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Alberto Bassi, CEO della piattaforma di crowdfunding, interverrà allo StartupItalia Open Summit. Lo abbiamo intervistato per farci raccontare il bilancio di un anno di raccolte fondi
«Al SIOS19 parlerò di come le startup fintech possono aiutare le banche. Non c’è contrapposizione tra questi due mondi». Alberto Bassi, CEO di BacktoWork, ha parlato con Startupitalia a pochi giorni dall’Open Summit del 16 dicembre all’Università Bocconi di Milano. Il fondatore della piattaforma di crowdfunding, che chiuderà il 2019 con 30 campagne di raccolta fondi concluse, sarà tra gli speaker presenti sul main stage. Uno dei suoi interventi in programma è incentrato proprio sull’alleanza tra il fintech e le banche tradizionali. E di questa alleanza BacktoWork è testimone: in estate l’azienda ha chiuso un aumento di capitale da 4 milioni di euro grazie a Intesa Sanpaolo.
Startup alleate
Il rapporto tra le startup fintech e le banche è il frutto anche di una rivoluzione tecnologica che ha portato, ad esempio, alla diffusione degli smart payment. Nell’ultimo decennio gli istituti tradizionali hanno sperimentato sempre di più l’open innovation: sono diverse le call con cui le banche cercano nuovi servizi e nuove tecnologie sviluppate al proprio esterno. «E questo succede perché innovare è difficile – ha spiegato Bassi – spesso riescono a farlo soltanto le realtà snelle. La storia di BacktoWork dimostra che l’ecosistema startup non è nato per essere in contrapposizione al sistema bancario». Il 2019 per la piattaforma di crowdfunding potrebbe chiudersi con 10 milioni di euro complessivi raccolti per decine di campagne attivate.
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Quanto crescerà il crowdfunding?
Anche quest’anno si confermerà come un anno da incorniciare per le fintech italiane. «Penso che in Italia lo strumento del crowdfunding continuerà a crescere – ha detto il Founder di BacktoWork – è una delle modalità di finanziamento che farà sempre più concorrenza ad altri canali di fund raising. Il modello che finora ha avuto più successo è quello della Gran Bretagna: se noi in un anno raccogliamo 60 milioni, là una cifra simile è generata da una singola piattaforma. Presto in Europa arriverà anche il regolamento europeo del crowdfunding che armonizzerà il sistema. A quel punto una startup italiana si potrebbe aprire anche a finanziatori esteri».