Mirko Lalli, Ceo di The Data Appeal Company, ci ha anticipato le funzioni di Destination AI. Il software B2B è in fase beta e servirà a chi fa promozione turistica
C’è chi non smette di pensare alle vacanze. Perché le ferie degli altri sono il suo lavoro. Stiamo parlando dei destination manager e di tutti quei professionisti che si occupano di promuovere mete e città al pubblico nazionale e internazionale. Partiamo però dai numeri: l’estate 2023 non è stata delle migliori per l’Italia, complice anche l’inflazione. I cali negli arrivi sono stati nell’ordine del 20/30%, con le polemiche sugli scontrini salati divenuti trend virale sui social. La domanda da cui vogliamo partire è la seguente: posto che la pandemia non ha cambiato il turismo di massa, quali sono i trend in arrivo? «Oggi il dibattito riguarda la sostenibilità e il bilanciamento tra turisti e cittadini. Si stanno sviluppando modelli di analisi per misurare il sentiment di chi viaggia e di chi è residente. Mi ha colpito l’obiettivo che si è posta Amsterdam: resident first». StartupItalia ha intervistato Mirko Lalli, Ceo e Founder di The Data Appeal Company, azienda innovativa con sede in Nana Bianca a Firenze e specializzata nel campo dell’AI. Tra i suoi ultimi prodotti è in arrivo Destination AI, software B2B che punta a facilitare il lavoro dei destination manager grazie proprio all’intelligenza artificiale.
Destination AI
Ancora in fase beta, Destination AI è un software che mescola le tecnologie di ChatGPT e Bard, i software targati OpenAI e Google di cui da mesi scriviamo sul magazine, per aiutare un destination manager nel proprio lavoro quotidiano. «Ha tre obiettivi. Leggere e interrogare i dati a disposizione sul web, chiedendo ad esempio dove stanno prenotando i tedeschi quest’anno in Toscana; indicizzare ricerche, report e studi prodotti da enti come UNWTO e Istat per capire il mercato; suggerire possibili contenuti video e testuali per la promozione turistica». Destination AI, si capisce, non è uno strumento per qualsiasi tipo di utente, anche se come ci ha spiegato Lalli il suo utilizzo non richiede particolari competenze informatiche.
Da quasi un anno a questa parte il mondo ha scoperto quanto facile e comoda sia l’intelligenza artificiale generativa. Dalla pubblicazione di ChatGPT in poi milioni e milioni di persone hanno iniziato a usare software gratuiti chiedendo all’AI di fare cose. «Stiamo costruendo uno strumento pensato per i destination manager, figure che devono raccogliere le esigenze degli stakeholder, costruire piani di promozione e sostenibilità turistica, cercando anche di capire come spalmare al meglio i flussi». Vien da sè quanto i dati risultino preziosi nel flusso. «Servono per prendere decisioni».
Lavori più semplici
Come ha spiegato in un post LinkedIn lo stesso Lalli, per avere un impatto positivo la tecnologia deve togliere e non aggiungere. Con l’intelligenza artificiale i lavori cambieranno e nella migliore delle ipotesi diventeranno più semplici eliminando mansioni oggi ripetitive e snervanti. «Credo che stiamo soltanto grattando la superficie per quanto riguarda le potenzialità dell’AI», sottolinea l’imprenditore. Ovvio che ad arrivarci per primi siano stati i Big del settore, con OpenAI di Sam Altman che ha generato un’ondata di interesse dopo l’investimento da 10 miliardi da parte di Microsoft. «Siamo assistendo a una evoluzione della user experience con Expedia e Booking.com che inseriscono interfacce conservazionali stile ChatGPT».
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Data driven non è un plus, ma la base da cui bisogna partire per avviare qualsiasi tipo di business innovativo. Il turismo, asset basato su una montagna di dati, è un laboratorio interessante in cui sperimentare le potenzialità dell’intelligenza artificiale. Forse non risolverà le storture dei vacanzieri mordi e fuggi e i problemi legati all’inciviltà di chi maltratta i luoghi dove è cittadino temporaneo. Ma l’intelligenza artificiale può aiutare i professionisti del settore a personalizzare le offerte, a incanalare al meglio i flussi nei grandi centri urbani o nei musei. «Per lavorare meglio col turismo servono i dati. Il nostro compito è anche fare evangelizzazione: c’è più o meno preparazione nell’utilizzo, ma se semplifico con strumenti come Destination AI si possono fare cose impensabili».