Il progetto Teslapathic presentato alla competizione Cal Hacks di Berkeley si basa sulla trasformazione degli impulsi cerebrali in comandi fisici: l’automobile è in grado di fermarsi, ripartire e sterzare secondo le intenzioni del guidatore seduto al posto del passeggero
Teslapathic. Non è il nuovo modo di definire un’ossessione o un disturbo mentale. Più semplicemente, è il nome di un progetto di un gruppo di studenti americani per guidare l’auto elettrica di Elon Musk con la sola forza del pensiero. O meglio, del cervello. Queste auto di lusso altamente tecnologiche in realtà hanno già sperimentato il modo per non aver bisogno di un guidatore, grazie all’autopilota. Ma nell’idea presentata nella competizione Cal Hacks dell’univeristà di Berkeley, in California, non si vuole rinunciare al piacere della guida. Il sistema che permette di azionare i comandi del mezzo con la mente si basa su una cuffia in grado di registrare l’attività cerebrale e trasformare in azione l’intenzione del guidatore seduto al posto del passeggero attraverso un programma di apprendimento automatico.
Come funziona la tecnologia di Teslapathic
La tecnologia è stata descritta dal sito specializzato Seeker che ha riportato la notizia della Tesla Model S così modificata dagli studenti a Berkeley. In un hackathon di 36 ore il team di Teslapathic composto da Casey Spencer, Lorenzo Caoile, Vivek Vinodh and Abenezer Mamo, ha dimostrato come è possibile trasformare degli impulsi mentali in comandi di “stop” e di “go” sui pedali e sul volante dell’auto. Il tutto è reso possibile dal machine learning, dalla conversione del segnale digitale in analogico tramite Arduino e dal controllo hardware che permette di schiacchiare fisicamente i pedali. Per quanto riguarda invece lo spostamento del volante, è stato montato un motore che lo fa girare in una direzione o nell’altra a seconda dei movimenti della testa del guidatore-passeggero.
http://https://www.youtube.com/watch?v=C5DSB_46t_w
I sistemi di sicurezza
L’auto utilizzata per la competizione è stata la Tesla Model S 85 D di Casey Spencer opportunamente modificata per funzionare secondo il progetto. Il veicolo è stato comunque dotato di alcuni sistemi di sicurezza: un freno di emergenza, un interruttore che si aziona automaticamente in caso di incapacità del guidatore e un blocco da applicare all’acceleratore per evitare che l’automobile acquisti troppa velocità. L’esperimento era stato anticipato l’anno scorso da un analogo meccanismo montato su una macchina per i campi da golf. Anche in quell’occasione c’era Spencer dietro al progetto. La tecnologia è sembrata più che affidabile allo studente che ha così deciso di utilizzare la sua Tesla, di sicuro più costosa e più difficile da esporre al rischio di uno schianto rispetto a una macchinina elettrica.
La sfida delle auto comandate dal cervello
La competizione è andata bene per il team di Teslapathic che si è classificato terzo. A precederli sul podio un progetto per un anti-malware da usare nei dispositivi dell’internet of things (primo posto) e una piattaforma per la realtà virtuale (secondo posto). Il sistema di Teslapathic si basa su un principio semplice secondo il professore di neuroscienze all’università di Exeter, Jacob Jolij. Intervistato da Inc.com, Jolij illustra come sia facile per un elettroencefalogramma individuare gli impulsi per muovere gli arti, ma aggiunge: «La sfida è rendere questo meccanismo veloce e affidabile». Secondo il professore, quindi, siamo ancora lontani dal veder circolare auto comandate dal cervello. Un’applicazione più immediata potrebbe invece essere quella di usare questa tecnologia per aiutare il guidatore in caso di stanchezza o difficoltà.