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Al via il bando per la seconda edizione del programma per startup che riserverà ai vincitori la possibilità di sfruttare le strutture di ricerca e sviluppo aziendali, oltre a un contributo fino a 105mila euro. Tutti i dettagli nella nostra intervista ad Andrea Cadelli, Ventures Manager di RedZone
«Siamo abituati a cambiare pelle e vogliamo farlo ancora una volta oggi, aprendo le porte dei nostri laboratori a startup che condividano i nostri obiettivi e che portino una proposta innovativa e concreta nell’ambito dei materiali avanzati, il cui sviluppo, è evidente, può aiutare il pianeta a risolvere le sfide del domani». Nell’intervista che ha rilasciato a StartupItalia, Ginevra della Porta, Chief Innovation Officer di SAES, ha raccontato l’obiettivo di un’azienda italiana storica, attiva dal 1940 nella scienza dei materiali: ricercare l’eccellenza anche al di fuori dei propri confini, sondando l’ecosistema delle startups e degli spinoffs universitari.
Sono aperte le candidature (e lo rimarranno fino a fine agosto) per la seconda edizione di RedZone, il programma di venture clienting tecnologico che mira a supportare le startup deep-tech con una proposta innovativa nell’ambito dei materiali avanzati. Sono già due le startup della prima edizione che hanno avviato un progetto di collaborazione con SAES. «RedZone è un programma che guarda al domani di SAES, intrecciandosi con la necessità di sostenere anche il futuro del nostro Pianeta. Siamo alla ricerca di startup che condividano con noi gli stessi obiettivi in termini di innovazione e sostenibilità», ci ha spiegato Andrea Cadelli, Ventures Manager di RedZone.
RedZone, chi può fare domanda
In questo articolo andiamo a scoprire l’offerta tecnologica ed economica che il programma mette a disposizione. «Alla fine della call andremo a selezionare non più di tre startup. Il TRL richiesto (ovvero il grado di avanzamento tecnologico, ndr) va da un minimo di 3 a un massimo di 6».
Possono fare domanda le startup italiane, ma anche europee (comprese quelle attive in Israele) early stage, ovvero che siano in fase pre-seed e seed, con una validazione preliminare da parte del mercato e che propongano una soluzione innovativa, brevettata o da brevettare, knowledge intensive. Basta andare sul sito della call e applicare caricando il pitch, nel quale devono essere chiariti alcuni punti necessari a SAES per capire se è possibile o meno attivare un percorso di collaborazione proficua.
Le fasi del percorso
«Cerchiamo delle proposte di progetto che siano coerenti con le tematiche della call e sinergiche con le aspettative di business di SAES». I punti di arrivo possono essere diversi: diventare partner commerciali, partner nello sviluppo o far nascere una joint venture.
«Se nel progetto candidato intuiamo che la tecnologia è interessante ed il mercato la richiede – dice Cadelli – allora si passa alla fase di intervista». Quest’ultima avverrà online e sarà propedeutica alla individuazione delle startups che accederanno alla seconda edizione del programma RedZone. In totale i vincitori lavoreranno per un periodo che andrà dai 9 ai 15 mesi. «Dopo aver definito un progetto di mutuo interesse, nella prima fase si dovrà sviluppare un Proof of Concept, ovvero dimostrare che ciò che si immagina può essere realmente prodotto, mentre nella seconda l’obiettivo è di realizzare un MVP scalabile, sostenibile e lanciabile sul mercato in partnership con SAES».
Il cuore dell’offerta di RedZone è rappresentato da 400 ore di accesso ai laboratori di SAES nei quali i team beneficeranno del supporto specializzato di ricercatori e tecnici. A queste si aggiungono 30 ore di servizi come supporto legale, sviluppo brevetti, consulenza tecnologica e design di prodotto. C’è poi il contributo economico della call (fino a 105 mila euro per ciascuna startup) ed il supporto da parte di un mentor per tutta la durata del programma.
Le aree tematiche di RedZone
Vediamo ora le cinque aree tematiche della nuova call di RedZone. I “Carbon Capture Materials” sono materiali in grado di catturare o sequestrare la CO2 quali adsorbenti basati su biomateriali e biotecnologie; lo “Smart Packaging” contempla soluzioni in grado di proteggere il contenuto, ma anche di segnalare ed interagire; per le “Cosmetic solutions” si entra nel campo dei principi attivi e dei delivery system sostenibili; la quarta categoria comprende le “Advanced Membranes”: membrane polimeriche a matrice mista per applicazioni che spaziano dall’idrogeno alla dialisi; infine i “Functional and Sensing Materials”, materiali con specifiche capacità come, ad esempio, quella di cambiare colore, segnalando così la presenza di un gas pericoloso. In conclusione, RedZone è un’opportunità per le startup per accelerare il proprio percorso di crescita, avendo la possibilità di creare, sviluppare e caratterizzare soluzioni innovative con il supporto tecnico e strategico di SAES, con l’obiettivo di creare valore insieme.