Sessantotto miliardi di euro. Tanto ci è costata la frase infelice che la numero 1 della BCE, Christine Lagarde, ha pronunciato con troppa leggerezza durante la risposta a un cronista durante la conferenza stampa. “Non siamo qui per il calo dello spread“. In un attimo, nei mercati – e soprattutto alla Borsa italiana – si è scatenato il panico. I risultati li abbiamo visti, snocciolati, nel drammatico bilancio di fine seduta: FTSE Mib ha perso -16.92%, portando Milano a ottenere la prestazione peggiore in un Vecchio continente che non sembra riuscire più a risollevarsi. Madrid è crollata a -14.06%. Parigi ha lasciato sul campo il -12.28%, Londra è riuscita a restare sotto la soglia psicologica del 10% (-9,81), mentre Francoforte ha chiuso a -12,31%.

Il palazzo del Quirinale
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Perché la frase di Lagarde ha spaventato i mercati?
Quel “Non siamo qui per il calo dello spread” ha un importante significato che ha saputo penetrare nelle paure più remote di chi oggi ci impresta i soldi. Di coloro, insomma, che quotidianamente acquistano titoli di Stato perché hanno fiducia nella nostra solvibilità. Su di noi grava un debito pubblico enorme, anzi, mostruoso, è vero, ma ogni anno la scampiamo, anche se abbiamo la matematica contro. E poi, finora, avevamo avuto alle spalle un garante d’eccezione, Mario Draghi e la BCE. Perché quel suo famoso whatever it takes per salvare l’Euro era soprattutto un whatever it takes per salvare l’Italia.

Christine Lagarde
Christine Lagarde invece ha fatto intuire che, sotto il suo regno, la Banca centrale europea non metterà soldi per garantire agli investitori i crediti che vantano nei nostri confronti. Per garantire che non resteranno scoperti in caso di fallimento del nostro Paese. Come a dire: se l’Italia vede rialzarsi lo spread, non bussi alla BCE ma citofoni al Fondo Salva Stati. E basta sentir nominare quell’istituzione per sentir correre un brivido lungo la schiena. Perché Fondo Salva Stati vuol dire Troika e Troika rimanda inevitabilmente alla tragedia ellenica del salvataggio della Grecia.

Sergio Mattarella e Mario Draghi
L’Italia, insomma, rischierebbe di scivolare dalla pandemia al commissariamento, proprio nel momento in cui non è mai stata tanto debole. Un Paese bloccato, con scuole sprangate, amministrazione della giustizia che procede a singhiozzo, polizia nelle strade per controllare che nessuno esca e un Parlamento che non è in grado di legiferare (gli ultimi decreti sono stati tutti del presidente del Consiglio). Tutto questo a causa della più spaventosa pandemia dei tempi moderni. Con che coraggio anche solo lontanamente configurare il rischio del commissariamento per insolvenza? Di provvedimenti lacrime e sangue per la ristrutturazione del debito? Sarebbe la classica cura che ammazza il paziente anziché guarirlo. E noi già abbiamo la febbre alta.

Sergio Mattarella, Mario Draghi e Christine Lagarde
Certo, la Lagarde non ha detto nulla di tutto questo, ma a volte per i mercati vale più il sottotesto. E oggi è stata una di quelle volte. “Non siamo qui per il calo dello spread” non ha causato solo il peggior crollo delle Borse che si ricordi, non si è limitato a bruciare 68 miliardi a Piazza Affari, ma ha anche vanificato le parole arrivate ieri dalla Commissione europea, solitamente molto rigorosa e attenta, quando si parla di conti pubblici di Roma.
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“In questo momento in Europa siamo tutti italiani” aveva infatti detto la presidente Ursula Von der Leyen, prima di annunciare di essere pronta a misure straordinarie per sostenerci. Perché passata la pandemia ci sarà da pensare all’economia e la nostra sarà uno straccio. Ma c’è di più, perché con quella frase Lagarde ha pure fatto sparare a salve il bazooka che fu di Draghi, quel Quantitative easing che proprio oggi è tornato in campo con 120 miliardi supplettivi per l’acquisto di titoli. Tutto inutile.
La replica di Mattarella
Per questo il presidente della Repubblica, a Borse chiuse, è intervenuto con una nota concisa ma di eccezionale durezza: “L’Italia – ha scritto Sergio Mattarella – sta attraversando una condizione difficile e la sua esperienza di contrasto alla diffusione del coronavirus sarà probabilmente utile per tutti i Paesi dell’Unione Europea. Si attende quindi, a buon diritto, quanto meno nel comune interesse, iniziative di solidarietà e non mosse che possono ostacolarne l’azione”. Insomma, se proprio non volete aiutare, almeno state zitti. Un invito che sembra proprio rivolto a Lagarde.