Balossino (Argotec): “Il comfort sarà tema centrale”. L’eccellenza aerospaziale italiana è già coinvolta nel nuovo programma lunare: la società era a bordo della prima missione Artemis I con il microsatellite ArgoMoon che ha restituito straordinarie foto della Luna e della Terra
La Nasa, insieme al partner Axiom Space, ha presentato (in parte) le nuove tute spaziali dell’agenzia. Nello specifico, sono quelle che gli astronauti e le astronaute impiegheranno dalla missione Artemis III in poi per tornare a mettere piede sulla Luna. Un altro partner, Collins Aerospace – una sussidiaria di Raytheon Technologies – sta invece progettando le nuove tute per la Stazione spaziale internazionale. Ma era il primo progetto, finanziato in questa prima fase con oltre 228 milioni di dollari, a incuriosire di più: come saranno vestiti gli uomini e le donne che torneranno sul nostro satellite?
Cambio di guardaroba spaziale
Nel corso di un evento dallo Space Center di Houston è dunque arrivata una prima risposta. Le tute destinate ad attività extraveicolari avevano d’altronde urgente bisogno di essere aggiornate: quelle attualmente in uso – che mancano fra l’altro di sufficienti taglie e misure per le corporature più minute – risalgono agli anni Settanta. Nacquero infatti in parallelo al programma Space Shuttle e specialmente negli ultimi anni sono state costantemente riparate e rigenerate. Ormai, anche per la difficoltà nel reperire certe componenti, sono arrivate “alla fine della loro vita utile”, come ha spiegato l’esperto Pablo De León, direttore dello Human Spaceflight Laboratory all’università del North Dakota. Ecco perché, da qui al 2034, il contratto battezzato Exploration Extravehicular Activity Service garantirà a queste due società 3,5 miliardi di dollari di finanziamenti per lo sviluppo e la realizzazione dello speciale equipaggiamento.
Una tuta flessibile e facile da indossare
Il prototipo appena svelato e che gli astronauti e le astronaute indosseranno per le loro esplorazioni nei pressi del Polo Sud lunare saranno anzitutto in grado di adattarsi a diversi tipi di corporature. Non potrà più capitare, insomma, che uno “space walk” salti o venga rinviato perché manca una tuta per un’astronauta, come accaduto nel 2019 con Christina Koch e Jessica Meir, che poi riuscirono comunque nell’ottobre di quello stesso anno a realizzare la prima attività extraveicolare tutta al femminile della storia spaziale. Si tratta di una tuta più flessibile di quelle vecchie e che include una serie di strumenti per muoversi più agevolmente in contesti più che estremi. Letteralmente, sovrumani.
La tuta si indossa attraverso un’apertura collocata nello zaino di supporto. Più giunti consentono a chi la indossa di inginocchiarsi e muoversi con facilità mentre i guanti sono progettati per un uso prolungato in condizioni di microgravità. Il design è in grado di gestire il freddo estremo delle aree permanentemente in ombra sulla Luna, stivali inclusi. Il casco integra per esempio le luci e una videocamera HD. E no, ovviamente le tute non saranno (e non potrebbero essere) nere: sono state svelate con una singolare copertura scura – disegnata in collaborazione con Esther Marquis, la costumista della serie di Apple TV+ “For All Mankind” – per non celarne del tutto il design sottostante, che verrà rivelato più avanti. Intanto, entro l’estate la Nasa riceverà un primo stock per iniziare a familiarizzarci.
Artemis III: decollo nel 2025?
Di tempo ce n’è ma in fondo non troppo: Artemis III è stata spostata al dicembre 2025 e sarebbe appunto la prima passeggiata lunare dalla missione Apollo 17, l’ultima sul satellite del 1972 e a 56 anni di distanza dalla prima discesa di Buzz Aldrin nel 1969. Dell’equipaggio faranno parte la prima astronauta e un astronauta afroamericano. Rimarranno sulla Luna una settimana per raccogliere campioni ed esplorare la zona con un rover. Altri due membri dell’equipaggio resteranno invece a bordo della capsula Orion che poi si riconnetterà alla monumentale nave-razzo Starship di SpaceX. Ma i tempi di sviluppo, soprattutto per il maxi-razzo di Elon Musk così come per l’ulteriore modulo lunare agganciato a Orion e che dovrà fare la spola fra la superficie e la capsula, sembrano davvero troppo lunghi per poter centrare l’obiettivo del 2025. La missione seguente, Artemis IV, è stata d’altronde da poco rinviata al 2028.
