La società Magellan mappa le profondità di mari e oceani. Il suo ultimo lavoro fa luce sulla nave affondata nel 1912
La tecnologia ci permette di far luce sul passato, scrostando i segni della storia e consentendo a ricercatori e scienziati di capire come sono andate le cose. Prendete il Titanic, la nave che affondò il 15 aprile 1912 provocando più di 1500 morti tra equipaggio e passeggeri. I resti di quel gigante giacciono a quasi 4mila metri di profondità nell’Oceano Atlantico e negli ultimi decenni sonde e telecamere erano riuscite a spingersi fin negli abissi per studiare il relitto. Il buio e le condizioni evidentemente complesse avevano però reso quasi impossibile una visione di insieme. Ma l’innovazione sa stupire: date uno sguardo alle immagini di questa scansione 3D realizzata da Magellan, società che si occupa di mappare mari e oceani, in collaborazione con Atlantic Productions.
Grazie alla propria tecnologia e all’utilizzo di imbarcazioni Magellan ha navigato nella zona dell’Atlantico dove si è inabissato il Titanic e ha trascorso oltre 200 ore per raccogliere qualcosa come 700mila immagini da ogni angolazione. Ne è uscita una ricostruzione in 3D della nave davvero impressionante, da cui si notano l’imponenza del Titanic e i segni che porta a oltre un secolo dalla tragedia.
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Gli storici hanno dunque a disposizione materiali dal valore potenzialmente inestimabile. Nonostante l’attenzione mediatica attorno alla vicenda del Titanic, riaccesa negli ultimi decenni grazie al film capolavoro di James Cameron, restano ancora diversi punti interrogativi sulla vicenda e, soprattutto, pochissimo tempo prima che sia troppo tardi e l’usura consegni la nave definitivamente all’oblio. Questa scansione 3D, ad esempio, permetterebbe di far luce sul punto di collisione con l’iceberg e di indagare su cosa è successo nelle ore successive all’impatto.