In collaborazione con |
Athena Green Solution è una startup innovativa che ha messo a punto una tecnologia per sfruttare il potenziale di biodegradazione dei batteri al fine di bonificare terreni e acque inquinate da petrolio, e non solo
Il mare sta lentamente diventando la pattumiera dell’umanità. In mare finiscono le acque reflue provenienti dalle città, che in tanti Paesi non sono debitamente trattate. In mare finiscono gli scarti di industrie che sversano illegalmente i propri rifiuti. In mare finisce la pattumiera, con la plastica che ormai ha dato vita a vere e proprie isole galleggianti negli oceani. Senza contare poi gli incidenti, con la rottura di oleodotti e il malfunzionamento di piattaforme petrolifere.
Proprio con l’obiettivo di ridurre l’inquinamento in mare da idrocarburi è nata Athena Green Solution, una startup innovativa con sede a Messina, spin-off non partecipato di Cnr e Università di Messina, che ha messo a frutto il know-how sviluppato nell’ambito del progetto ArgiNaRe. “Il progetto aveva come obiettivo l’impiego di argille funzionalizzate per decomporre gli idrocarburi presenti in mare”, ci spiega Maria Rosaria Plutino, ricercatrice del Cnr nonché responsabile scientifico della startup.
Plutino ha partecipato all’evento conclusivo del progetto “Biotech, il futuro migliore – Per la nostra salute, per il nostro ambiente, per l’Italia” – promosso da Assobiotec Federchimica con il supporto di StartupItalia – nella parte dal titolo “Innovare per salvare il pianeta e noi stessi”. L’abbiamo intervistata a margine dell’evento per conoscere meglio Athena Green Solution.
Assobiotec, le proposte per un’innovazione nella salute
Come può un’argilla purificare il mare dal petrolio e altri idrocarburi?
“Attraverso un processo brevettato lavoriamo le argille e le trasformiamo in una polvere che assorbe gli inquinanti, come appunto il petrolio. L’argilla fornisce però anche un substrato di crescita per i batteri idrocarburoclastici che demoliscono le molecole chimiche in frazioni più piccole, come ad esempio anidride carbonica e vapore acqueo”.
Che origine hanno questi batteri?
“Sono già presenti in mare, ma in natura i processi di ‘demolizione’ sono molto lenti. Noi abbiamo isolato i microrganismi e abbiamo reso il processo molto più veloce. In 11-12 giorni si riesce ad eliminare fino all’80% di idrocarburi trattati con questa polvere”.
Come si applicano queste argille ai siti inquinati?
“La tecnologia è estremamente versatile e scalabile. Nel caso di sversamenti in mare si può circondare la chiazza di idrocarburo con dei galleggianti, in modo che non si disperda, e applicare alla superficie queste polveri, che a differenza di soluzioni simili non affondano e non inquinano il fondale, ma rimangono in superficie e possono poi essere raccolte”.
Oppure?
“Oppure possono essere usate in filtri bioattivi, ad esempio in impianti industriali o nei depuratori che trattano le acque reflue. Si possono realizzare pannelli per proteggere le spiagge dedicate alla balneazione, oppure prodotti per la bonifica di terreni”.
Solo l’argilla ha queste proprietà?
“Siamo partiti con l’argilla per l’assorbimento del petrolio, ma abbiamo indagato le potenzialità anche di altri materiali, come ad esempio le ceneri laviche, gli scarti agrumari e le ceneri derivanti dalla combustione dei rifiuti urbani. Tutte queste matrici sono funzionalizzate chimicamente e usate per l’assorbimento di vari inquinanti ambientali”.
Quindi non solo idrocarburi?
“No, abbiamo lavorato anche su altri inquinanti, come ad esempio i metalli pesanti. La nostra tecnologia opera a tre livelli: fisico, chimico e microbiologico. Questo perché i nostri materiali trattengono fisicamente gli inquinanti che poi possono essere depurati attraverso l’azione di microrganismi oppure recuperati attraverso reazioni chimiche”.
Quali sono le sfide che Athena Green Solution deve affrontare?
“Molte aziende già oggi ci chiedono di sviluppare delle soluzioni ad hoc. La sfida è proprio quella di realizzare prodotti applicabili ai differenti casi d’uso, che siano efficaci e sostenibili”.
Quali sono le potenzialità delle biotecnologie applicate al settore del trattamento degli inquinanti?
“Sono enormi. Già oggi vengono sfruttati batteri e alghe per degradare inquinanti e purificare aree inquinate. Questi processi avvengono in maniera naturale, sfruttando meccanismi che già oggi esistono in natura, rendendoli solo più veloci ed efficienti”.
Chi sono i membri del team di Athena Green Solutions?
“Nella startup lavorano Giulia Rando, ricercatrice con un dottorato di ricerca, che cura la parte chimica assieme a me. C’è poi Simone Cappello, ricercatore del Cnr, che cura gli aspetti di microbiologia ed è il direttore tecnico. Ci sono poi il professore Salvatore Magazù, dell’Università di Messina, che cura gli aspetti fisici ed è presidente del Consiglio Scientifico, nonché Giuseppe Sabatino, sempre docente dell’Ateneo messinese, esperto di scienze della terra e direttore operativo di Athena”.