La pandemia non ha fermato il mondo dell’innovazione italiana, fucina di talenti e risorsa per l’occupazione. Il 70% dei dipendenti è laureato e, nel 2021, 4 startup su 5 dichiarano di voler effettuare nuove assunzioni: la ricerca di VC Hub Italia
Una nota positiva in un periodo complicato. Nonostante le crisi sanitaria ed economica causate dal Covid, l’ecosistema startup italiano continua a crescere. A certificare lo stato di salute dell’innovazione nel nostro Paese sono le nuove assunzioni, che lo scorso anno hanno coinvolto il 70% delle startup. E la tendenza sembra potersi confermare, almeno nelle intenzioni, anche per il 2021, per il quale 4 aziende innovative su 5 prevedono di aumentare il proprio organico. I numeri provengono dallo studio effettuato da VC Hub Italia, importante associazione di venture capital, che riunisce investitori, startup e PMI italiani, insieme alla società di consulenza internazionale Egon Zehnder.
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“La ricerca mostra come anche in questo periodo di pandemia le startup abbiano continuato a crescere e assumere”, dichiara Francesco Cerruti, direttore generale di VC Hub Italia. “Generando occupazione come spesso nemmeno le aziende tradizionali riescono ormai più a fare. E mostrando una grande capacità di resilienza. Le startup”, prosegue Cerruti, “creano occupazione di qualità, offrono importanti opportunità di sviluppo professionale e coinvolgono le proprie risorse nella crescita dell’azienda”. Per questo motivo, “è importante continuare a sostenerle, poiché rappresentano il futuro sia per la nostra economia, sia per i giovani. Che anche in Italia possono trovare opportunità, troppo spesso costretti a cercare all’estero”.
Startup, più assunti e più giovani
Nel 2020, il 70% delle startup ha aumentato il proprio organico. Si tratta di un dato rilevante, soprattutto alla luce del fatto che per il 20% di queste, la crescita è stata pari o superiore al 100%. E, se le difficoltà dello scorso anno non hanno fermato il mondo dell’innovazione, le stime di CEO e founder per il 2021 sono altrettanto positive. Quattro startup su cinque coinvolte nella survey prevedono un incremento dell’organico entro la fine di quest’anno.
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Lo studio ha inoltre evidenziato altre caratteristiche delle startup italiane, a partire dalle dimensioni. Quasi tre su quattro (73%) ha uno staff composto da meno di 20 dipendenti, una su quattro (23%) tra 20 e 70 e soltanto il 4% oltre i 70 dipendenti. Altra peculiarità delle aziende innovative è l’età media molto giovane dei dipendenti, il 63% dei quali ha meno di 35 anni, e il 90% è al di sotto dei 40. In più, un manager su cinque, all’interno del management team, è donna. A questo si aggiunge anche la diffusa partecipazione nel capitale sociale delle startup: un dipendente su quattro detiene equity o stock options della società in cui lavora.
“Il tasso di crescita degli organici e la partecipazione diffusa ai piani di stock options sono fra gli elementi più differenzianti dell’ecosistema startup, volano di crescita economica e realizzazione professionale per giovani con competenze manageriali e tecniche specifiche”, commentano Fabrizio D’Eredità e Andrea Splendiani, consulenti di Egon Zehnder. “L’esperienza in una startup aggiunge valore al proprio background professionale. Caratteristiche come imprenditorialità e adattabilità vengono messe alla prova. E competenze manageriali, come orientamento ai risultati, capacità di collaborare, costruire e guidare team complessi vengono fortemente stimolate”.
Lauree per l’innovazione: quali gli ambiti più richiesti?
Accanto ai dati già citati, se ne accosta un altro, altrettanto positivo. Il 70% delle startup intervistate conta più del 70% di laureati tra i propri dipendenti e il 75% di esse assume neolaureati senza esperienza lavorativa, per una quota che arriva fino al 30%. E, a differenza di quanto si potrebbe pensare, lavorare in una startup può risultare un impiego stabile. Difatti, in quattro aziende su cinque, l’80% dei dipendenti è assunto con contratto a tempo indeterminato. Infine, se il 70% delle aziende ha tutti i dipendenti situati in Italia, non mancano i segnali di internazionalizzazione: un quinto delle aziende realizza oltre la metà del proprio fatturato all’estero.
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Resta dunque da specificare quali siano gli ambiti di formazione più richiesti. La ricerca di VC Hub Italia ne cita diversi, per la maggior parte di matrice tecnico-scientifica: ingegneria, scienze economiche e informatica. Nelle aree di engineering e prodotto è invece prevista la maggiore crescita dei dipendenti nei prossimi anni. Anche le startup, così come le imprese tradizionali, incontrano tuttavia difficoltà nel reperire sul mercato del lavoro alcuni profili richiesti. Si tratta di diversi settori, spesso ad alta specializzazione: software engineering, back end technology, data management & advanced analytics e product management.