Dopo la laurea in Economia e Commercio, nel 1998 si trasferisce a Londra e comincia a lavorare in Motive (agenzia media di BBH). Inizia così la carriera di Stefano Spadini, oggi CEO di Havas Media Network, global media agency che connette brand e audience. Dopo l’esperienza londinese, nel 2003 Stefano, tornato in Italia, diventa direttore strategico di alcune delle più importanti agenzie media. Dopo un incarico in DLVBBDO, prima come direttore strategico e poi come general manager, nel 2011 torna nel mondo delle agenzie media come Chief Strategic Officer di Mindshare per assumere il ruolo, nel 2012, di Deputy General Manager. Nel 2014 diventa CEO di Havas Media, e dal 2016 di Havas Media Network, guidando tutte le sue società.

Appassionato di Formula 1 e velocità, Stefano Spadini crede nel team come risorsa essenziale per rispondere a un mercato in continua evoluzione, oltre alla capacità di leggere il mercato e di avere il giusto mindset. L’agenzia, sotto la sua guida, ha ridisegnato il proprio modello di business. All’interno di questa evoluzione si inserisce il sistema operativo strategico “Converged” che si fonda sull’andare oltre le barriere tra creatività e media, dando una spinta a un approccio adatto a fornire risposte adeguate alla richiesta di strategie e visioni integrate da parte dei brand.
Nel 2020 Havas Media Network ha ampliato la sua offerta con la practice-full service commerce globale Havas Market, e nel 2023 ha lanciato Play, il network che mette al centro le passioni dei consumatori attraverso lo sport marketing, i branded content, music and experiental live & activation. Nello stesso anno, Havas ha ampliato l’offerta dati, tecnologia e ricerche con il lancio globale di CSA, che punta ad accelerare la comprensione dei clienti e migliorare i risultati di business attraverso analytics e soluzioni di machine learning.
L’intervista a Stefano Spadini per il nostro speciale dedicato ai centri media e alle agenzie di comunicazione d’eccellenza.

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Stefano, come e quando nasce Havas Media?
Havas Media nasce come parte del network internazionale Havas, una delle più grandi agenzie nel settore della comunicazione, fondata originariamente nel 1835 a Parigi da Charles-Louis Havas. Successivamente questa realtà si è sviluppata focalizzandosi nella pianificazione e nell’acquisto di spazi pubblicitari, con una forte attenzione alla costruzione di esperienze media significative per i brand.
Come il tuo centro media affronta le sfide legate all’innovazione e al digitale?
Con l’evoluzione del settore della comunicazione, l’esplosione dei touchpoint e la trasformazione digitale, l’agenzia si è dotata di processi, strumenti e talenti per comprendere le complessità del mercato e rispondere alle esigenze sempre più crescenti e puntuali dei clienti.
Per affrontare le sfide legate all’innovazione e al digitale bisogna avere il mindset giusto. L’investimento più importante è infatti quello sul capitale umano: bisogna senz’altro dotarsi di strumenti per misurare e ottimizzare ad esempio l’efficacia di una campagna ma l’esperienza e la sensibilità di chi legge i dati rimane centrale.
Quali sono le chiavi, secondo te, imprescindibili, per emergere oggi nel mare magnum dei centri media?
I consumatori sono sempre più simili a un gatto: cambiano spesso preferenze. Per questo l’agenzia deve mettere a servizio dei clienti la capacità di leggere il mercato. Da quest’anno abbiamo implementato una nuova organizzazione per fornire soluzioni che non poggiano più solo sul media, perché oggi tutto è media, ma il media non è tutto. Affianchiamo il cliente con una comprensione profonda dei suoi bisogni, anticipandone le esigenze e dalla comprensione e analisi del consumatore con ricerche ad hoc, fino alla misurazione delle campagne pianificate.

Che cosa manca, invece, alle aziende italiane per compiere un passo in avanti nella trasformazione digitale?
Una cultura digitale diffusa e una formazione continua. Bisogna avere un’integrazione strategica del digitale nei processi aziendali e possedere un’agilità organizzativa per adattarsi rapidamente al cambiamento.
Il 50% dei dipendenti italiani si dichiara non soddisfatto del proprio posto di lavoro, c’è un tema di engagement e un grado di insoddisfazione che si ripercuote sulla qualità dei servizi offerti. Per questo in Havas il team di HR è fondamentale: dalla fase di recruitment – quando hai le persone giuste al posto giusto, tutto diventa più facile – a quella di continua formazione, per ritornare a quanto detto all’inizio.
Come l’AI modificherà il modo di lavorare dal tuo punto di vista?
L’automazione è sempre stata una componente del nostro lavoro, oggi siamo chiamati ad abbatterne la complessità, approfondire il livello di analisi e capire come è cambiato il mercato. L’AI amplia le possibilità di ciò che proponiamo ma bisogna avere da una parte l’esperienza e la capacità di fare i prompt giusti, e dell’altra la profondità e la sensibilità umana per leggere le risposte.