Scopri le storie di innovatrici e innovatori, venture capitalist e Unstoppable Women. Per tutto agosto la serie “The Best of” il giovedì e il sabato su StartupItalia
Il mese di agosto si arricchisce di un nuovo appuntamento per i lettori di StartupItalia. Ogni giovedì e sabato il nostro magazine lancia “The Best of”, ossia il meglio delle interviste realizzate negli ultimi mesi per tre rubriche molto seguite dalla nostra community. Al giovedì si alterneranno le puntate dedicate ai protagonisti del Venture Capital con le storie degli Italiani dell’altro mondo. Il sabato, come da tradizione, è il giorno delle Unstoppable Women. Buona lettura e buona ispirazione!
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Chiara Schettino
A 19 anni, Chiara Schettino ha dovuto affrontare una malattia ematologica che l’ha costretta a dipendere dalle donazioni di sangue. «Per poter ottenere una trasfusione di due sacche, corrispondenti alla dose necessaria per il mio peso, mi è capitato di dover aspettare anche 15 ore, un’attesa estenuante a livello fisico, ma anche psicologico… A giugno 2022 ho fondato Rosso, startup innovativa che si pone come macro-obiettivo quello di azzerare, entro i prossimi 10 anni, l’emergenza di sangue in Italia. E per farlo, aiuta gli ospedali a incrementare il numero dei donatori, ma anche la loro frequenza di donazione. La nostra startup si impegna ad essere un punto di riferimento durante tutto l’iter di donazione, a partire da campagne di sensibilizzazione, sino alla prenotazione della sede e dell’orario più comodo per il donatore…Supportiamo le associazioni dei donatori e gli ospedali affiancando passo dopo passo i donatori: li seguiamo nella prenotazione, diamo loro la possibilità di annullare l’appuntamento in qualsiasi momento, ma anche di avere un confronto diretto con un medico e rimanere aggiornati sulle future donazioni. Quello che desidero, è trasmettere a sempre più coetanei l’entusiasmo e la determinazione di aiutare concretamente, con un gesto davvero semplice e della durata di pochi minuti».
Eugenia Longo
Fashion influencer selezionata da Meta tra i creator digitali del futuro, Eugenia Longo a quattro anni ha perso tutti i capelli a causa dell’alopecia. «Mia mamma ha la mia stessa patologia e l’ho sempre vissuta come una caratteristica normale. Negli anni mi sono accorta che la mia estetica diversa aiutava molte persone anche senza dire nulla, così quando mi viene chiesto qualcosa ne parlo. Mi sono resa conto che delle informazioni che davo per scontate, per molti non lo erano… Fino a 3 anni fa ho sempre portato delle fascette, finché un giorno mi sono detta: non mi sento più del tutto me stessa e piano piano, non nego sia stato complesso, ma mi sono fatta vedere al cento per cento… Da grande ho fatto il primo selfie senza nessuna parrucca e l’ho buttato su Instagram. Solo dopo mi sono fatta vedere dal vivo. Con i social la scelta iniziale è più facile perché non vedi gli occhi degli altri e li abitui in anticipo a quando ti vedranno dal vivo. Oggi, dopo uno stage in Zanotti, sto pensando di fare qualcosa di mio. Ho scoperto di avere lo spirito imprenditoriale, anche se non so ancora cosa farò».
Chiara Coltri
Ambasciatrice paralimpica e due maglie da capitana nella Nazionale Italiana Femminile, Chiara Coltri racconta la bellezza di uno sport inclusivo, che punta tutto sulla squadra. «A Padova ho conosciuto dei ragazzi che stavano creando una squadra di basket in carrozzina, il CUS Padova. Mi hanno chiesto se volessi fare parte della loro squadra. All’inizio ho detto ovviamente no, ma sono stati bravi a coinvolgermi. Mi hanno trascinato in palestra per farmi provare». «Dove non arrivo fisicamente, ci arrivo con la strategia di gioco. Lo sport ti aiuta nella vita, in tutti gli ambiti, dal lavoro alle amicizie. All’inizio c’è pigrizia e spavento, perché pensiamo di non potercela fare. Ma è proprio per ciò che ha fatto per me che cerco di far capire quanto questo sport possa fare bene al corpo e alla mente..Il grosso problema del basket in carrozzina al femminile è che non ci sono ragazze a praticare lo sport. Siamo sempre alla ricerca di donne. Fermo letteralmente persone per strada per coinvolgere quante più persone possibili. Perché alla fine basta vedere una partita e ti dimentichi della disabilità: è uno sport coinvolgente».