Il Senato ha approvato il disegno di legge delega sull’AI con cui il governo Meloni si impegna a normare e porri limiti all’utilizzo dell’Intelligenza artificiale. Il testo, composto da 28 articoli, con 77 voti favorevoli, 55 contrari e 2 astensioni a Palazzo Madama ha ricevuto il via libera definitivo da parte del Parlamento. «La straordinaria rivoluzione dell’Intelligenza artificiale ha bisogno di argini per far correre il cambiamento in sicurezza e grazie al lavoro del governo adesso sono in vigore misure adeguate per proteggere i cittadini dai rischi connessi», ha dichiarato Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’informazione e all’Editoria Alberto Barachini.

Ddl sull’AI: che cosa prevede il testo
Il testo completo è disponibile nell’archivio online del Senato. Citiamo di seguito alcuni articoli rilevanti. Secondo la legge delega sull’AI (art.3) “deve essere assicurata, quale precondizione essenziale, la cybersicurezza lungo tutto il ciclo di vita dei sistemi e dei modelli di intelligenza artificiale per finalità generali, secondo un approccio proporzionale e basato sul rischio, nonché l’adozione di specifici controlli di sicurezza, anche al fine di assicurarne la resilienza contro tentativi di alterarne l’utilizzo, il comportamento previsto, le prestazioni o le impostazioni di sicurezza”.
All’articolo 5 c’è un altro importante elemento che prevede un impegno maggiore da parte dello Stato e delle autorità pubbliche. Questi soggetti, infatti, “facilitano la disponibilità e l’accesso a dati di alta qualità per le imprese che sviluppano o utilizzano sistemi di intelligenza artificiale e per la comunità scientifica e dell’innovazione”. Il testo prosegue poi con un articolo specifico sull’utilizzo dell’AI in ambito sanitario per evitare il rischio di qualsivoglia discriminazione.
L’AI ha molto a che fare con il lavoro. Il disegno di legge delegata all’articolo 12 aggiunge a proposito: “Al fine di massimizzare i benefici e contenere i rischi derivanti dall’impiego di sistemi di intelligenza artificiale in ambito lavorativo, è istituito presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali l’Osservatorio sull’adozione di sistemi di intelligenza artificiale nel mondo del lavoro, con il compito di definire una strategia sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale in ambito lavorativo”.

Rilevante anche il tema investimenti nell’AI. Già si era parlato di 1 miliardo di euro. La medesima cifra viene citata nel testo. Viene infatti “autorizzato, fino all’ammontare complessivo di un miliardo di euro, l’investimento, sotto forma di equity e quasi equity, nel capitale di rischio direttamente o indirettamente di” PMI e aziende ad alto potenziale tecnologico (nel ddl non è citato mai il termine startup).
Il sottosegretario con delega all’Innovazione digitale, Alessio Butti ha dichiarato: «Alle imprese diciamo con chiarezza: investite in Italia. Troverete una governance affidabile, regole trasparenti e un ecosistema pronto a sostenere progetti concreti in tutti i settori chiave del Paese».

All’articolo 26 viene citato uno dei temi più delicati in questi anni, vale a dire i rischi collegati ai deepfake. Sappiamo quanto l’AI abbia consentito di riempire i social di video virali e divertenti. D’altra parte è anche più facile per malintenzionati utilizzare questi strumenti per danneggiare la reputazione altrui.
Dunque, recita la disposizione, “chiunque cagiona un danno ingiusto ad una persona, cedendo, pubblicando o altrimenti diffondendo, senza il suo consenso, immagini, video o voci falsificati o alterati mediante l’impiego di sistemi di intelligenza artificiale e idonei a indurre in inganno sulla loro genuinità, è punito con la reclusione da uno a cinque anni. Il delitto è punibile a querela della persona offesa”. Nella stesura di questo testo ha avuto un ruolo importante anche la Commissione Algoritmo, presieduta da Padre Paolo Benanti.