Il ragazzo della Pittsburgh University ha trovato un modo semplice per i riciclare i prodotti degli hotel e destinarli ai più poveri, migliorando le loro condizioni igieniche
Mentre trascorre l’estate in Cambogia con una ONG chiamata Trailblazer Cambodia Organization, Samir Lakhani vede una madre che lava il suo bambino con detersivo per lavatrice. Scosso da questa scena, lo studente della Pittsburgh University inizia a riflettere su una possibile soluzione.
Il problema dell’igiene in Cambogia
Il sapone è spesso considerato un lusso in Cambogia, tante famiglie ricorrono allo sfregamento dei corpi con la cenere, oppure utilizzano prodotti per la pulizia industriale. Samir ha un colpo di genio, si rende conto che Siem Reap (una vicina meta turistica con oltre 2 milioni di visitatori l’anno) è anche la sede di oltre 500 alberghi. Lo studente decide allora di inventare una formula di sanificazione e riciclaggio per saponette d’albergo che altrimenti sarebbero destinate alla spazzatura. Samir torna all’università, si laurea in studi ambientali, e inizia un crowdfunding per finanziare la sua idea. Due anni dopo nasce la Eco-Soap Bank.
Dall’inizio del progetto, l’azienda ha fornito a 650 mila cambogiani delle saponette pulite.
La Eco-Soap Bank lavora in Cambogia dal 2014, ed è una non-profit che ha l’obiettivo di contribuire al problema dell’alto costo dei prodotti igienici in Cambogia e contemporaneamente ridurre gli scarti prodotti dai turisti. Si stima che il 75% della popolazione rurale cambogiana non ha accesso a un prodotto come il sapone.
Come funziona la banca del sapone
Che cosa fa, dunque, la banca del sapone? Prima di tutto raccoglie le saponette usate ma non ancora consumate dagli hotel cambogiani. Questi scarti di sapone vengono sanificati e trasformati in nuove saponette, che vengono così donate a ospedali, cliniche, scuole, orfanotrofi e comunità che non hanno strumenti igienici. Stando all’azienda, sono oltre 170 mila le saponette riciclate finora, a favore di circa 660 mila persone. Oggi l’impresa ha una trentina di dipendenti che possono vendere i prodotti eco-friendly, sono riusciti a portare il sapone nelle scuole locali e stanno educando i giovani sulle corrette tecniche di lavaggio delle mani. Un’idea semplice ma rivoluzionaria, che potrebbe avere i suoi effetti anche in altre parti del mondo: negli Stati Uniti, ad esempio, le catene alberghiere gettano nei rifiuti 2,6 milioni di saponette ogni giorno. Grazie a Samir, questi prodotti potranno trovare nuove mani meno fortunate pronte ad accoglierle.