Amity, scaleup che propone un nuovo modello di social network per aziende e PMI, arriva in Italia. “Vogliamo investire nel lungo periodo”
Una scaleup che permette ad aziende e PMI di creare una loro comunità digitale; come un social network. Fondata nel 2020 da un team mediamente under30, Amity lancia la sua prima sede europea nel cuore pulsante dell’innovazione: a Milano. “Contiamo più di 10 milioni di persone al giorno connesse e la nostra idea è quella di investire in Italia con collaborazioni di lungo periodo”. A raccontare la storia di Amity è Francesca Gargaglia, co-founder e COO global della scaleup che, nel 2020, ha messo in piedi questa realtà assieme all’imprenditore thailandese Korawad Chearavanont. “Abbiamo chiuso il 2021 segnando un + 230% negli ultimi 4 mesi rispetto ai 4 mesi precedenti”. Internazionale, cosmopolita e di respiro globale, Amity è stata costituita nel Regno Unito; conta oltre 230 dipendenti di 27 nazionalità diverse con uffici a Bangkok e Miami.
Come funziona e chi usa Amity
“Amity rappresenta un nuovo modello di social network pensato per aziende e PMI – racconta Francesca – e può essere installato su qualsiasi tipo di sito web e app. La nostra mission è quella di creare esperienze e nuove comunità digitali propositive, rompendo il monopolio dei social network e dando la possibilità a tutti di implementare la propria offerta con tool kit personalizzati, a seconda delle esigenze del cliente”. Amity offre, dunque, 4 soluzioni, modulari e usabili singolarmente: le live chat; i social, dove si possono anche condividere post; la possibilità di caricare video come stories, dirette in streaming e promozione dei prodotti in e-commerce; e il servizio di chatbot. “Il costo va in base al numero di utenti e si aggira sui 9 centesimi di dollari al mese, mentre per le PMI che contano meno di 200 utenti mettiamo a disposizione il nostro servizio gratuitamente”, spiega Francesca.
Francesca Gargaglia, Amity
Tra i settori di maggiore applicazione troviamo quelli dei servizi bancari; del fitness e della mindfullness. Ma a utilizzare Amity non sono soltanto le aziende. “All’estero, negli Stati Uniti, è stato molto utile nella gestione sanitaria durante il picco di pazienti ricoverati per Covid che, tramite l’app, comunicavano con altre figure interne all’ospedale – spiega la co-founder – In Asia, invece, ad esempio, Unilever lo impiega per la condivisione di ricette tra mamme. Affidandosi a piattaforme social non proprietarie come Facebook, Instagram o TickTock, i brand perdono autonomia nel gestire i loro dati e le esperienze digitali dei propri clienti, mentre Amity consente loro di creare le proprie community digitali rompendo il monopolio dei più noti social network”. Creare una strategia che dia valore alla propria community si traduce anche in una riduzione del 40% del costo di acquisizione di nuovi clienti e in una diminuzione del 50% delle richieste di supporto da parte di clienti che, grazie alle innovazioni e alla facilità d’uso garantita, sono in grado di trovare direttamente in app tutte le informazioni di cui hanno bisogno in caso di assistenza. Ne beneficia, inoltre, anche la brand awareness: secondo i dati raccolti da Amity, chi si ha già implementato queste soluzione ha aumentato del 400% il tasso di soddisfazione dei propri utenti (in base all’NPS score).
Traguardi e nuove frontiere
La sede di Amity a Bangkok conta 180 persone, in media under30. Questa scaleup nel giro di pochissimo tempo ha già raccolto 30 milioni di dollari in finanziamenti da investitori quali 500 Startups, Gobi Partners, East Ventures e SMDV, registrando una crescita annuale in termini di ricavi aziendali di oltre il 170% ogni anno, a partire dalla sua fondazione. “Ultimamente, complice anche la pandemia e la sempre maggiore richiesta di digitalizzazione, siamo cresciuti molto – conclude Francesca – L’Asia è il nostro mercato di riferimento principale, ma tra i nostri obiettivi futuri ci sono il consolidamento in Europa, un nuovo round di investimento verso la fine del 2022, e l’ampliamento del team. In Italia vogliamo arrivare a 80 persone entro la fine dell’anno”.