Per analizzare l’entità dei danni del terremoto del 2011 nella centrale nucleare di Fukushima, gli scienziati stanno usando un piccolo robot a forma di pesce che ha restituito le prime immagini del reattore
Quando nel 2011 un terremoto di magnitudo 9 ha colpito il Giappone provocando lo tsunami che ha distrutto la centrale nucleare di Fukushima, i danni a persone e ambiente sono stati enormi (il sisma è stato il più grande mai registrato in Giappone e quarto su scala mondiale). Per la decontaminazione della centrale nucleare saranno necessari decenni. Gli operai giapponesi impegnati nell’impresa, però, potranno avvalersi di robot controllati da remoto che diminuiranno i rischi di contaminazione. Nel mese di giugno, infatti, il gruppo industriale Toshiba, in collaborazione con l’Istituto governativo per la decontaminazione nucleare, ha presentato un robot subacqueo pensato per analizzare e riportare l’entità dei danni riportati nella centrale di Fukushima e ora sono disponibili le prime foto inviate dal robot che ha ispezionato l’Unità 3 della centrale.
Le prime foto del “piccolo pesce”
L’uso dei robot è l’unico modo per ispezionare luoghi altamente radioattivi come quello di Fukushima: quello subacqueo utilizzato in questi giorni si chiami “mini manbo” che significa “piccolo pesce” per le sue dimensioni ridotte: è dotato di luci, videocamere, e un dosimetro per misurare le radiazioni e raccogliere dati, e può fare ogni tipo di manovra subacquea. Il piccolo pesce ha ispezionato la base dell’Unità 3 di Fukushima dove il combustibile sciolto si è depositato sotto uno strato di acqua radioattiva. Gli scienziati che hanno seguito l’operazione avevano bisogno di conoscere la precisa posizione del combustibile e capire con precisione i danni riportati dal reattore. Il robot ha fotografato il combustibile e altri elementi presenti alla base del reattore: sembrano rocce ma in realtà potrebbero essere aggregati di carburante e metallo fuso. Definire con precisione quale degli elementi sia effettivamente combustibile non è facile, e le esplorazioni effettuate questo mese dal robot appartengono a una prima fase “esplorativa” rispetto a una ricerca che durerà anni.
Gli altri robot
Il piccolo pesce non è il solo robot a esser stato utilizzato dagli operai. Altri “aiutanti” robotici che sono stati impiegati avevano forme di serpente e di scorpione, pensati per entrare nella Unità 2: il loro lavoro, però, non è andato a buon fine come quello del pesce, poiché le telecamere hanno smesso di funzionare dopo essere state esposte a un livello di radiazioni pari a 1.000 Sievert (un uomo morirebbe entro pochi secondi). Il luogo intorno alla centrale di Fukushima è ancora altamente contaminato e gran parte delle persone che viveva nei dintorni ha dovuto rinunciare a fare ritorno a casa.