«Instagram è social based. TikTok, invece, è internet based: la quasi totalità di contenuti che scorriamo è di persone mai viste prima. Ma sugli argomenti che ci interessano». Cosa ci insegnano profili come Khabi Lame, Mattia Stanga e Martina Socrate?
Si diceva di Facebook dieci anni fa. Così come di Instagram prima che scoppiasse il fenomeno dell’influencer marketing. I social, questo si tuona, non sarebbero una roba seria. Gli scettici hanno sempre e soltanto puntato il dito contro i video stupidi e le figuracce. Da ultimo soffermandosi sulla terrificante deriva del “corsivo parlato” della tiktoker Elisa Esposito. Nessuno sconto neppure per TikTok, il social network di ByteDance che in Occidente sta conquistando fette di utenti trimestre dopo trimestre. Nel Q1 di quest’anno è stata l’app più scaricata al mondo. Per questo ci siamo chiesti se si possa parlare di una diversità di TikTok. Quali sono poi i content creator da cui imparare e prendere spunto? Le risposte sono arrivate da Federico Rognoni, autore del libro TikTok Strategy 2.0 (edito da Anteprima), Ceo e Founder di ZedProduction.
La diversità di TikTok
«Instagram è social based – ci ha spiegato Rognoni – ed è una piattaforma legata alle relazioni sociali. I post che vediamo provengono dalla nostra cerchia e dagli influencer che seguiamo. Per questo è difficile vedere sempre contenuti nuovi. TikTok, invece, è internet based: la quasi totalità di contenuti che scorriamo è di persone mai viste prima, ma sugli argomenti che ci interessano. TikTok capisce dove siamo, qual è il nostro target quando pubblichiamo, perfino che modello di telefono abbiamo». Al netto dei legittimi dubbi sull’utilizzo dei nostri dati da parte delle Big Tech (tutte quante), è innegabile che strumenti simili possano contribuire a fare crescere un’azienda, a rafforzare il personal branding, a portare avanti campagne di sensibilizzazione sui temi più disparati.
«Ho iniziato a comunicare su TikTok a fine 2019. All’epoca bisognava spiegare cosa fosse TikTok. Dal 2023 vedremo invece tanti brand sbarcare sulla piattaforma. Alcuni partiranno già da dopo l’estate». Nel suo libro appena pubblicato, Rognoni passa in rassegna i passaggi per iniziare a sfruttare al meglio la piattaforma. Dai primi passi, l’autore procede analizzando l’algoritmo, l’ottimizzazione del profilo e pure le modalità di editing, fondamentali per rendere i propri contenuti appetibili a un pubblico che perde la pazienza alla velocità di una spolliciata.
«Su TikTok ogni singolo contenuto richiede qualità in più rispetto ad altri social. Su TikTok è richiesta una produzione massiccia, anche se ora pure Instagram e Youtube hanno aggiunto un formato simile per cui si può coprire lo stesso piano editoriale con gli stessi contenuti. Molti dei brand con i quali lavoro, tranne casi specifici, preferiscono utilizzare il contenuto di TikTok anche su altre piattaforme. Ma sono necessarie modifiche». In più c’è anche il tema della reach organica, ovvero il numero di utenti ai quali l’algoritmo di TikTok permette di vedere il nostro contenuto.
Imparare dal passato
«Su Instagram un base minima c’è. Su TikTok no». Motivo per cui si sente dire che, ogni volta, bisogna ricominciare da capo. Chi ha saputo interpretare le logiche del social e costruire un profilo riconoscibile, basandosi su format e appuntamenti frequenti con la community sono cinque tiktoker che ci ha indicato Federico Rognoni. Nel suo libro c’è pure una sezione con diverse interviste ad alcuni di questi, che aiutano a capire approcci e strategie di lavoro.
Un altro suggerimento per trovare un’ispirazione è guardare al passato delle piattaforme, da cui è possibile imparare sui trend che funzionerebbero pure su TikTok. «Cosa è successo su YouTube e Instagram anni fa? Cosa tirava all’inizio? Alcuni creator iniziano a replicare su TikTok gli esperimenti sociali che un tempo funzionavano molto. I tutorial non li faceva nessuno, ora stanno aumentando. La chiave, a volte, è riprendere quello che funziona da sempre».
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Khaby Lame
«La fortuna funziona quando ci sono talento e competenza». In questo elenco di tiktoker da cui trarre spunti per il proprio lavoro non si poteva non partire dal re sulla piazza. Khaby Lame, 22 anni, è il più seguito al mondo sulla piattaforma (145,5 milioni di follower). Non se la cava male neppure su Instagram (quasi 80 milioni di follower), dove ha da tempo superato l’imprenditrice digitale Chiara Ferragni (27,4 milioni). «Un elemento che non possiamo eliminare se vogliamo utilizzare al meglio TikTok è comunicare attraverso un format. Gli utenti non per forza ti seguono, ma magari ti rivedono nella sezione Per te. Khaby Lame è diventato famoso perché usa solo il linguaggio del corpo. Così si fa capire in tutto il mondo».
Mattia Stanga
Tra i tiktoker più famosi in Italia troviamo Mattia Stanga, content creator che sulla piattaforma conta 2,6 milioni di follower. Il suo format prevede le intramontabili imitazioni: situazioni quotidiane, interpretate nei panni di una mamma, di un’amica, di un lavoratore. Tutto al servizio della risata. «Lui è così anche nella realtà – ha specificato Rognoni -. Quando ci parli sembra di aver di fronte un suo video». L’autenticità è un altro elemento, fondamentale tanto quanto il format.
Massimiliano Dona
Non si ribadirà mai abbastanza: sui social non funzionano soltanto i meme, i video comici e le imitazioni. Se fatti bene, i contenuti più seri, perfino quelli che ai più potrebbero sembrare noiosi, hanno una chance. Il caso di Massimiliano Dona, presidente dell’Associazione Nazionale Consumatori, è emblematico. Con oltre 200mila follower, realizza video rispondendo a domande di ogni tipo, dalla parte di un comune cittadino, che può avere un dubbio o una curiosità. «Affronta temi legali e informa il consumatore su come stare attento. Utilizza il linguaggio corretto. Si può dunque essere avvocati e comunicare alla grande su TikTok».
Martina Socrate
Abbiamo parlato di format, di autenticità. Ma sui social non si può avere una strategia vincente tenendo in secondo piano la community. Ciascun content creator ha il proprio modo di interfacciarsi con la propria nicchia, distinguendo magari i fan occasionali dallo zoccolo duro. Questo è un elemento essenziale da imparare per TikTok. Martina Socrate (1,3 milioni di follower su TikTok) è un profilo suggeritoci da Rognoni. «Da lei capiamo quanto avvicinarsi alla community funzioni». Senza forzature, ma esprimendo sempre il proprio carattere e mettendosi in gioco.
Fabiana Andreani
Meglio nota come Fabiana Manager (230mila follower su TikTok), è il quinto profilo di content creator da cui imparare per utilizzare TikTok come azienda o professionisti. Nella sua bio c’è una presentazione più che eloquente: “la zia dell’orientamento e carriera”. «Lei parla di curriculum. Anche qui possiamo imparare molto. Come si può spiegare un lavoro come quello delle risorse umane in modo semplice e attrattivo?». Su TikTok pare non esserci limite all’esplorazione.