Disponibile anche negli USA, il Covid Symptom Tracker incrocia i dati di migliaia di partecipanti per monitorare le cause e la diffusione del Coronavirus
La lotta contro il Coronavirus si fa sempre più tech. Arriva dal Regno Unito una nuova app, la Covid Symptom Tracker, progettata per monitorare in tempo reale la diffusione del virus grazie alla raccolta di una serie di informazioni auto-segnalate dai partecipanti. Creata dalle menti dei ricercatori del King’s College di Londra con la collaborazione con gli ospedali Guy’s e St Thomas, l’app è stata già scaricata da circa 2 milioni di utenti nel Regno Unito.
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Solo qualche giorno fa, l’idea è approdata anche negli Stati Uniti grazie al lavoro dei ricercatori del Massachusetts General Hospital in collaborazione con la Harvard T.H. Chan School of Public Health e Christopher Gardner, docente alla Stanford Medical. Il progetto mira ad un obiettivo ambizioso: capire perché alcune persone si ammalano gravemente di Coronavirus mentre altre, presentano solamente i sintomi di una lieve malattia. Le conseguenze di un eventuale successo di quest’app sono davvero tante ma, per averne un’idea precisa, è opportuno scendere nel cuore della questione.
Partiamo dalla base di tutto: il Twins UK
I ricercatori hanno sviluppato la Covid Symptom Tracker (detta COVIDradar) monitorando i sintomi da Coronavirus nei partecipanti a uno studio decennale su migliaia di gemelli, al fine di discernere se i geni svolgono un determinato ruolo nel contagio da Covid-19. Lo studio in questione è il TwinsUK ed è il più grande registro di gemelli del Regno Unito, nonché, il più dettagliato al mondo; attivo dal 1992, raccoglie dati di ben 15.000 gemelli, sia omozigoti che eterozigoti, di un’età compresa tra i diciotto e i cento anni.
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Guidato dal professor Tim Spector, professore di epidemiologia genetica presso il King’s College di Londra, TwinsUK mira a studiare le basi genetiche e ambientali di una serie di malattie e condizioni complesse. La ricerca attuale include la genetica di diversi elementi tra i quali la sindrome metabolica, le malattie cardiovascolari, il sistema muscolo-scheletrico, l’invecchiamento, la vista e persino il modo in cui il microbioma influisce sulla salute umana. E oggi, grazie a questi dati, l’app è in grado di collegare il tutto.
Ma vediamo meglio in cosa consiste questo radar anti Coronavirus
La Covid Symptom Tracker raccoglie i dati suddetti insieme a quelli delle persone che scaricheranno l’app e che decideranno di partecipare allo studio. Il meccanismo è semplice per quanto sofisticato: vengono studiati i sintomi in correlazione con le condizioni di salute sottostanti e ogni altro dato fornito dal paziente al fine di velocizzare la comprensione della diffusione del virus in determinate aree, (i noti punti caldi), e nelle persone ritenute maggiormente a rischio.
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A chi che scarica l’app (per intenderci, quelle che non sono monitorate dallo studio TwinsUK) viene chiesto di fornire alcune informazioni personali tra cui età, sesso, altezza, peso, se usano una sedia a rotelle, il codice postale ed eventuali condizioni di salute croniche, tra cui malattie cardiache, polmonari o renali, asma, diabete e uso regolare di immunosoppressori o anti non steroideiinfiammatori. Poi, viene domandato se hanno effettuato un test per il Covid-19 e se sì, quali sono i sintomi che stanno vivendo al momento, se hanno febbre, tosse persistente, affaticamento insolito, mancanza di respiro, diarrea, confusione, disorientamento, sonnolenza, perdita di appetito e/o se hanno frequentato un ospedale.
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Ognuno dovrà registrare le risposte a queste domande quotidianamente per una sorta di report giornaliero; a tutti i partecipanti che mostrano segni di Covid-19 verrà inviato un kit di test a casa per comprendere meglio quali sintomi corrispondono realmente all’infezione. Un precisazione: l’app, in rispetto della libera scelta del singolo, sarà disponibile anche per chi non vorrà affrontare la fase di test a casa. ”Ogni 24 ore metteremo a disposizione i dati in modo che epidemiologi e ricercatori clinici possano utilizzarli in tempo reale”, ha precisato Tim Spector con la promessa che “i dati saranno utilizzati rigorosamente per la salute pubblica o la ricerca accademica” e “non per fini commerciali”.
Grazie al confronto dei dati raccolti tra gemelli e non, i ricercatori potranno capire in che modo i fattori genetici e ambientali precedentemente registrati influenzano i sintomi e la progressione del Covid-19 in persone diverse, nonché, separare gli effetti dei geni da fattori ambientali come dieta, stile di vita, malattie, infezioni precedenti e microbi all’interno dell’intestino. Importantissime, però, anche le informazioni di chi resta privo di sintomi da Coronavirus.
Il potenziale è altissimo ma…
Ovviamente, l’app sarà utile allo scopo solo se i partecipanti saranno un numero sufficiente per trarre conclusioni significative. Nel caso in cui la risposta sia positiva, i ricercatori pensano che il COVIDradar potrebbe aiutare a fornire un avviso tempestivo su dove si stanno raggruppando i sintomi e, quindi, su quali fattori influenzano la diffusione delle epidemie.
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Potremmo conoscere la velocità con cui il virus si sta diffondendo in ciascuna zona, quali sono le aree territoriali ad alto rischio in ciascun Paese, perché alcuni individui sono maggiormente a rischio e quali sono le condizioni di salute sottostanti collegate all’insorgenza della malattia. I ricercatori sottolineano che lo studio incrociato darà anche risposta all’urgente necessità clinica di distinguere i lievi sintomi di Coronavirus da tosse e raffreddori stagionali che potrebbero indurre le persone ad auto-isolarsi inutilmente quando non sono infette o uscire involontariamente e diffondere la malattia quando, invece, lo sono.
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Un altro dettaglio. Negli USA, l’app coinvolge anche i partecipanti allo Studio sulla salute degli Infermieri (che risale al 1976) guidato da Harvard, studio che comprende oltre 280.000 partecipanti e che lo rende uno dei più grandi e più lunghi studi scientifici al mondo. Molti partecipanti dello studio in questione sono operatori sanitari attivi che curano le persone affette da Covid-19. Chissà che qualcuno non lo prenda come un utile spunto…
Insomma, le premesse ci sono
“Questi sono tempi preoccupanti per tutti. I nostri gemelli sono partecipanti entusiasti e fantasticamente impegnati e sono già stati studiati con dettagli senza precedenti, mettendoci in una posizione unica nel fornire risposte vitali per sostenere la lotta globale contro COVID-19”, ha dichiarato Tim Spector. E una cosa è certa: il successo dipende dai partecipanti. In altri termini, più pubblico utilizzerà l’app, “migliori saranno i dati in tempo reale per combattere contro l’epidemia”. Ma non solo. Se infatti vi state chiedendo come portare quest’idea oltre i confini inglesi e statunitensi, non ci si può esimere dal considerare un particolare. La ricerca va finanziata.