La lite tra Governo e Regioni ha fatto slittare di almeno 24 ore il nuovo decreto che dovrebbe imporre il coprifuoco nazionale alle 20 o alle 21 e proclamare Piemonte, Lombardia e Calabria zone rosse
Si fa sempre più confusa la situazione attorno al nuovo Dpcm. Le Regioni vorrebbero che lo Stato emani direttamente il lockdown nazionale, Palazzo Chigi replica invece con un testo che dà a loro il potere di mettere in quarantena i territori più colpiti. Nessuno vuole insomma prendersi la responsabilità delle nuove chiusure e, in tutto questo, si perde forse tempo prezioso con il virus, che non smette di correre. Per questo ieri si è mosso persino il Colle, che è irritualmente intervenuto nel dialogo tra istituzioni. Sergio Mattarella ha sentito i rappresentanti delle Regioni meno propensi al dialogo (Stefano Bonaccini, che guida la conferenza regionale e dunque dovrà richiamare i più dissidenti, tra cui Luca Zaia e Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria) spingendoli a mettere da parte le divergenze per accelerare sulle misure necessarie al contenimento della pandemia.
Misure che, dove sono già state prese, stanno facendo ugualmente discutere. Ne è un esempio quanto sta avvenendo in Germania, dove ieri, primo giorno di lockdown light, il governo federale e i 16 Lander sono stati subissati da una pioggia di ricorsi da parte dei titolari delle attività più colpite dalla decisione di chiudere per 4 settimane ristoranti, bar, palestre, piscine, saloni di bellezza, eventi, mostre, concerti e parchi di divertimento. La replica della Cancelliera, Angela Merkel, è stata molto dura: “Se rispettiamo le regole, anche se non ci saranno feste tra amici e un Capodanno scoppiettante, almeno avremo un Natale in famiglia e non in solitudine”. In Italia, sebbene il Dpcm non esista ancora, si procederebbe invece con un lockdown a “zona”, come ha spiegato ieri il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in Parlamento.
Le nuove misure diverse per Regione
“Sulla base dei criteri scientifici, sarà necessario introdurre regimi differenziati basati sui diversi scenari regionali”, ha annunciato alla Camera il presidente del Consiglio. “Restrizioni e allentamenti saranno adottati sulla base della soglia di criticità”. Questo ha portato il governo a suddividere il Paese in 3 aree, che indicheranno una crescente gravità territoriale, “sarà il ministro della Salute a decidere, sulla base dei dati, dove si collocano le singole Regioni”, ha detto in Aula Conte.
Le misure nazionali che Conte vuole nel Dpcm
Su tutto il territorio nazionale invece il nuovo Dpcm dovrebbe contenere la chiusura dei centri commerciali nei weekend, la chiusura delle postazioni adibite ai giochi d’azzardo, dei musei e delle mostre. Niente spostamenti per le Regioni nelle zone rosse. Coprifuoco serale, verso la DAD per le scuole secondarie superiori. “Siamo consapevoli della stanchezza e della rabbia dei cittadini e delle ripercussioni a livello economico – ha ammesso Conte – ma non vi può essere alcun dilemma tra la protezione della salute individuale e la tutela dell’economia”.
Ma il Dpcm non esiste ancora
Il problema è che quanto detto ieri da Conte in Parlamento è rimasto solo una mera dichiarazione di intenti, perché la lite con le Regioni è proseguita e potrebbe far slittare la stesura del Dpcm persino a domani. A nulla sarebbe insomma servita la decisione del presidente del Consiglio di anticipare a ieri le dichiarazioni alle Camere per varare il Dpcm già lunedì anziché mercoledì.
Medici di Milano: lockdown cittadino subito
“Di una cosa siamo certi: la situazione sia nelle strutture sanitarie ospedaliere che anche nella medicina del territorio è diventata insostenibile. È necessario intervenire con un lockdown immediato ed efficace”. Lo chiede per Milano il Presidente dell’Ordine dei Medici della città (Omceo), Roberto Carlo Rossi. “Non esistono – scrive Rossi – piccoli rimedi a grandi problemi, così come non si può giocare a scaricare su altri ruoli e responsabilità: la situazione è molto seria e senza interventi drastici non può che peggiorare. Soprattutto se inoltre non ci si attrezza seriamente per tutelare quei medici che, ancora adesso, sono impegnati in prima linea, ma senza le necessarie attrezzature e materiali di protezione per svolgere in sicurezza il proprio lavoro”. Rossi sottolinea infine “la ferma ed unanime decisione di tutto il nuovo Consiglio milanese dell’Ordine nell’avanzare una richiesta di provvedimenti restrittivi immediati”.
La Regione dice picche: attenderemo il lockdown
La Lombardia, però, tra le zone d’Italia messe peggio per numero di contagi, sorda alle istanze dei propri medici, non anticiperà alcuna restrizione preferendo aspettare il nuovo Dpcm. È quanto emerso dalla riunione tra il presidente della Regione, Attilio Fontana, e i sindaci dei capoluoghi di provincia lombardi che si è svolta ieri pomeriggio in videoconferenza. La posizione del presidente Fontana resta quella di scaricare sull’esecutivo la responsabilità di un ipotetico lockdown: si riconosce che servirebbe ma, contemporaneamente, si esclude di procedere con lockdown territoriali.
Anche Sala non vuole il lockdown per Milano
“A oggi lato Regione Lombardia non si ipotizza nemmeno lontanamente di andare verso un lockdown stile marzo e aprile e io lo condivido”. Lo ha detto Giuseppe Sala, sindaco della città più colpita e con più casi, Milano, riferendo all’aula della riunione che si è conclusa da poco con la Regione Lombardia e i sindaci lombardi sull’emergenza Covid. “Fontana ha sottolineato, e di questo ne abbiamo parlato anche durante il fine settimana, che a nuove restrizioni deve corrispondere ristoro da parte del governo, indicando quanto e quando rispetto a chi viene chiuso”.
La fuga in avanti dell’Alto Adige
L’Alto Adige continua a inanellare decisioni contraddittorie. Prima aveva lasciato tutti i locali aperti, quindi ha deciso di essere la prima parte d’Italia a tornare a un nuovo lockdown. Dalle ore 20 alle ore 5 del mattino vi sarà un divieto di circolazione, verranno chiusi bar, ristoranti, pasticcerie e negozi. Rimarranno aperti negozi di alimentari, farmacie ed edicole. Le scuole superiori e l’Università nelle prossime tre settimane osserveranno la didattica a distanza. Il lockdown rimarrà in vigore fino al 22 novembre, per tre settimane.