L’app Brots è stata realizzata dall’azienda innovativa cofondata da Alessandro Marin e Lorenc Miri
Andare a un concerto non è più facile come un tempo. L’emergenza coronavirus ha stravolto le abitudini di molti appassionati. A cascata, la quotidianità dei musicisti e delle band ha subìto una vera e propria emorragia in termini di entrate e contatti con fan e community. Se è vero che l’esperienza dal vivo resta insostituibile per il mondo della musica (e non solo), da un anno e mezzo il digitale e lo streaming sono i pochi strumenti rimasti agli artisti per continuare a diffondere i propri brani, farsi conoscere e guadagnare. «Purtroppo Spotify tende a privilegiare i nomi mainstream. Così abbiamo lanciato un’app per cercare di aumentare la visibilità dei talenti emergenti. Il nostro obiettivo è dar loro una vetrina per farsi conoscere e dare link alle principali piattaforme di streaming dove ascoltare le loro tracce». Alessandro Marin ci ha introdotto così al business di Brots.
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Brots, dal lockdown a Seoul
«Ad oggi con la nostra versione beta abbiamo 1500 utenti attivi ogni mese, una base di 100 artisti premium e più di 900 in lista d’attesa . Per l’80% provengono da Italia, Uk e USA, ma grazie al passaparola abbiamo raggiunto oltre 40 paesi in tutto il mondo». Fondata pochi mesi prima del lockdown con l’obiettivo di fare incontrare le band e i fan in eventi dal vivo diffusi sul territorio, il business model di Brots è stato stravolto dal lockdown. «Quella parte l’abbiamo sospesa momentaneamente – ci racconta Marin, che ha cofondato la startup insieme a Lorenc Miri – la nostra fonte di guadagno attuale deriva dagli artisti che utilizzano la piattaforma».
I round
Disponibile sia su iOS sia su Android, Brots è un’app con un’interfaccia non diversa da quella di giganti come Spotify ed è in continua fase di sviluppo. Chi si registra non può ascoltare un brano intero o l’intera libreria musicale di un artista, ma soltanto brevi tracce e incontrare la community di appassionati. Sulla pagina di tutti gli artisti emergenti sono disponibili i link a Spotify («siamo al lavoro anche per inserire collegamenti ad Apple Music e a SoundCloud», ci raccontano). In poco più di un anno la startup musicale è riuscita a raccogliere due finanziamenti: prima un pre seed da 120mila euro nel 2020 e di recente ha chiuso un seed round da 200mila euro.
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Tra i prossimi passi della startup c’è la partecipazione a Sparklabs, acceleratore asiatico verticale sulle stratup seed e early stage. «Se tutto va bene – confidano dalla startup, riferendosi ai timori legati agli spostamenti – ad agosto potremo andare a Seoul per iniziare la parte di mentorship. Abbiamo già un appuntamento con un fondo VC. Nel frattempo siamo seguiti da Bruno Lenzi, in qualità di advisor. Le sue competenze ci hanno permesso di fare davvero un cambio di passo ed evitare moltissimi errori».