le osservazioni, ma non dà una visione d’insieme della realtà. È una questione pedagogica: per spiegare i fenomeni fisici agli alunni, questi concetti devono essere inseriti in un quadro logico, coerente e unitario. La teoria newtoniana è un’approssimazione che può essere insegnata, ma solo dopo aver spiegato la relatività. Nonostante l’introduzione di questo concetto nei programmi ministeriali, 9 volte su 10 si tende a insegnare solo la relatività ristretta e non viene considerata la teoria della relatività generale, che è l’unica in grado di spiegare i concetti chiave della cosmologia moderna. Non possiamo parlare ai ragazzi di buchi neri e di meccanica quantistica, senza affrontare la relatività generale”.