Il Gruppo non vuole solo surclassare la società di Elon Musk, ma intende anche ricostruirsi una immagine green dopo lo scandalo Dieselgate del 2015
Superare a destra Tesla e, se possibile, lasciarsi alle spalle lo scandalo Dieselgate, finché non sparisca per sempre dallo specchietto retrovisore. Sembra una manovra particolarmente spericolata, eppure Volkswagen ha deciso di metterla in atto. Come? Con un un investimento monstre da 80 miliardi di euro. La notizia è stata diffusa proprio nei giorni in cui anche in Italia si inizia a parlare di mobilità elettrica, per via dell’entrata in vigore dell’ecobonus.
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VolksWagen cambia rotta
Numeri che fanno girare la testa. E non solo per modo di dire. Per fare un esempio, le ultime leggi di Bilancio italiane si sono attestate attorno a 30 miliardi. Per restare nel settore, Mercedes, per l’elettrico in Daimler ha stanziato 42 miliardi di dollari mentre General Motors 8, peraltro destinati sia ai veicoli elettrici sia agli studi sulla guida autonoma.
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La decisione di investire nel settore 80 miliardi per produrre 15 milioni di vetture a impatto zero appare oggi in decisa controtendenza non solo con l’inciampo del Dieselgate, ma anche con quanto dichiarato, soltanto qualche mese fa, dall’ad del Gruppo Volkswagen, Herbert Diess, al quotidiano tedesco Sueddeutsche Zeitung. Il Ceo disse infatti che la volontà del Parlamento europeo di ridurre le emissioni di anidride carbonica del 40% tra il 2020 e il 2030, avrebbe bruciato “circa un quarto dei posti di lavoro nelle fabbriche VW”, pari a “100mila tute blu” a rischio.
Oggi, Volkswagen sembra invece pronta a una decisa sterzata “green”, che ha quasi i contorni dell’inversione a U. Secondo Patrick Hummel, analista della svizzera UBS, entro il 2025 il Gruppo tedesco (che, lo ricordiamo, va da Audi e Porsche a Seat, Bentley e Skoda) diverrà il primo produttore mondiale di veicoli elettrici, spodestando persino la statunitense Tesla, che di quel mercato ha fatto la propria nicchia vitale. Voci di corridoio sostengono perfino che l’obbiettivo della compagnia sia anticipare di quattro anni gli altri player e dire addio ai motori a combustione già a partire dal 2026.
Elettriche ed economiche
Come ai tempi dello storico Maggiolone, Volkswagen punterà tutto su vetture di tendenza ma a costi contenuti, attorno ai 20mila euro, abbattendo enormemente i prezzi di vendita, se si pensa che la e-Golf oggi al listino si aggira attorno a 40mila euro. In che modo? Appoggiandosi alla divisione cinese del Gruppo, Volkswagen Group China (VGC). Nel Paese asiatico sono già stati realizzati – o stanno per essere terminati – diversi stabilimenti adibiti esclusivamente alla progettazione e alla produzione di vetture elettriche.
Ma anche nel cuore della vecchia Europa si produrranno in massa vetture elettriche. Molti dei futuri veicoli della gamma I.D. a batteria a ioni di litio basati sulla piattaforma modulare M.E.B. (vedi paragrafo seguente) nasceranno infatti a Zwickau, in Sassonia. Vw è impegnata nella riconversione dello stabilimento già esistente (attualmente, adibito alla produzione della Golf berlina e della Variant) per fare in modo che nel prossimo futuro escano dalle sue linee di montaggio oltre 330mila modelli l’anno a impatto zero.
Cos’è il Volkwagen M.E.B.?
L’intera strategia elettrica farà perno sul già citato Modular Electric Toolkit – Modularer Elektro Baukasten (M.E.B.) che VolksWagen ha presentato nel 2016. Si tratta di una piattaforma modulare studiata appositamente per le auto elettriche che permetterà di produrre in massa molteplici modelli a zero emissioni e tecnologicamente avanzati mantenendo al contempo i prezzi accessibili.
Dieselgate, cosa è accaduto
Abbiamo parlato di Dieselgate. Meglio allora spolverare quanto accadde tre anni fa, il 18 settembre del 2015. A dare fuoco alle polveri fu l’Agenzia americana per la protezione ambientale che denunciò pubblicamente il Gruppo Volkswagen accusandolo di avere installato, dal 2009 al 2015, un software per aggirare le normative ambientali sulle emissioni di ossido di azoto (NOx) dei diesel. Nel mirino finirono gli Euro 4 e Euro 5 di Volkswagen, Audi, Seat e Skoda. La reazione degli USA fu pesantissima: Washington chiese di riprogrammare mezzo milione di auto (alla fine dello scandalo, in tutto il mondo saranno 11 milioni, 800mila solo in Europa).
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Il Dieselgate è costato a Volkswagen non solo la capitolazione del l’amministratore delegato dell’epoca, Martin Winterkorn ma, a livello economico, più di 20 miliardi di dollari (oltre 18 miliardi di euro) e un danno di immagine incalcolabile.
I fumi poco salutari del Dieselgate oggi sembrano però solo uno sbiadito ricordo, spazzati via dalle turbine messe in moto dal maxi investimento da 80 miliardi. La prima vettura elettrica ad arrivare sul mercato sarà Volkswagen I.D. Neo, nel 2020. Si tratta di una berlina a cinque porte, dalle dimensioni simili a quelle della Golf. Dalle linee di montaggio ne usciranno 200mila modelli all’anno. Successivamente, sotto la gamma ID arriveranno anche suv e crossover. La scommessa del Gruppo tedesco non è solo quella di mantenere il prezzo contenuto, tra i 20 e i 25mila euro, ma anche ricostruire la propria immagine green annerita dallo scandalo del 2015. Ci riuscirà?