La startup ha chiuso recentemente un round da 12,5 milioni di euro. Il Ceo Mauro Germani: «Vogliamo diminuire il food-waste ottimizzando quello che già oggi offriamo con un network sempre più grande e con l’utilizzo del machine learning»
Nel 2019 ha sviluppato una piattaforma che consente ai ristoranti di accedere a ingredienti di qualità con prezzi trasparenti e consegne efficienti e affidabili. Automatizzando e digitalizzando il B2B nel settore del foodtech, Soplaya si impegna costantemente a ridurre gli sprechi, aumentare la redditività di clienti e fornitori e rendere il settore più sostenibile possibile. A novembre dello scorso anno ha chiuso il suo ultimo round a 12,5 milioni di euro, guidato da Sinergia Venture Fund (Alkemia Capital) e partecipato da P101, Azimut, CDP Venture Capital, attraverso il fondo Italia Venture I, e Intesa Sanpaolo. Nel luglio 2020 ne aveva chiuso un altro a 3 milioni e mezzo di euro, raccogliendo in cinque anni, complessivamente, 16 milioni di euro. Abbiamo intercettato il suo Ceo, Mauro Germani, per farci raccontare la storia di questa piccola realtà nata in Friuli che, passo dopo passo, è diventata uno dei player italiani principali di settore.
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Quando è nata Soplaya e con quale intento?
Siamo di Udine, in Friuli, e dal 2019 abbiamo puntato sempre più in alto, espandendoci nel Nord Italia con diversi centri logistici. L’idea è nata perché io e Gian Carlo Cesarin ci eravamo resi conto che non esisteva una realtà in grado di digitalizzare i ristoranti con l’automazione degli ordini per i clienti finali e la gestione delle comande. Per noi è fondamentale avere una struttura logistica che possa asservire alle necessità di avere una filiera integrata dal fornitore al cliente, passando per un ordine e un pagamento unificato. Questo è stato il nostro intento sin dall’inizio, da quando Soplaya ha preso vita, avendo sempre a mente uno scopo ben preciso: ridurre il food-waste. Spesso il ristoratore si sovraccarica di prodotti e genera ulteriore spreco alimentare. Grazie alla distribuzione automatizzata questo, invece, non accade.
Poi che cosa è successo?
Sapevamo di avere alle spalle un team forte che conosceva bene la ristorazione ma non le forniture e i produttori. Gli altri 2 cofounder, Ivan Litsvinenka e Davide Marchesi, seguivano la parte tech e di marketing, e avevamo individuato un buco di mercato su cui nessuno stava lavorando. Analizzando questo stato dell’arte abbiamo capito l’opportunità: il trend andava sempre più affermandosi e gli strumenti per la digitalizzazione degli acquisti anche, conseguentemente all’aumento degli ordini e delle materie prime. Pensare che oggi mancano 150mila professionisti esperti nel settore, oltre alla carenza di personale e di tempo.
Come si è concretizzata quell’opportunità?
Si tratta di un mercato dal potenziale immenso che deve rispondere a diverse necessità da parte dei produttori. Noi abbiamo cercato di accogliere queste necessità, farcene carico e proporre un’alternativa valida. Oggi serviamo anche il Centro Italia e vogliamo consolidarci in particolar modo a Bologna, Firenze e Roma. Nel team siamo circa 55 persone e vogliamo diventare sempre più grandi con i nostri hub logistici. Ora ne abbiamo 3 tra il Friuli, il nostro luogo di nascita, il Veneto e Milano.
Come siete riusciti a cavalcare queste necessità?
Abbiamo prima fatto centinaia di interviste e analisi di mercato andando a identificare tutte quelle carenze più prioritarie. Questo settore è molto indietro da un punto di vista di automazione ma c’è talmente tanta innovazione da fare che potremmo andare avanti a gonfie vele per i prossimi 10 anni. Il machine learning è fondamentale nel mondo degli approvvigionamenti e della logistica per abbattere il food-waste e lo spreco alimentare. E il 2024 sarà un anno di grandi novità.
A proposito di novità, quali sono i vostri prossimi step?
Ora il primo passaggio è costruire una struttura di digitalizzazione di base che si porti appresso anche una struttura di dati da condividere in trasparenza con ristoratori e fornitori. Poi si può pensare all’applicazione dell’AI per costruire un brand vincente o un format di ristorazione supportato dall’intelligenza artificiale. Ci sarà uno sviluppo sull’automazione: vogliamo automatizzare tutti i passaggi di questa filiera per efficientare il servizio e renderlo sempre più innovativo. Tutto questo prevede anche una parte di machine learning, importante per prevedere le quantità da ordinare così da garantire puntualità e velocità di consegna e mantenere il food-waste sotto l’1%.
Come utilizzerete i capitali raccolti nel round?
Abbiamo già iniziato a fare i primissimi esperimenti di consegna all’estero e, grazie al capitale raccolto, implementeremo la squadra che porterà Soplaya in altri Paesi. Vogliamo ottimizzare quello che già oggi offriamo con un network sempre più grande di produttori italiani che sono difficilmente reperibili in altri Paesi. Poi rafforzeremo l’offerta in mercati per noi importanti come quello tedesco, francese e spagnolo.