Prima di tutto una premessa. Quando scriviamo di innovazione, di startup, di futuro dobbiamo imparare tutti ad essere più accurati, più precisi. La divulgazione passa dal corretto utilizzo terminologico e quindi dal linguaggio che viene adottato, che non può e non deve essere approssimativo o solo giornalisticamente efficace e quindi di impatto. Non è questione di lana caprina. Forma diventa sostanza quando c’è un ecosistema da far crescere anche nella consapevolezza.
Ieri sulle nostre pagine abbiamo riportato, come tutta la stampa di settore, l’operazione che ha coinvolto Bending Spoons, geniale realtà milanese che ha scalato i mercati con proposte visionarie che si sono imposte non solo in Italia, ma nel mondo. La notizia, ripresa anche dalla stampa internazionale e da TechCrunch in testa, l’avevamo già anticipata due settimane fa e la trovate qui. Congratulazioni a Bending Spoons, fiore all’occhiello italiano dell’innovazione (a proposito, quando avete tempo andate a leggere la bellissima intervista dell’ottobre 2022 che ci ha rilasciato proprio Luca Ferrari, la trovate qui).
Nel catenaccio del pezzo abbiamo definito erroneamente Bending Spoons come unicorno. Lo abbiamo fatto su segnalazione dell’ufficio stampa, sbagliando. Di questo ovviamente ce ne scusiamo, ma vogliamo approfittare di questa errata indicazione terminologica per riflettere insieme e provare a fare – ancora una volta e ancora sulle nostre pagine, coinvolgendo la nostra community – alfabetizzazione all’innovazione. A darci questa possibilità è Gianmarco Carnovale (presidente di Roma Startup) che in un post sul suo profilo LinkedIn riprende il concetto. «Cos’è un unicorno? Il termine si riferisce a una startup privata con un valore di oltre 1 miliardo di dollari. È comunemente usato nel settore del capitale di rischio. Il termine è stato reso popolare per la prima volta dalla venture capitalist Aileen Lee. Gli unicorni sono molto rari e richiedono innovazione».
Così scrive Carnovale: «Ero certo che troppi avessero in canna la sparata del nuovo unicorno italiano. Scrivere fesserie e cercare il clickbait è il più forte istinto degli uffici stampa e del giornalismo italiano, che si manifesta ciclicamente. Istinto che svilisce la tassonomia di settore nonché frena la diffusione di quella corretta cultura che è l’unica base possibile per la crescita dell’ecosistema. Unicorno è definizione nel linguaggio del venture capital che afferisce a startup che superano un valore di un miliardo prima della quotazione. Bending Spoons non è una startup e soprattutto non lo è mai stata. Una startup è un’azienda che tenta un’innovazione su un prodotto/servizio e un business model, mentre Bending Spoons nasce come software house o agenzia IT che fa mille diversi prodotti e servizi digitali e cresce come una conglomerata che acquista altre aziende. Infatti il round è un’operazione di private equity da parte di un fondo hedge, e non di un operatore di venture capital. E tutti gli altri investitori già presenti sono dei private equity».
Quindi grazie a Carnovale e a tutti coloro che ci stanno giustamente segnalando questa necessaria correzione. Evviva Bending Spoons impegnata a fare cose straordinarie e incrociamo le dita per tutti quegli unicorni che nasceranno in futuro anche da noi.