“La recente presentazione delle nuove tute spaziali di Nasa è esemplificativa del rinnovato interesse verso l’esplorazione della Luna e dei nuovi paradigmi che stanno emergendo nell’industria spaziale – commenta a StartupItalia Alessandro Balossino, Head of Research and Development Unit di Argotec, eccellenza dell’aerospaziale italiano specializzato in micro-satelliti e formazione degli astronauti – la progettazione di una tuta spaziale è un compito molto complesso perché deve tenere conto delle necessità di proteggere gli astronauti dall’ambiente esterno, attraverso sistemi di protezione e sistemi di supporto vitale ma allo stesso tempo consentire una buona mobilità e facilità nelle operazioni di vestizione e svestizione. In questo caso, un ulteriore elemento di complicazione è il fatto di dover funzionare sulla superficie lunare, poiché la regolite – il materiale di cui è composta la superficie del nostro satellite naturale – rappresenta un notevole problema sia per la salute degli astronauti, in caso di inalazione, sia per tutti i giunti meccanici”.
Fra l’altro Argotec è già coinvolta nel nuovo programma lunare: la società era a bordo della prima missione, Artemis I, con il microsatellite ArgoMoon, che ha restituito straordinarie foto della Luna e della Terra: “La nuova tuta presenta importanti migliorie rispetto alla generazione precedente, garantendo maggiore facilità di utilizzo, miglior comfort e tempi di funzionamento più lunghi – spiega Balossino -inoltre, è stata progettata per essere compatibile sia con astronauti uomini che donne, fatto di (positiva) discontinuità verso i sistemi dell’’Era Apollo’ che erano pensati per equipaggi solamente maschili. Un’altra novità rispetto al passato è il fatto che la tuta è stata sviluppata da un’azienda privata: Axiom Space. Per la realizzazione della tuta per il programma Artemis, Nasa ha affidato due contratti in parallelo, l’altro è stato assegnato a Collins Aerospace, per fornire il sistema. Questo approccio riflette molto il modello New Space nel quale soggetti privati vengono coinvolti su base competitiva per la realizzazione di sistemi complessi che non sono solo più esclusivamente sviluppati dalle agenzie spaziali”.
“La Luna nuovo punto di partenza”
Insomma, la presentazione di questa tuta è la conferma di come sia ripartita, da parte di Stati e aziende, la corsa a una nuova epoca dell’esplorazione spaziale. Dove ciò che c’è oltre la nostra atmosfera – a partire dalla Luna – non è più visto solo come un traguardo dell’umanità ma come una vera e propria base di partenza per nuove scoperte e nuove attività oltre il nostro Pianeta: ”Con il programma Artemis stiamo guardando alla Luna per restarci – aggiunge l’esperto – ed è proprio in vista di queste nuove frontiere che le attività di sviluppo e ricerca nel settore conosciuto come ‘human spaceflight’ saranno sempre più centrali nelle nostre attività. Ciò che vediamo nel futuro è un’esplorazione aperta non solo ad astronauti, ma anche a quelli che chiamiamo ‘explorers’, ovvero figure professionali che avranno compiti diversi da quelli degli astronauti, si pensi anche solo alla costruzione di strutture sulla superficie lunare, fino ad arrivare al turismo spaziale. Per tutte queste figure il comfort sarà un tema centrale, sul quale ci stiamo concentrando. In pochi infatti sanno che, ancora oggi, di comodità per un astronauta ce ne sono ben poche. E infatti stiamo parlando di figure altamente addestrate a passare lunghi periodi in ambienti ostili. Non potrà essere lo stesso per chi un giorno orbiterà intorno alla Luna in un ’semplice’ viaggio. Ecco che la ricerca di maggiore comfort diventa centrale, vale per le nuove tute lunari come per i progetti che svilupperemo qui in Argotec”.