Dal biberon intelligente alla serra automatizzata. Creati da studenti di Istituti tecnici e università di tutta Italia, questi robot sono stati presentati al RomeCup 2015, la competizione nazionale di robotica
Il parastinchi per il “calcio aumentato” e il biberon che ci dice se il neonato si nutre abbastanza; e poi ci sono i supporti per i bambini che hanno problemi a camminare, la serra che si gestisce con il pc e il tavolino che ricarica i dispositivi mobili con induzione, senza fili. Sono solo alcuni dei 150 prototipi di robot che erano presenti nell’area espositiva della RomeCup 2015, la competizione nazionale di robotica, a cui hanno partecipato scuole da tutta Italia. Tra gli stand allestiti all’Istituto Leonardo Da Vinci di Roma, studenti, startupper, ricercatori universitari. Tutti giovani e pieni di passione: ogni ragazzo portava un’idea, e dietro a ogni idea c’era una storia.
Il biberon intelligente
Eleonora Tamilia è una dottoranda del Campus Bio Medico di Roma, ed ha inventato la FAM (Feading Assessment Module) un dispositivo per rendere i biberon intelligenti. “L’idea è nata per offrire uno strumento affidabile e oggettivo che valuti le capacità di suzione dei neonati, soprattutto quelli considerati ad alto rischio, come i prematuri o a basso peso – spiega Eleonora – Finora la capacità di nutrimento dei neonati si lasciava all’interpretazione dell’ostetrica, mentre questo strumento monitora il neonato in maniera molto più precisa. Se il bambino ha problemi di controllo motorio, questi si manifestano in primo luogo nell’attività di suzione”. Eleonora ha ideato un dispositivo dotato di sensori che si può montare sui comuni biberon. I sensori misurano la pressione della suzione e inviano i dati al computer.
Le gambe nuove
Al MarLab, il laboratorio di robotica e analisi del movimento dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, invece, stanno lavorando per migliorare la vita dei bambini con difficoltà motorie. Maurizio Petrarca e il suo team hanno sviluppato un esoscheletro che applica una correzione dinamica del cammino nella prima infanzia. “Sviluppiamo dispositivi per bambini a partire dai 2-3 anni di età. E’ molto importante intervenire sui problemi motori quanto prima possibile, perché il cervello apprende le funzioni legate al movimento immediatamente”. Maurizio Petrarca spiega che gli esoscheletri che il suo laboratorio sta creando sono modulari, cioè si adattano ai miglioramenti del bambino: “Ogni piccolo ha una specificità diversa, non tutti hanno gli stessi problemi. Per questo abbiamo bisogno di dispositivi modificabili, in modo da interagire con il cammino specifico del bambino”. Per realizzare i dispositivi è stata lanciata la campagna di crowdfunding “The next step will leave a print”, cioè il prossimo passo lascerà un segno.
La serra domotica
“Questa serra si irriga da sola. Non solo, ma da questo pc posso controllare lo stato dell’umidità, della temperatura e della luce”. Jacopo Ratti ha 18 anni e frequenta l’Istituto Alessandro Volta di Frosinone. Con la sua classe ha progettato il prototipo di una serra demotica che si comanda dal pc. “La serra è automatizzata, e con un semplice comando possiamo regolare l’irrigazione a pioggia o areare la serra muovendo i pannelli superiori”. I ragazzi del V A del Volta l’hanno pensata, progettata e realizzata in un intero anno scolastico, utilizzando solo le ore curriculari. Una serra robotica nata a scuola.
Il pianoforte invisibile
“Hai presente il Theremin? Lo strumento che suona Sheldon di The big bang theory?”. I ragazzi del primo anno di fisica dell’Università Sapienza di Roma si sono ispirati a una popolare serie televisiva per creare il metro sonoro, uno strumento che misura lo spazio emettendo suoni diversi a secondo della distanza dell’oggetto. Il personaggio di Sheldon, una specie di genio della scienza che tuttavia non riesce ad adattarsi alla vita sociale, li emoziona visibilmente. “Il nostro metro sonoro è uno strumento di misurazione, ma anche uno strumento musicale. Abbiamo ricreato le ottave musicali”, mi dice, e muovendo avanti e indietro la mano mi dà la sensazione che stia suonando un pianoforte invisibile.