«Nel 2020 abbiamo lanciato Aurora Fellows, dedicato a ragazzi under 25. Gli facciamo fare cose che altrimenti nessuno gli farebbe fare. Li mettiamo su una nave per mappare cetacei nel Mediterraneo ad esempio. Cose che aiutano a gestire la complessità». Jacopo Mele, investitore e consigliere delegato di Moonstone Venture Capital, è il protagonista di una nuova puntata del lunedì dedicata ai protagonisti dell’ecosistema che supporta e accompagna le startup nel proprio percorso di crescita. «Il mio focus è sui giovani. E il modello di business è il seguente: tutto quello che riguarda gli under 25 lo faccio gratis».

Lavorare con i leader del futuro
Nato nel 1993 a Fisciano, vicino Salerno, Jacopo Mele è uscito di casa presto. «A 15 anni me ne sono andato. Mi mantenevo da solo mentre studiavo cinema e tv». Appassionato di tecnologia e informatica ha sviluppato i primi siti da programmatore autodidatta. «Ho vissuto a Roma. Mi ero specializzato in video, ho prodotti i primi due video di Rocco Hunt. Poi mi sono concentrato sulla consulenza strategica».
La porta d’accesso al mondo dell’innovazione è stata la sua rete. «L’attività di business angel è iniziata per caso, perché i miei amici facevano cose fighe. Così nel 2014 ho lanciato insieme ad alcuni di loro una fondazione che aveva come obiettivo lo sviluppo di tecnologia ad alto impatto sociale». La Fondazione Home ex Machina – poi diventata Aurora Fellows – è nata per coltivare l’intelligenza emotiva fin da piccoli. «I leader del futuro dovranno prendere scelte. E dovranno avere una struttura solida da quel punto di vista».

Dal 2013 a oggi ha investito in una quindicina di startup come business angel. Jacopo Mele ha poi proseguito questa attività in una holding: «In Moonstone Venture Capital abbiamo unito la nostra famiglia professionale in un’unica società e con questa compriamo partecipazioni nel mondo startup». I ticket d’ingresso non sono alti: circa 50mila euro ad azienda. «Clima, salute e deeptech sono ambiti che monitoriamo. Oggi il mercato di capitali è molto più grande rispetto a dieci anni fa. Direi che se un tempo c’erano più imprenditori che capitali oggi è proprio il contrario».
La forza della rete
Nel percorso di Jacopo Mele una delle leve di forza è stata la rete. Bagaglio che sfrutta anche in ambito investimenti. «I round a cui partecipiamo vedono le startup raccogliere massimo 2 milioni di euro. È indifferente chi ci mette 50mila euro? In realtà ci scelgono perché possiamo dare connessioni e contributi importanti: facilitiamo sul tema delle assunzioni e aiutiamo i team nel go to market». Nell’epoca dell’Intelligenza artificiale, Mele offre una considerazione rivolta a chi è all’inizio del proprio progetto o sta per lanciarlo.
«Oggi non hai realmente più scuse su capitali o risorse per iniziare. La digital economy ha fatto sì che la signora Maria potesse vendere ghirlande su Etsy. Oggi con l’AI non c’è bisogno di programmatori per un e-commerce: puoi costruire cose con una persona sola e in una settimana. Chi è molto creativo oggi può hackerare il sistema». In un momento così incerto per l’economia, alcuni sostengono che non ci sia momento più adatto per intraprendere. «Il talento è qualcosa di diffuso, le opportunità no. Ecco, credo che l’AI rende più diffuse le opportunità».

Cosa serve ai giovani
Per un giovane, magari all’università, con l’ambizione di lanciare il proprio progetto quali sono gli step da seguire? «Partire male, sperimentando. Bisogna monitorare sempre cosa si impara settimana dopo settimana. Se su un’intuizione, un’idea non impari niente per due settimane bisogna per forza cambiare. Sul progetto di una startup serve velocità nell’apprendimento». Evitare dunque lo status quo, uscire sempre dalla comfort zone per fallire il più rapidamente possibile.
In questo senso Moonstone ha organizzato un appuntamento periodico, ogni settimana. «Il martedì apriamo le porte dell’ufficio a tutti e le persone vengono a sperimentare. C’è un ragazzo che viene a saldare schede elettroniche, altri vengono con il proprio progetto e ricevono consigli. La parte più difficile è partire. Poi bisogna mantenere ritmo e velocità, trovando la giusta comitiva con cui sperimentare».
C’è però l’elefante nella stanza: l’AI non è una tecnologia guidata e sviluppata dall’Europa. Rincorriamo, come su molti altri fronti. Per questo Jacopo Mele ha suggerito di guardare altrove. «In Italia ed Europa bisogna evitare di inseguire le cose che esplodono. Serve costruire. Resto convinto del fatto che l’Europa sia il posto migliore al mondo dove fare impresa oggi». Posizione che l’investitore ha argomentato anzitutto dal punto di vista dei costi. «C’è talento e costa meno che negli USA. Abbiamo aziende meno sopravvalutate. Servirà per questo una Borsa europea così come abbiamo bisogno di piani di incentivazione per i dipendenti. Finché penseremo a investire fuori dall’UE depaupereremo il nostro talento. Ecco perché il Venture Capital è uno dei filoni della strategia industriale europea».