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Fiducia, affetto, sincerità, coraggio, comprensione. Che cos’è la “felicità”? Se un sinonimo, probabilmente, non esiste – oppure è molto difficile da trovare – hanno riflettuto sul tema oltre 10mila studenti con ospiti d’eccezione in occasione di “Happiness On Tour”, l’iniziativa ideata dal professor Walter Rolfo e organizzata dalla Fondazione della Felicità ETS, in collaborazione con la Regione Lombardia e con il patrocinio del Comune di Milano, Città Metropolitana di Milano e Comune di Assago, con il sostegno della “UN SDG Action Campaign”. In occasione della “Giornata Mondiale della Felicità”, l’evento ha voluto sensibilizzare il pubblico sull’importanza di coltivare il proprio benessere. Le parole fanno la differenza. E saperle usare bene è uno strumento fondamentale per un’efficace comunicazione, ma non solo. «A scuola ero timido, introverso, balbuziente, poi ho imparato una regola, che mi è sempre servita nella vita: “Se vuoi stare bene, devi parlare bene” – ha commentato durante l’evento Paolo Borzacchiello, esperto di intelligenza linguistica – Il segreto della felicità è già dentro di noi, ma noi possiamo agire in modo da essere felici, ogni volta che parliamo, che ci presentiamo. Le parole che usi dicono da dove vieni, quelle che scegli dove vuoi andare».

Il messaggio del ministro Valditara
Sul palco è arrivato anche il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, per lasciare un messaggio importante ai giovani: «Siete come fiori a primavera, con tutte le vostre diversità. Ho conosciuto ragazzi che, in passato, avevano fatto molti errori, alcuni hanno dovuto affrontare i fallimenti e si erano persi, hanno commesso dei reati, furti, spaccio di droga, poi sono riusciti a trovare una strada diversa. Cambiare si può e bisogna sempre ricordarsi che i talenti non sbocciano da soli, ma serve impegno per diventarlo, questo è il vero merito. Siate liberi, abbiate il coraggio di osare».
Le hard e soft skills della felicità
Durante l’evento, Elisa Zambito Marsala, responsabile Direzione Education Ecosystem and Global Value Programs di Intesa Sanpaolo, ha parlato di hard e soft skills che coinvolgono i lavori del futuro: «Tra le sfide che attendono questi giovani ci sono la digitalizzazione, l’intelligenza artificiale, la blue economy, la space economy, le life science, la transizione ecologica che abbiamo identificato in trend trasformativi dell’economia e della società. Come Intesa Sanpaolo, il nostro contributo è quello di supportare i ragazzi fornendo loro strumenti e stimoli per approfondire la conoscenza delle competenze chiave del futuro. Entrando più nel dettaglio, per esempio, la blue economy, a livello globale vale 1.5 trilioni di dollari all’anno, e con 30 milioni di posti di lavoro nel mondo ha delle reali potenzialità in un paese come l’Italia che conta 7.914 km di coste e rappresenta una fonte di valore aggiunto enorme che coinvolge più di 225.000 aziende e oltre 900.000 lavoratori».

Per la responsabile di Education Ecosystem and Global Value Programs di Intesa Sanpaolo, la passione resta il motore centrale: «La passione è tutto e serve a scatenare competenze trasversali, ma ci vuole anche coraggio per raggiungere gli obiettivi e determinazione. “Coraggio” non vuol dire “non avere paura”, ma saper valutare le azioni che contemplano anche la paura e spingersi oltre, andare fuori dagli schemi ed esporsi». E in questa cornice anche il network fa la differenza, spiega Elisa Zambito Marsala: «La creatività è una competenza chiave per il progresso. Ho conosciuto migliaia di ragazzi e quelli più creativi sono quelli che hanno avuto più successo nella vita. Siate coraggiosi, seguite i vostri sogni con passione, siate determinati, rischiate e non vi preoccupate di fallire. Connettetevi e aiutatevi, il mondo ha bisogno di voi e del vostro spirito indomabile. Qui, oggi, abbiamo raccontato la potenza e il valore del network, tra persone che hanno avuto difficoltà e le hanno sapute interpretare come stimoli per il successo». A incantare con tanto talento è un po’ di magia sul palco è arrivato Matteo Fraziano, giovane campione italiano nel mondo dell’illusionismo e dell’arte delle ombre: vincitore dell’edizione 2024 di Tu Si Que Vales.
Superare gli ostacoli per vincere
Affrontare i propri punti di debolezza per trasformarli in punti di forza è la grande lezione raccontata da Sebastiano Gravina, influencer e content creator conosciuto come “Videociecato”, Christopher Castellini, illusionista di fama internazionale, Giampaolo Ricci cestista della Nazionale italiana di pallacanestro. Ognuno di loro, in modo diverso, ha affrontato situazioni di difficoltà. Giampaolo ha saputo destreggiarsi con abilità tra gli studi e la carriera da cestista, Sebastiano racconta sui social la sua disabilità e come affronta la vita quotidiana, Christopher, nonostante la sua distrofia muscolare, è diventato un illusionista di fama internazionale. “Studiavo e mi allenavo, è stata una vita sempre alla rincorsa di qualcosa, con tanti sacrifici ma anche tanti passi che mi hanno portato a diventare il capitano dell’Olimpia di Milano – racconta Giampaolo Ricci – Per me la felicità assoluta non esiste. Quando perdi, l’intensità della sconfitta è più forte della gioia della vittoria, ma ogni volta che mi allena sono felice. I miei genitori per lungo tempo hanno fatto i volontari in Africa, tenevano un corso di Medicina. Il migliore del primo anno era un ragazzo che, un giorno, piangendo, è andato da loro e gli ha confessato che lui la scuola, prima di allora, non l’aveva mai frequentata. Oggi quel ragazzo è un uomo, con una famiglia, che lavora per il Ministero. Quando torno in Africa che lo rivedo, nel momento in cui lo abbraccio, sono felice. Ecco, per me la felicità è reale solo se condivisa».

I momenti di sconforto esistono per tutti, ma è la capacità di sapere come superarli che fa la differenza, come ricorda Simona Tironi, assessore regionale all’Istruzione, Formazione e Lavoro: «Capita di sentirsi non all’altezza delle sfide, è impossibile essere felici sempre, ma dobbiamo trovare la forza di superare quei limiti e pensare che ognuno di noi è unico». Unico, proprio come Sebastiano Gravina: «La vita dipende al 90% dal modo in cui reagisci a quello che ti accade. Nonostante la mia cecità, io gioco a calcio e faccio il creator, ho una famiglia e una figlia. L’unica cosa che mi manca davvero? Non poter vedere mia figlia. Ma se sono felice io che vedo il buio, non vedo perché non dovreste esserlo voi che vedete tutti i giorni la luce del sole». A fare i conti con la malattia è anche Christopher Castellini: «Ho sempre visto la mia distrofia muscolare progressiva come un limite, che mi impediva di andare sul palcoscenico, ma in realtà era un limite mentale. Era solo la mia paura che non mi faceva convincere a salire, mi chiedevo sempre: “Che cosa penserà la gente di me?”. Oggi sono campione di mentalismo e da tre anni porto avanti un progetto medico per la ricerca scientifica». Essere unici, non perfetti, ma felici, si può, e la felicità deve essere un diritto di tutti, come sottolinea Walter Rolfo, presidente della Fondazione della Felicità: «Ricordatevi che siete già perfetti, perché nessuno è perfetto e spesso noi siamo i giudici peggiori di noi stessi. Se la torre di Pisa fosse perfetta, non sarebbe così famosa».